Il leader d'Italia viva è in questi giorni impegnato nell'ultimo tour de force prima del voto del 25 settembre. Per questo motivo è stata rinviata l'udienza preliminare sulle presunte irregolarità nei finanziamenti alla fondazione che - secondo i pm - sosteneva le iniziative politiche dell'ex segretario del Pd negli anni della scalata a Palazzo Chigi
Il leader è impegnato in campagna elettorale e dunque il suo processo deve essere rinviato. No, non stiamo parlando di Silvio Berlusconi. Ad avvalersi del legittimo impedimento è Matteo Renzi. Il leader d’Italia viva, infatti, è in questi giorni impegnato nell’ultimo tour de force prima del voto del 25 settembre. Per questo motivo è stata rinviata l’udienza preliminare sulle presunte irregolarità nei finanziamenti alla fondazione Open, la “cassaforte” che – secondo i pm – sosteneva le iniziative politiche dell’ex segretario del Pd negli anni della scalata a Palazzo Chigi.
I finanziamenti a Open sono finiti nel mirino della procura di Firenze, che ha messo sotto inchiesta Renzi per finanziamento illecito ai partiti in concorso con l’ex presidente di Open, avvocato Alberto Bianchi, e con i componenti del cda. Insieme a loro, sono imputate altre 10 persone, tra cui i parlamentari Maria Elena Boschi e Luca Lotti, e quattro società.
Impegnato in questi giorni in un giro dell’Italia per la campagna elettorale (ieri è stato a Cagliari e a Palermo, dove si è scagliato di nuovo contro il reddito di cittadinanza) Matteo Renzi oggi sarà in Toscana: secondo l’agenda diffusa dal suo ufficio stampa si recherà a Pontedera, a Livorno e a Prato. Ma non sarebbe riuscito, evidentemente, ad allungarsi verso Firenze. Per questo motivo ha chiesto e ottenuto che slittasse l’udienza. La gup Sara Farini ha dunque fissato la nuova data il prossimo 25 novembre. Nell’udienza di oggi, in teoria, le parti avrebbero dovuto cominciare a illustrare le conclusioni.
Nel capo d’imputazione redatto dai pm Luca Turco e Antonino Nastasi si legge che Renzi, Bianchi, Lotti, Boschi e l’imprenditore Marco Carrai sono accusati di aver ricevuto, in violazione della normativa sul finanziamento ai partiti, un totale di 3.567.562 euro dal 7 novembre 2014 all’11 luglio 2018, “somme utilizzate per sostenere l’attività politica di Renzi, Lotti e Boschi e della corrente renziana” del Partito democratico, di cui il senatore ai tempi era segretario. Secondo l’accusa, la fondazione altro non era che un’”articolazione politico-organizzativa” di tale corrente, creata per fare da “cassaforte” alle attività del Giglio magico senza dover rispettare gli obblighi di trasparenza.