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Ares Gate, due vittorie in pochi giorni per Alberto Tarallo: anche la Cassazione gli dà ragione e “sblocca” beni di sua proprietà per 5 milioni

Nei giorni scorsi la Cassazione si è pronunciata su un altro fronte aperto, respingendo il ricorso della Procura contro il dissequestro dei beni di Tarallo

di Francesco Canino

Due “vittorie” in pochi giorni per Alberto Tarallo. Il produttore, nonché uno dei soci fondatori dell’Ares Film che ha prodotto decine di fiction di successo per Canale 5, ha infatti incassato un altro importante pronunciamento dopo quello con cui giudici del Tribunale di Milano gli hanno dato ragione sulla polizza da 300mila euro stipulata dal compagno Teodosio Losito – morto suicida l’8 gennaio del 2019 -, di cui risulta il legittimo beneficiario (il fratello dello sceneggiatore, Giuseppe Losito, aveva avanzato dubbi a proposito della autenticità della mail utilizzata per comunicare alla Zurigo il nuovo beneficiario). Nei giorni scorsi la Cassazione si è pronunciata su un altro fronte aperto, respingendo il ricorso della Procura contro il dissequestro dei beni di Tarallo. Parliamo di proprietà per oltre 5 milioni di euro, bloccati lo scorso gennaio, una decisione clamorosa poi annullata dal Tribunale del Riesame a marzo.

A quel punto la Procura aveva fatto ricorso ma, secondo quanto ripotato dal Corriere della Sera, giovedì scorso la Cassazione lo ha respinto facendo vincere la linea dettata da difensori di Tarallo, Franco Coppi e Daria Pesce. I quali per altro avevano sempre respinto la versione dell’esperta calligrafa della Procura di Roma, nella cui relazione “sosteneva come testamento e lettere dello sceneggiatore Teo Losito fossero in realtà stati manipolati” (come riporta il dorso romano del Corriere). Per due vittorie portare a casa, restando in piedi però altri due fronti caldi. L’inchiesta sulla bancarotta dell’Ares film e soprattutto l’inchiesta sulla presunta istigazione al suicidio di Losito, innescata dal cosiddetto “Ares Gate” provocato dalle parole di Adua Del Vesco e Massimiliano Morra al GfVip5, dal quale emergeva un ritratto a tinte fosche di Tarallo. Due anni dopo “i magistrati Paolo Ielo e Carlo Villani potrebbero andare avanti con gli approfondimenti fino a un possibile processo“, rivela il Corriere.

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