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Draghi premiato come “statista dell’anno” a New York: “Le autocrazie prosperano con la nostra esitazione. Far rispettare le linee rosse”

Il riconoscimento della "Appeal of Conscience Foundation" assegnato per la "lunga leadership poliedrica nella finanza e nel pubblico servizio". Nel discorso di ringraziamento il premier ha usato parole nette sulla politica internazionale e la guerra in Ucraina: "Rischia di inaugurare una nuova era di polarizzazione. La questione di come trattiamo con le autocrazie definirà la nostra capacità di plasmare il futuro comune per molti anni a venire"
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Il premier Mario Draghi ha ricevuto al Pierre Hotel di New York il premio “World statesman” (“statista dell’anno”), in occasione della 57esima edizione dell’Annual Awards Dinner della “Appeal of Conscience Foundation”. Il riconoscimento è stato assegnato per la sua “lunga leadership poliedrica nella finanza e nel pubblico servizio di cui hanno beneficiato l’Italia e l’Unione europea e che ha aiutato la cooperazione internazionale”, ha spiegato il rabbino Arthur Schneier, presidente della fondazione interreligiosa. A consegnare il premio è stato Henry Kissinger, Segretario di Stato sotto le amministrazioni Nixon e Ford: “Ho sempre avuto fiducia in Mario Draghi e nella sua straordinaria capacità di analisi intellettuale. È stato chiamato ad assumere ruoli complicati, varie posizioni di responsabilità, come presidente della Banca centrale europea e come primo ministro in un momento difficile, ma ha sempre dimostrato capacità e coraggio, analizzando le questioni che gli si ponevano con il giusto approccio”, ha detto nella sua Laudatio.

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Nel discorso di ringraziamento il presidente del Consiglio ha usato parole nette sulla politica internazionale e la guerra in Ucraina: “Quando tracciamo una linea rossa, dobbiamo farla rispettare. Quando prendiamo un impegno, dobbiamo onorarlo. Le autocrazie prosperano sfruttando la nostra esitazione. Dovremmo evitare l’ambiguità, per non pentircene in seguito”, ha avvertito. “L’invasione russa dell’Ucraina”, ha detto ancora, “rischia di inaugurare una nuova era di polarizzazione, un’era che non abbiamo visto dalla fine della guerra fredda. La questione di come trattiamo con le autocrazie definirà la nostra capacità di plasmare il futuro comune per molti anni a venire”. E ha aggiunto di sperare in “un futuro in cui la Russia decida di tornare alle norme che ha sottoscritto nel 1945”, con la firma dello statuto Onu dopo la fine della Seconda guerra mondiale. “Nonostante tutta l’oscurità dei tempi in cui viviamo, rimango ottimista riguardo al futuro”, ha concluso.

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