Il presidente della Commissione di Vigilanza Barachini (Forza Italia) si scaglia contro l'ultima puntata de "Il cavallo e la torre" andata in onda lunedì sera. La Lega chiede le dimissioni dell'amministratore delegato Fuortes, mentre FdI annuncia un esposto all'Agcom. La nota di Usigrai: "Il conduttore scelto all’esterno dell’azienda nonostante si potesse contare su quasi 2000 profili interni"
Il centrodestra in rivolta contro Marco Damilano per l’ultima puntata de “Il cavallo e la torre“, andata in onda su Rai3 lunedì alle ore 20.40, durante la quale l’ex diretto de L’Espresso ha intervistato il filosofo francese Bernard-Henri Lévy. “Quanto accaduto rappresenta una palese, plurima violazione della normativa sulla par condicio, in spregio dei basilari principi di pluralismo, imparzialità ed equilibrio che devono orientare il servizio pubblico”, attacca il presidente della Commissione di Vigilanza Rai, Alberto Barachini, senatore di Forza Italia. Gli fanno eco anche gli altri membri nella commissione di Lega e Fratelli d’Italia: il Carroccio chiede le dimissioni dell’amministratore delegato Carlo Fuortes, mentre FdI annuncia un esposto all’Agcom.
“L’ospite internazionale, estraneo alla competizione elettorale ha svolto un lungo e violento monologo diretto ad alcuni soggetti politici senza contraddittorio e ha rivolto un grave attacco contro la democrazia italiana, rappresentata come un Paese esposto a derive autoritarie e anticostituzionali”, dichiara Barachini, che parla a nome proprio, senza annunciare per ora alcuna iniziativa da parte della Vigilanza Rai. Il senatore berlusconiano non cita mai né Lèvy né Damilano, ma accusa anche il giornalista: “Non solo è stato incapace di arginare la violenza verbale del suo ospite in piena par condicio e di riequilibrare l’evidente faziosità dello stesso, ma ha contribuito alla distorsione del dibattito con la sua premessa e con domande tendenziose. La vicenda è tanto più preoccupante in quanto avvenuta nel servizio pubblico, a pochi giorni dal voto, in apparente totale assenza di controllo editoriale“.
Per Fratelli d’Italia interviene anche Giorgia Meloni: “Il servizio pubblico ospita uno scrittore francese – che già difese il terrorista comunista Cesare Battisti – per spiegarci l’idea di democrazia della sinistra e paragonare un’Italia a guida centrodestra ai peggiori regimi. Cioè: se italiani votano FdI o Lega non vanno rispettati”. Poi Federico Mollicone, deputato Fdi in Vigilanza, dichiara: “Che fine ha fatto la par condicio? Presenteremo un esposto all’Agcom e un quesito in Vigilanza Rai per chiedere immediato riequilibrio della trasmissione”. Anche il membro della Lega, Elena Maccanti, attacca: “Insulti gratuiti a Matteo Salvini e alla Lega, nessun contraddittorio. Indegno per una democrazia che si rispetti. E per tutto questo, la Rai spende pure 200mila euro l’anno – soldi degli italiani – per il compenso di Damilano, per mandarlo in televisione ad attaccare la Lega”. “Chiediamo – conclude Maccanti – le dimissioni dell’ad Carlo Fuortes e l’avvio di una riflessione profonda sulla Tv di Stato: più efficienza e taglio degli sprechi“.
Con una nota è intervenuto anche l’Esecutivo Usigrai, che critica in particolare la scelta dell’azienda di Viale Mazzini di puntare su un conduttore esterno: “Una puntata a senso unico, con un contraddittorio debolissimo, il tutto a una settimana dalle elezioni”. “E pensare – sottolinea Usigrai – che il conduttore, scelto all’esterno dell’azienda nonostante si potesse contare su quasi 2000 profili interni, era stato presentato dall’ad Carlo Fuortes come ‘il giornalista più adeguato‘ per ‘informare, intrattenere, fornire strumenti conoscitivi, restando fedeli al sistema di valori aperto e pluralista che il nostro Paese e l’Europa hanno saputo sviluppare in questi decenni”. “Ci chiediamo dove fosse il valore del pluralismo nella puntata di ieri”, conclude la nota.