Notizie dall’Ucraina. “Purtroppo in quei nostri territori che sono stati recentemente liberati dall’occupante, in particolare nella regione di Kharkiv, si scoprono terribili scene di torture e abusi della popolazione civile. Conosciamo tutti le città di Bucha, Borodyanka, Irpin, Hostomel vicino a Kyiv. Ma quello che si presenta agli occhi a Izyum e in altre città della regione di Kharkiv, può essere decine di volte peggio” (Ševčuk, Arcivescovo di Kiev). “I russi intensificano gli attacchi contro le infrastrutture civili, anche se non hanno alcun impatto militare” (Intelligence britannica). “Quattro operatori sanitari sono morti… durante un bombardamento russo a Strelecha (Kharkiv) contro un ospedale psichiatrico” (O. Sinegubov). Da sette mesi quotidianamente, i russi infliggono agli ucraini indicibili violenze: bombardati, torturati, assassinati, affamati, (bambini) rapiti, deportati in Siberia, arruolati a forza, derubati, privati delle infrastrutture vitali…
Le notizie sono confermate da decine di Ong specializzate, centinaia di inviati della stampa internazionale, migliaia di immagini satellitari e video, dall’Onu, da confessioni di soldati russi, dalla coerenza con i comportamenti in altri teatri (Aleppo, Grozny, ecc.), dalle contraddizioni dei leader russi. I russi minacciano pure gli Usa se questi forniranno all’Ucraina missili a lungo raggio (304 km) che “potrebbero colpire città russe”. Missili che invece la Russia usa continuamente senza problemi contro le città ucraine.
Per quanto sgradevole, è importante definire la natura delle azioni russe e dell’ideologia sottostante. È una nuova forma di nazi-fascismo? Secondo il presidente ucraino Volodymyr Zelensky: “La tortura era una pratica diffusa nei territori occupati. Questo è ciò che hanno fatto i nazisti. Questo è ciò che fanno i russi. E risponderanno allo stesso modo, sia sul campo di battaglia sia nelle aule di tribunale. Identificheremo tutti coloro che hanno torturato, umiliato, che hanno portato queste atrocità dalla Russia qui, nella nostra terra ucraina”. Per l’ideologia, basta ascoltare Putin, che vuole rifare l’impero Zarista (cioè l’impero romano, come Mussolini; “Czar” è la versione russa di “Cesare”).
E considera: i piccoli paesi vicini, “colonie”, “privi di vera sovranità”; l’Ucraina “un’entità artificiale” che non ha diritto di esistere; i liberali russi “traditori”; le democrazie “regimi deboli e decadenti” (forse perché discutiamo alla luce del sole, e non osiamo praticare la pulizia etnica); la guerra ibrida di cui siamo oggetto da anni (propaganda, corruzione, destabilizzazione), premessa della “inevitabile guerra”: i paesi democratici mettono in testa strane idee di “libertà” ai suoi sudditi. Ecco il “nuovo ordine mondiale” di Putin e Xi. Qualcuno tuttavia crede ancora che dare del fascista a Putin non si può. Come un ignoto moderatore che, in calce a un post di Loretta Napoleoni, ha ritenuto di dover censurare il termine “nazi-fascista” in un mio modesto commento. Si legge: “Quando si scatena un attacco globale n*** così grave come quello di Putin e dei suoi gerarchi, qualche sacrificio economico è il prezzo minimo da pagare per conservare la libertà”. Indicativo.
Il direttore, pacifista, di Avvenire, Marco Tarquini, dichiarò a La7 in marzo: “Se Zelensky avesse accettato il passaggio offerto dagli americani [per evacuare da Kiev assediata, lasciando la capitale ai russi], oggi la guerra sarebbe finita e avremmo la pace”. Questo signore, che moraleggia indignato su chi sostiene l’Ucraina, non ha capito che “pace” non è mera assenza di combattimenti, ma relazione di reciproco rispetto. Fosse per lui, oggi l’Ucraina sarebbe un immenso lager. È importante capire. Perché se siamo di fronte a un nuovo fascismo, la storia c’insegna molte verità scomode. I fascisti sono un lupo: si traveste da agnello per confondere le menti deboli. Aggrediscono prede isolate e indifese, una dopo l’altra. Rispettano solo chi si fa rispettare. Fare compromessi su libertà e sovranità è miope. La fermezza è il modo migliore per contenere il virus della guerra.
La libertà va difesa come hanno fatto i nostri padri… Ecc. Il ministro degli Esteri lituano Gabrielius Landsbergis preme per l’invio di carri armati in Ucraina: “Le parole non sono riuscite a prevenire le fosse comuni. La sola condanna non porrà fine a questo genocidio”. Negli ultimi 20 anni i baltici hanno spesso avvertito del rischio di recrudescenza dell’imperialismo russo: sono stati derisi. Nello stesso periodo, giungevano per motivi diversi alle stesse conclusioni la scuola realista (Limes) e … la propaganda russa; la Russia avrebbe attaccato … per “difesa preventiva”! Grazie alle ammissioni di Putin oggi sappiamo che avevano ragione i baltici. C’è un lavoro sporco da fare, e non sarà breve.
Putin inneggia all’autoritarismo, all’imperialismo, deride i diritti umani e la dignità della persona; in realtà tradisce “i veri valori russi” (umanità, sentimenti, cultura). Molti russi si oppongono come possono alla guerra e all’autocrate; molti soldati rifiutano di combattere, o di eseguire gli ordini più obbrobriosi. Ma molti altri si rendono disponibili. C’è un problema di dirigenza, ma anche un problema di Russia profonda che, con le bombe atomiche in giro, non può essere ignorato. Il lavoro da fare non è solo militare, ma non può essere lasciato a metà. Né possiamo illuderci che, in un mondo globalizzato, una guerra del genere non ci riguardi. La politica italiana in questi giorni vende sogni a prezzi di saldo: diffidate!