Aveva compiuto 98 anni lo scorso 5 agosto, si è spento nella sua casa a Pavia. Aveva guidato anche Giustizia e Difesa e, tra il 2002 e il 2006, era stato vicepresidente del Csm
È morto questa notte, nella sua casa di Pavia, Virginio Rognoni, uno dei politici italiani più conosciuti della seconda metà del Novecento. Rognoni, che aveva compiuto 98 anni lo scorso 5 agosto, si è spento nel sonno. Docente alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Pavia, è stato un personaggio di primo piano della Democrazia cristiana. Fu ministro dell’Interno dal 1978 al 1983, durante gli Anni di piombo.
Rognoni subentrò al Viminale a Francesco Cossiga, dimessosi dopo l’uccisione di Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse, e tra i primi provvedimenti adottati ci fu la nomina del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa al coordinamento della lotta al terrorismo. Fu anche promotore insieme a Pio La Torre, assassinato nel 1981, della legge che colpiva i beni della criminalità organizzata, una legge che portava il loro nome.
Al Viminale saranno cinque anni densi di avvenimenti e anche di episodi controversi, dalle accuse alle forze antiterrorismo per le presunte torture ai brigatisti rapitori del generale della Nato, l’americano James Lee Dozier, alla vicenda della fuga in Francia di Marco Donat Cattin, figlio del ministro del Lavoro, Carlo, accusato di banda armata e terrorismo, all’autorizzazione, a firma Rognoni, della pubblicazione del memoriale di Moro rinvenuto a via Montenevoso. Rognoni era al Viminale durante la tragica estate del 1980, segnata dalle stragi di Ustica e della stazione di Bologna. Da ministro si impegnò anche nella lotta alla criminalità organizzata.
Successivamente ha guidato anche la Giustizia nei governi Craxi e Fanfani e la Difesa con Andreotti, tra il 1990 e il 1992. Impegno, quest’ultimo, che gli tirò addosso le aspre critiche di parte della sinistra Dc. Dopo la fine dell’esperienza della Balena bianca, aveva aderito prima al Partito Popolare e poi al Pd. È stato anche vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura dal 2002 al 2006.
Uomo della sinistra del partito, vicino a Zaccagnini, assertore convinto della laicità della politica, fu poi critico verso la leadership di De Mita e della politica del pentapartito. Rognoni era nato a Corsico, in provincia di Milano il 5 agosto del 1944, studente del prestigioso collegio Ghislieri, dopo la laurea in giurisprudenza nel 1947 e l’esperienza da borsista alla Yale University, in Usa, intraprese la carriera accademica. Dopo la gavetta politica, da amministratore scudocrociato al Comune di Pavia, negli anni ’60, Rognoni, nel 1968, arriva a Montecitorio, dove siederà ininterrottamente nei banchi della Dc, fino al 1994.