È il 27 febbraio 2022, tre giorni prima il presidente russo Vladimir Putin ha sorpreso la maggior parte degli osservatori internazionali ordinando l’invasione dell’Ucraina. È chiaro fin da subito che quello appena cominciato non è un semplice conflitto regionale, ma uno scontro su larga scala tra la Federazione russa e il blocco Nato-Ue combattuto sul fianco est dell’Unione. Bastano tre giorni e davanti agli occhi dell’opinione pubblica internazionale appare la grande minaccia che tutte le parti vogliono scongiurare: la guerra atomica. Il presidente russo mette in preallerta le forze di deterrenza nucleare al confine col Paese di Volodymyr Zelensky. Da quel preciso istante viene infranta ogni certezza sull’importanza di disporre di un arsenale atomico a scopo di deterrenza: è la prima volta da decenni che la bomba nucleare viene utilizzata concretamente come minaccia nei confronti di un altro Stato. Tra smentite e nuove intimidazioni, i timori coinvolgono anche la centrale nucleare di Zaporizhzhia, conquistata dai russi e oggetto di diversi bombardamenti in questi sette mesi di guerra. Dal 24 febbraio a oggi, con Putin che torna a minacciare l’uso dell’atomica, ecco la cronologia dell’escalation.

24 febbraio: Putin ordina l’invasione – Non è ancora sorto il sole in Europa quando il presidente russo, dopo aver riconosciuto le repubbliche di Donetsk e Luhansk, appare in tv e parla alla Nazione ordinando l’invasione militare del paese di Volodymyr Zelensky, con le truppe di Mosca che entrano nel Paese.

27 febbraio: Putin mette in allerta il sistema di deterrenza nucleare – L’invasione, che intanto è arrivata a colpire anche la capitale Kiev, provoca la reazione del blocco occidentale che opta per l’invio di aiuti militari per sostenere la resistenza ucraina e inasprisce le sanzioni contro Mosca. La risposta di Putin è scomposta: viene preallertato il sistema di deterrenza nucleare.

4 marzo: ‘cade’ la centrale nucleare di Zaporizhzhia – Dopo giorni di scontri, di allarmi sul rischio di un incidente nucleare e le immagini di fiamme all’interno dell’impianto, la centrale nucleare di Zaporizhzhia, la più grande d’Europa, passa sotto il controllo dei militari russi. Da quel giorno, i soldati di Kiev permetteranno l’entrata solo ai tecnici che continuano a lavorare all’impianto procedendo con un graduale spegnimento dei reattori, mentre fuori dal complesso continuano gli scontri e i bombardamenti tra i due eserciti.

10 marzo: Incontro in Turchia tra Lavrov e Kuleba. Chernobyl senza corrente – Dopo diversi contatti e altrettanti fallimenti, si incontrano ad Antalya, in Turchia, il ministro degli Esteri russo Serghej Lavrov e l’omologo ucraino Dmytro Kuleba. La Cina accusa la Nato di aver spinto la Russia al conflitto, mentre l’Eni sospende l’acquisto di petrolio russo. Chernobyl resta senza corrente.

18 marzo: gli usa lanciano l’allarme nucleare – Gli scontri continuano senza sosta, con esplosioni nella zona dell’ aeroporto di Leopoli e bombardamenti nella provincia di Luhansk. L’intelligence americana parla di rischio di minaccia nucleare dalla Russia se la guerra si prolunga.

19 marzo: lanciato il primo missile ipersonico – Mentre la strategia russa su Kiev sta cambiando, virando verso un graduale ritiro e la fine dell’accerchiamento, Mosca lancia un segnale di forza lanciando in territorio ucraino il suo missile ipersonico di ultima generazione Kinzhal che può essere caricato anche con una testata nucleare. Una mossa più d’immagine che di sostanza, dato che si tratta di un arma con gittata a lungo raggio e difficile da intercettare a causa dell’alta velocità necessaria, ma non necessaria per colpire obiettivi relativamente vicini come quelli presenti nel Paese di Zelensky.

26 marzo: Putin ridimensiona gli obiettivi e punta al Donbass – “Il nostro obiettivo è il Donbass”, dicono da Mosca mentre le truppe si ritirano dai villaggi intorno alla capitale e da altre aree del Paese per concentrarsi nel sud e nell’est dell’Ucraina. Intanto si contano le vittime dopo l’attacco russo al teatro di Mariupol: alla fine si scoprirà che sono circa 600.

27 marzo: Biden: “Putin macellaio” – Kiev denuncia l’uso di bombe a grappolo nel Donetsk che, secondo il diritto internazionale, è un crimine di guerra. Joe Biden reagisce in maniera scomposta contro l’omologo russo: “Putin è un macellaio, non può restare”. Parole che attirano su di lui critiche perché vengono lette da Mosca come un tentativo di regime change.

31 marzo: i russi si ritirano da Chernobyl – Mosca annuncia il cessate il fuoco a Mariupol, la città martire. Le forze russe si spostano dalla zona di Chernobyl.

1 aprile: primo attacco ucraino in territorio russo – L’esercito ucraino attacca per la prima volta un obiettivo strategico in territorio russo colpendo i depositi della società pubblica nel settore del petrolio Rosneft.

1 maggio: Scholz: “Pacifismo obsoleto, per difendersi servono le armi” – Mentre continuano i pesanti bombardamenti in varie aree del Paese e la situazione si complica intorno all’acciaieria Azovstal di Mariupol, il cancelliere tedesco invita a non fermare l’invio di armi all’Ucraina.

7 maggio: Controffensiva a Kharkiv – Le truppe ucraine tornano ad avanzare in una delle città dell’est più colpito dai bombardamenti russi. È il primo vero segnale di riconquista nell’est dall’inizio della guerra.

11 maggio: La Camera Usa approva nuovi aiuti all’Ucraina – 40 miliardi di dollari di aiuti militari all’Ucraina, gli Stati Uniti intensificano il sostegno a Kiev.

18 maggio: Finlandia e Svezia presentano la domanda di adesione alla Nato – I due Paesi chiedono di poter aderire al Patto Atlantico come garanzia in caso di invasione o attacco da parte della Russia che risponde minacciando i due governi. Erdogan si oppone: “Sostengono i terroristi curdi”.

29 maggio: gli usa inviano missili a lungo raggio – Gli Stati Uniti decidono di inviare armi a lunga gittata a Kiev. Una decisione che aumenta la tensione con Mosca, dato che quelle armi potrebbero essere usate per offensive in territorio russo. Il ruolo di Washington, così, inizia a essere considerato dal Cremlino come attivo nel contesto bellico.

31 maggio: accordo in Ue, stop al petrolio russo – L’annuncio di Michel e Von der Leyen: “Con l’embargo entro l’anno fermeremo il 90% delle importazioni del greggio di Mosca”.

16 giugno: Macron, Draghi e Scholz a Kiev – Grande segnale di vicinanza dell’Ue all’Ucraina, con i tre leader arrivati nella capitale ucraina per incontrare il presidente Zelensky.

22 Luglio: Accordo sul grano a Istanbul – Prima stretta di mano tra Russia e Ucraina per lo sblocco dell’esportazione di grano dai porti del Paese di Zelensky.

18 agosto: alta tensione a Kaliningrad – La Russia schiera 3 caccia con missili ipersonici a Kaliningrad.

21 agosto: Uccisa la figlia di Alexander Dugin – Morta la figlia di Alexander Dugin: la sua auto è esplosa, c’era un ordigno. L’attivista ex deputato: “Dietro l’attentato un gruppo clandestino russo”.

24 agosto: la Russia ammette che l’avanzata è rallentata – È la prima volta che la Russia ammette un rallentamento dell’avanzata in Ucraina. Il ministro della Difesa Shoigu: “È per limitare le vittime”. Nato: “Sostegno a Kiev, ma l’inverno sarà duro”.

25 agosto: per la prima volta la centrale di Zaporizhzhia staccata dalla rete elettrica – Zaporizhzhia, centrale nucleare staccata temporaneamente dalla rete elettrica ucraina. Filorussi: “Blocco causato dai raid di Kiev”.

31 agosto: Missione dell’Aiea a Zaporizhzhia – I tecnici dell’Agenzia atomica internazionale: “Vogliamo che sia permanente. Integrità fisica dell’impianto è stata violata”.

9 settembre: stop alle facilitazioni Ue per i visti turistici russi – Il Consiglio Ue trova l’accordo sullo stop alle facilitazioni per i visti turistici ai russi. Mosca: “Nostra risposta non sarà da occhio per occhio”.

11 settembre: militari ucraini arrivano al confine con la Russia – Macron chiama Putin: “Via le armi da Zaporizhzhia”. Soldati di Kiev: “Siamo alla frontiera con la Russia”.

12 settembre: prime critiche interne a Putin – Consiglieri di 18 distretti russi chiedono le dimissioni di Putin per le sconfitte nell’Est: “Indagatelo per alto tradimento”. Anche i ‘falchi’ pro-guerra attaccano Putin. E lui teme che si alleino con i militari.

21 settembre: il nuovo annuncio di Putin – Minaccia la guerra nucleare: “Useremo ogni mezzo per difenderci, questo non è un bluff”. E annuncia la mobilitazione parziale.

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