“Esserci a questo sciopero dimostra che vogliamo davvero metterci in gioco e partecipare. Più siamo meno potranno ignorarci” Sara Sessa, 24 anni, è una studentessa universitaria e fa parte di Fridays for Future Roma. Il 23 settembre, come molti dei suoi coetanei nelle varie città italiane, scenderà in piazza per chiedere alla politica di agire contro il collasso climatico ed ecologico, ascoltando “le varie realtà attive sul tema”. Preceduta da un mese intenso di azioni, la manifestazione sarà l’ultima occasione per parlare di ambiente e giustizia sociale – argomenti affrontati anche dalle proposte nell’Agenda Climatica del movimento -, prima del silenzio elettorale. “La campagna dei partiti – appena conclusa – è stata brevissima, abbiamo avuto pochissimo tempo per partecipare. I partiti sono arrivati con proposte già pronte e nessuno ha potuto dire nulla – spiega Filippo Sotgiu, 20 anni, tra i neoeletti portavoce di Fridays for Future – Tristemente sono mancate totalmente le misure necessarie ad affrontare la crisi climatica ed energetica” con conseguenze su tutti. “Lo sciopero servirà per far vedere che la partecipazione alla politica è possibile, se abbiamo a cuore certi temi, anche se non sono al centro del dibattito, se i partiti ci ignorano e ci tagliano fuori”.
“Molti tra di noi non potranno neppure votare il 25 settembre – si legge in un comunicato del movimento – ma vogliamo che il discorso sulla crisi climatica sia centrale, cosa che al momento non è neanche lontanamente”. Rappresentanza e partecipazione saranno le parole chiave di questo sciopero alla vigilia del voto. “Fare democrazia non significa solo chiudersi per cinque minuti in una cabina elettorale, ma anche partecipare alle piazze per il nostro futuro” afferma Silvia Uccella, 19 anni, di un collettivo studentesco. La rivoluzione ecologica infatti “deve essere un processo di partecipazione dal basso – aggiunge Clelia Scarpellini, 27 anni di Fridays Roma – e portare avanti non solo le istanze della nostra generazione, ma anche quella delle prossime” e dei popoli che, per posizione geografica o disparità sociale, avvertono maggiormente le conseguenze dell’emergenza climatica. Per questo la transizione ecologica deve essere, secondo gli attivisti, un percorso equo, anche per il mondo del lavoro: “Come ha dimostrato la nostra convergenza con il movimento nato dall’ex Gkn – con la partecipazione di Fridays for Future alla manifestazione del Collettivo di fabbrica dello scorso 26 marzo a Firenze – diritto del lavoro e giustizia climatica non sono in contrapposizione” spiega Scarpellini. “Chi dice il contrario vuole metterci gli uni contro gli altri – aggiunge Sotgiu.
L’azione per il clima come strumento di democrazia è al centro anche dell’Agenda climatica, presentata da Fridays for Future ad agosto, “in tutte le sue diverse declinazioni” spiega Sara Sessa. “L’energia rinnovabile, per esempio, non è solo un vantaggio per ridurre le emissioni, ma fornisce anche un modello di energia centralizzato, al posto di uno diffuso. Ognuno così può decidere come e quanto produrre – continua l’attivista – Lo stesso vale per i trasporti: aumentare la rete e rendere il biglietto gratuito permetterebbe di fare politica anche a chi vive in un posto collegato male della città e, per esempio, non riesce a partecipare alle nostre assemblee”. Questa misura potrebbe aiutare “le tantissime famiglie colpite dal grave aumento dei prezzi del carburante, che non riescono a usare l’auto perché costa troppo – spiega anche Sotgiu – Il trasporto pubblico locale, come sta avvenendo in Germania, poi permette un risparmio delle emissioni. Noi abbiamo anche proposto una comunità energetica in ogni comune – continua – Anche questo abbasserebbe il prezzo, oltre a renderli autosufficienti”. Per evitare il collasso ecologico e le sue conseguenze serve un cambio di paradigma: “Del nostro sistema produttivo e di come funziona la nostra economia – aggiunge Tommaso Fogli del Collettivo del liceo Virgilio di Roma, 18 anni compiuti da poco – Ci troviamo in uno status quo tossico che, per funzionare, si nutre di un grande sfruttamento ambientale e sul degrado sociale”. Stare a guardare è impossibile: “Ne va del nostro pianeta e del nostro futuro”.
Anche chi non partecipa allo sciopero, sottolineano gli attivisti, avrà occasione di rifarsi nella cabina elettorale. Fridays for future però non si fermerà il 23 settembre: “A ottobre ci saranno manifestazioni a Bologna e nella Terra dei Fuochi, poi ci prepareremo alla Cop 27 – la Conferenza delle Nazioni Unite – in Egitto. Lì le manifestazioni saranno difficili – spiega Sotgiu – perché si tratta di un Paese illiberale, ma faremo tutto il per farci sentire. Il clima cambia veloce e noi dobbiamo adattarci di conseguenza”.