L'attuale procuratore di Messina torna nell'ufficio inquirente in cui è cresciuto, per dirigerlo. Tra gli anni '90 e i primi anni 2000 ha indagato sugli accordi tra mafia, imprese e politica, sui favoreggiatori Provenzano, sulle talpe in procura, l'inchiesta che poi ha portato alla condanna di Totò Cuffaro. La nomina di oggi chiude la consigliatura più difficile nella storia del Csm: dopo le elezioni di due giorni fa, infatti, proprio oggi comincerà lo spoglio dei voti
Maurizio De Lucia è il nuovo procuratore di Palermo. Lo ha deciso il plenum di Palazzo dei Marescialli, confermando l’indicazione arrivata nel luglio scorso dalla quinta commissione, che aveva votato all’unanimità l’attuale procuratore di Messina. De Lucia prende il posto di Francesco Lo Voi, che nel dicembre scorso è stato nominato al vertice della procura di Roma.
La nomina del nuovo procuratore di Palermo è l’ultima di un complicato domino di incarichi, cominciato – nel maggio del 2019 – con l’azzeramente dell’iter per individuare il nuovo capo dell’ufficio inquirente di Roma. In pole position per sostituire Giuseppe Pignatone c’era Marcello Viola, ma la deflagrazione dell’indagine su Luca Palamara – che ha poi travolto il mondo della magistratura – portò il Csm ad annullare i passaggi compiuti in commissione. Successivamente a spuntarla per la procura capitolina fu Michele Prestipino, che di Pignatone era aggiunto. Nel 2020, però, il Consiglio di Stato ha annullato quella delibera: al terzo giro a spuntarla è stato quindi Lo Voi, che per trasferirsi a Roma ha lasciato scoperto l’incarico al vertice della procura siciliana. Viola, nel frattempo, è stato scelto per guidare la procura di Milano. A Palermo, dunque, è andato De Lucia.
Campano, 61 anni, De Lucia è in magistratura dal 1990. Ha cominciato a fare il pm a Palermo, indagando su reati economici e sulla pubblica amministrazione. Nel 1998 entra alla Direzione distrettuale Antimafia. Sono gli anni delle grandi indagini sugli appalti inquinati, sulle estorsioni, sulla mafia militare azzerata da centinaia di arresti, sui delitti eccellenti (Dalla Chiesa, La Torre) e sui legami tra mafia e politica. De Lucia indaga sulla Tangentopoli siciliana e poi è il pm al cosiddetto “processo del tavolino“, come aveva definito il patto tra imprese, politica e mafia il pentito Angelo Siino, considerato il “ministro dei Lavori pubblici” di Cosa nostra.
Il nuovo procuratore di Palermo ha condotto anche l’inchiesta che porterà alla scoperta di talpe istituzionali in Procura, uomini dello Stato che passavano informazioni a imprenditori vicini alla mafia, favorendo la latitanza di boss come Bernardo Provenzano: quell’indagine porterà alla condanna per favoreggiamento di Salvatore Cuffaro, all’epoca governatore della Sicilia.Passato alla procura nazionale antimafia nel 2009, otto anni dopo è stato nominato a capo della procura di Messina: sono suoi i blitz contro le cosche dei Nebrodi, la mafia di Barcellona Pozzo di Gotto e la scoperta del cosiddetto Sistema Siracusa. Ora De Lucia torna a Palermo, l’ufficio inquirente in cui è cresciuto, per dirigerlo. Prima del voto il consigliere Michele Ciambellini ha concluso la sua relazione dicendosi certo che quella di de Lucia sarà una “direzione sicura in cui tutti potranno avere fiducia”. Nella discussione è intervenuto anche il consigliere Nino Di Matteo, ex pm a Palermo che, pur ricordando le diverse visioni avute in passato con de Lucia, ha sottolineato “la dedizione al lavoro e la grande conoscenza della realtà criminale palermitana” del collega.