Portate in Questura per un sit-in pacifico per il clima davanti alla scuola. È successo a Voghera: Sabina e Anna, entrambe attiviste 17enni del gruppo locale di Fridays for future, si sono sedute davanti all’ingresso del liceo classico Grattoni con dei cartelli, che sensibilizzavano sullo sciopero globale del 23 settembre – il primo in città -, ma che soprattutto denunciavano la situazione edilizia dell’istituto. Dopo circa due ore gli agenti della Digos le hanno identificate e portate in Questura. Più precisamente, hanno scritto sui social di Fridays for Future di Voghera, sono state portate in questura le due ragazze che hanno deciso di fare lo sciopero e tre altri studenti che erano a portare il loro sostegno. Tre “(nonostante solo due fossero le promotrici dello sciopero) hanno ricevuto una contestazione per manifestazione non preavvisata“. “Siamo però molto tranquille, quasi sicuramente le denunce verranno archiviate molto presto” afferma Anna, una delle due giovani. Non manca però anche una certa delusione per gli esiti della protesta: “La cosa che mi fa più arrabbiare è che probabilmente le segnalazioni provenissero da una o più persone dentro scuola – aggiunge Sabina – È triste che due studentesse preoccupate per il futuro della propria generazione siano trattate così”.
L’azione è iniziata presto, alle 7:30 di lunedì 20 settembre. “Ci siamo sedute davanti all’ingresso della scuola, lasciando libero il passaggio – spiega Sabina – Volevamo chiedere uno spazio per assemblee autogestite sul clima e un piano di efficientamento energetico del nostro liceo, visto che negli scorsi mesi abbiamo avuto diversi problemi con il riscaldamento”. La caldaia a metano del Grattoni, secondo diverse testimonianze degli studenti è vecchia e non permette di regolare la temperatura. Addirittura da “inizio anno per il caldo alcuni studenti e studentesse sono stati portati via in ambulanza” spiega Alberto Suescun, 25 anni, anche lui parte di Fridays Voghera e, insieme ad altre due ragazze, della squadra “di supporto al sit in, con acqua e brioches”. All’inizio la protesta “stava funzionando. Certo, non sono mancati gli automobilisti che ci urlavano di andare a studiare o lavorare, al posto di saltare le lezioni. Ma siamo riuscite a parlare con i professori e molti compagni – racconta ancora Sabina – Vedere una tua coetanea che rimane seduta fuori e non entra in classe ti fa un po’ di impressione”.
Verso le 8:15, al termine dell’orario di ingresso degli studenti, sono iniziate le prime rimostranze: “La vicepreside ci ha intimato con toni accesi di spostarci e metterci a lato della porta. Ci ha detto che non avrebbe chiamato i carabinieri ma che poteva farlo”. Dopo varie contrattazioni, le giovani hanno accettato. “Ci siamo messi attaccati alla cancellata senza disturbare nessuno – dice Suescun – Non erano presenti megafoni, non abbiamo fatto cori particolari. Quindi a livello di turbamento della quiete pubblica non c’era nulla”. La manifestazione poi era piuttosto limitata: “C’erano solo due ragazze a fare quello che ha fatto Greta, stare ferme con un cartello”. Dopo un’ora però è arrivato il primo controllo delle forze dell’ordine. “Hanno chiesto a tutti i documenti ma erano molto tranquilli. Ci hanno detto che erano obbligati a farlo” continua Sabina. Gli agenti sono tornati altre due volte. “Alla terza ci hanno detto avevano ricevuto troppe segnalazioni e dovevano portarci in Questura. Una volta lì io e Anna e una ragazza di supporto, Gaia, che era maggiorenne, siamo state denunciate per occupazione del suolo pubblico senza preavviso e i genitori sono dovuti venire a firmare. Sono stata fortunata però – racconta Sabina – i miei mi hanno capito”. Gli altri due attivisti invece sono potuti tornare a casa senza conseguenze. “Mi ha molto infastidito – commenta però Anna – che anche un’altra persona abbia dovuto pagare le conseguenze”.
Al rientro a scuola, il giorno dopo, non sono mancate le conseguenze, sia positive che negative: “Parecchi compagni ci hanno chiesto cosa fosse successo. Con la prof di matematica ho avuto anche un confronto sul concetto di disobbedienza civile – racconta Sabina – Da altri ci sono state solo sguardi storti o indifferenza”. Voghera “non è abituata ad alcun tipo di manifestazione di opinione da parte dei giovani – aggiunge Suescun – da anni la vita politica da parte delle persone della mia età è pari a zero. Ecco perché c’è così tanta intolleranza. Però fa ridere un caso così dove abbiamo avuto un assessore come Adriatici”, conclude in riferimento al caso dell’assessore leghista che il 21 luglio 2021 ha ucciso in piazza il 39enne Youns El Boussettauoi.
Alle due giovani è arrivata anche la solidarietà da alcuni membri di Sinistra italiana: “Condanniamo fermamente l’utilizzo di questi metodi sia da parte dell’istituto che delle forze dell’ordine” ha commentato in una nota Tino Magni, dirigente sindacale e candidato al Senato al collegio Lombardia 2.