Ha ragione Maddalena Oliva che in un suo bel pezzo ha spiegato il gioco di Giorgia Meloni sull’aborto. La leader di Fratelli d’Italia insiste a dire “io nun vojo cambia la legge, come ve lo devo dì?”: cioè lei non dice nulla di dirompente, si ‘limita’ ad accusare gli altri di voler far abortire ogni donna finanche al nono mese! Ridicolizza e fa la caricatura dei sostenitori di una legge innovativa come poche, potentissima perché mette al centro la famosa “autodeterminazione” della donna: che significa? Che nel testo di quella norma non si parla in effetti di diritto all’aborto ma di qualcosa di più, se possibile, appunto di autodeterminazione, un concetto che venne scelto dai legislatori per evitare di scivolare verso il piano perverso del diritto del nascituro e per affermare la libertà assoluta della donna di scegliere, che è qualcosa che va un po’ oltre la parola in sé.
L’autodeterminazione riguarda la capacità della donna di “far centro su di sé” e sulla sua sessualità femminile, più che sulla maternità. Una carica innovatrice che la destra e Giorgia Meloni vogliono proprio colpire al cuore stabilendo se, come e in che modo eventualmente la donna può abortire. E’ ovvio che se la destra vincesse – ma insomma non è affatto detto a stare alle notizie che circolano oggi – frantumerebbe la legge 194. Ma vedremo. Intanto c’è da dire che quella carica innovativa e potente della norma s’è persa in questi anni in un discorso pubblico che ha preferito considerare solo la drammaticità dell’aborto, sempre e comunque.
È chiaro che lo è quando non si ha scelta, non stiamo neanche qui a insistere su questo aspetto. Il punto è che quella libertà assoluta della donna introdotta da una legge innovativa come poche rinvia all’idea che è lei, il suo corpo, la sua sessualità e il suo mondo a determinare il senso di una vita: cioè l’aborto non è sempre una “maternità mancata”, dunque una tragedia, ma talvolta è proprio la decisione di non essere madre che non rinvia a nessun dramma esistenziale, essendo quella decisione portatrice di una scelta che dà vita oppure no. È in questa piega moralistica e pietistica che s’è annidato uno strisciante boicottaggio di una legge pericolosissima per chi intenda restaurare un certo ordine sociale con le relative e definite gerarchie. Come appunto vorrebbe Giorgia Meloni.