Società

Istat: nel 2050 ci sarà un giovane ogni tre anziani e i decessi saranno il doppio delle nascite: “Fase di forte invecchiamento”

L'ultimo rapporto evidenzia un trend di invecchiamento che coinvolge tutta l'Italia, destinato a proseguire almeno fino al 2050. La causa principale è il passaggio della generazione dei baby boom dall'età adulta a quella senile. Tra vent'anni ci saranno più famiglie, ma sempre più piccole. Solo nel lungo periodo ci sarà un parziale riequilibrio

Tra meno di trent’anni il numero dei decessi sarà il doppio di quello delle nascite. L’Italia continua a invecchiare: lo certifica l’ultimo Report dell’Istat sulle previsioni della popolazione residente e delle famiglie. Nel 2050, la percentuale di persone con più di 65 anni salirà di oltre dieci punti, arrivando secondo l’Istat al 34,9%. Oggi gli over 65 sono il 23,5% della popolazione totale, mentre gli under 14 rappresentano il 12,9% degli italiani. Siamo dentro a una “fase accentuata e prolungata di invecchiamento” e i decenni a venire continueranno in questa direzione. Di questo passo si arriverà nel 2049 con i decessi che potrebbero doppiare le nascite: 788mila contro 390mila.

“Da circa 15 anni l’Italia sta affrontando un ricambio naturale negativo, alla base della riduzione della popolazione, nonostante la parziale contropartita di dinamiche migratorie con l’estero di segno positivo”, spiega il report. Le istituzioni dovranno quindi adottare le necessarie politiche per fronteggiare la ageing society: il welfare dovrà trovare un difficile equilibrio tra i tanti anziani e le poche nascite. Secondo le previsioni dell’Istat, i giovani fino a 14 anni saranno nel 2050 l’11,7%, in leggera flessione rispetto a oggi. La bilancia intergenerazionale misurerà cioè un rapporto di tre a uno tra anziani e giovani.

Anche la popolazione in età lavorativa è destinata a diminuire: entro il 2050 ci dovrebbe essere una diminuzione di quasi 9 milioni di cittadini di età compresa tra i 15 e i 64 anni. Tradotto in percentuali, significa un passaggio dal 63,6% della popolazione al 53,4%.

Le differenze tra nord e sud, si legge nell’ultimo rapporto dell’Istat, saranno anche demografiche. Sia il settentrione che il meridione si faranno più vecchi. Il sud, però, sopravanzerà in anzianità il nord, con un’età media prevista di 49,9 contro i 49,2. Il trend di invecchiamento continuerà al sud anche nel lungo periodo, fino un’età media di 52 anni.

La principale causa dell’invecchiamento della popolazione è il passaggio dei figli del baby boom dall’età adulta a quella senile. Con lo stesso motivo si spiega la riduzione dei cittadini in età lavorativa: nel lungo periodo, entro il 2070, ci dovrebbe invece essere un parziale equilibrio della distribuzione della popolazione. Nemmeno le previsioni più ottimiste dell’Istat contraddicono questo trend: “Neanche negli scenari di natalità e mortalità più favorevoli il numero proiettato di nascite arriverebbe a compensare quello dei decessi”.

Per quanto riguarda la composizione della popolazione, nel giro di vent’anni è atteso un aumento del numero delle famiglie di circa un milione di unità, arrivando così a 26,3 milioni di nuclei. Si tratta però di famiglie sempre più piccole: nel 2041 in media saranno formate da 2,1 persone, contro l’attuale 2,3.