Roberto Scarpinato querela Piero Sansonetti. Lo annuncia lo stesso ex procuratore generale di Palermo, ora candidato con il Movimento 5 stelle al Senato. “Comunico di avere dato incarico ai miei legali – si legge in una nota – di procedere in sede penale nei confronti di Piero Sansonetti, direttore del giornale Il Riformista, già peraltro da me in precedenza querelato e attualmente sottoposto a più processi penali presso diverse Autorità Giudiziarie per altri articoli diffamatori nei miei confronti, per avere pubblicato articoli gravemente diffamatori nei miei confronti, insinuando il sospetto di interessi illeciti nella vendita nel lontano 1996 di un immobile ereditato da mia madre sito in Sciacca di cui ero comproprietario solo per 1/6, che fu effettuata tramite una agenzia immobiliare di quella città al prezzo corrente di mercato”. Il riferimento è per un articolo pubblicato da Sansonetti sul Riformista di mercoledì 21 settembre. Il direttore del quotidiano accusa Scarpinato di aver venduto una casa di famiglia a Sciacca “ad un prezzo esorbitante e ad un acquirente un po’ sospetto”.
A sostegno delle sue accuse Sansonetti cita Filippo Mancuso, l’ex ministro della giustizia del governo di Lamberto Dini, l’unico componente di un esecutivo a doversi dimettere a causa di una mozione di sfiducia individuale, poi eletto in Parlamento con Forza Italia. Sostiene Sansonetti: “La casa fu venduta per circa 700 milioni – scrisse all’epoca l’ex ministro della Giustizia Filippo Mancuso – mentre – sempre secondo Mancuso, sul mercato non valeva neanche la metà di quei soldi. Fu un gran bell’affare. L’acquirente era stato processato per mafia, e questo Scarpinato lo sapeva. Si dice che l’acquirente fosse molto vicino ai Siino. Chi era Siino? veniva chiamato il ministro dell’economia di Riina, si occupava di appalti”.
Nella sua nota Scarpinato chiarisce come andò la questione, nota da tempo negli ambienti giornalistici ed effettivamente già chiarita all’epoca dei fatti. “La vicenda della vendita – prosegue Scarpinato – fu oggetto nel 1999 di una strumentale interrogazione parlamentare di un esponente politico di Forza Italia nel periodo in cui alla Procura di Palermo conducevamo indagini sui rapporti tra alcuni soggetti di vertice di Forza Italia e Cosa Nostra. A seguito della produzione da parte mia di tutta la documentazione concernente la vendita, il Ministro della Giustizia escluse in radice qualsiasi sospetto di irregolarità. A distanza di ben 23 anni da quella vicenda – prosegue Scarpinato – e a pochi giorni dalle elezioni del 25 settembre nelle quali sono candidato al Senato per il Movimento 5 Stelle, è evidente che taluni personaggi ed ambienti non hanno altri strumenti che le calunnie e la diffamazione per cercare di influenzare le votazioni. Il ricorso a tali squalificanti metodi, volti a tentare di appannare la mia immagine e credibilità di fronte ai cittadini elettori, è un ulteriore indice del processo di degradazione della vita politica che proprio in questi giorni ho più volte denunciato nei miei interventi pubblici”.