L'associazione ancora una volta contro le classi chiuse per permettere il voto: "Chiediamo al prossimo Governo di mettere in campo ulteriori risorse per incentivare i Comuni a trovare sedi alternative, nonché di sperimentare finalmente in maniera diffusa il voto elettronico e consentire così la partecipazione al voto anche agli studenti fuori sede"
“Cari maestri, professori e presidi, sabato 24 settembre e lunedì 26 settembre, non fermate le attività didattiche solo perché la scuola è occupata dai seggi ma eseguitele all’esterno o all’aperto e rendete noto ciò che farete attraverso i siti delle scuole o scrivendoci”. L’appello arriva da Cittadinanzattiva che sulla questione dello stop alle sezioni elettorali nelle aule continua a dare battaglia da anni. “A pochi giorni dall’avvio dell’anno scolastico, moltissime scuole chiuderanno i battenti perché sede di seggio elettorale. Una violazione del diritto allo studio, che da tempo denunciamo come intollerabile. Se da una parte – spiega a ilfattoquotidiano.it Anna Lisa Mandorino, segretaria generale di Cittadinanzattiva – chiediamo al prossimo Governo di mettere in campo ulteriori risorse per incentivare i Comuni a trovare sedi alternative, nonché di sperimentare finalmente in maniera diffusa il voto elettronico e consentire così la partecipazione al voto anche agli studenti fuori sede, dall’altra avanziamo la nostra proposta per tenere alta l’attenzione su questo problema irrisolto”.
Già lo scorso anno a maggio, alla vigilia delle elezioni di giugno, Cittadinanzattiva aveva alzato la voce sulla questione presentando una dettagliata indagine presso la Camera dei deputati. Ai tempi, al sondaggio rivolto a 1.005 comuni avevano risposto in 191 (19%) di 17 regioni. Di questi avevano previsto lo spostamento di tutte o di una parte delle sezioni elettorali 16 Comuni (8%), mentre 62 (ossia il 33%) lo aveva già realizzato. Al contrario 113 realtà, ossia il 59%, non avevano effettuato lo spostamento: per molti il problema è trovare altri luoghi pubblici con le caratteristiche necessarie, ovvero senza le barriere architettoniche, con servizi i igienici e con spazi per alloggiare le forze dell’ ordine. Nel 2020 a spostare i seggi elettorali in sedi alternative agli istituti scolastici erano stati 471 Comuni. Un anno dopo, anche grazie al fondo di due milioni di euro, proposto dagli onorevoli Giuseppe Brescia, Vittoria Casa e Lucia Azzolina e dalla ministra dell’Interno Lamorgese ed istituito con la Legge 69 di maggio scorso, altri 117 Comuni hanno fatto istanza per accedere ai fondi, con la possibilità di liberare più di 500 seggi, a beneficio di circa 30mila studenti. Ancora pochi sul totale dei Comuni in Italia, che sono 7.904.
A provare a cambiare le carte in tavola ci ha pensato un gruppo di lavoro, composto da rappresentanti del ministero dell’Istruzione, dell’Associazione nazionale Comuni Italiani e dall’Unione delle province italiane, che ha persino redatto un documento con i requisiti per la costituzione della “sala delle elezioni”. Tra le possibili sedi alternative individuate ci sono uffici comunali e sale consiliari, biblioteche e sale di lettura, palestre e impianti sportivi, comprese le palestre scolastiche. La task force ha pensato anche a centri e impianti polifunzionali, circoli ricreativi e sportivi, locali dopolavoristici, spazi espositivi e fieristici, ludoteche, ambulatori e altre strutture non più a uso sanitario. Sulla questione non si sono fatti più grandi passi avanti ma Cittadinanzattiva torna a dar battaglia con una serie di proposte. La prima: prevedere investimenti pubblici adeguati con programmazione quinquennale. “Questo favorirebbe – spiega la responsabile scuola Adriana Bizzarri – soprattutto le città di medie e grandi dimensioni che hanno maggiori difficoltà a spostare i seggi, per l’elevato numero degli stessi e per garantirne una dislocazione comunque prossima alla residenza degli elettori”.
La seconda: rivedere e semplificare le indicazioni logistiche e tecniche per i seggi. “Sarebbe – cita Bizzarri – importante istituire un gruppo di lavoro ad hoc in cui siano presenti anche rappresentanti degli uffici tecnici di Comuni e Province affinché si possano trovare soluzioni innovative che vadano nella direzione di semplificare e rendere più agevole l’utilizzo di altri ambienti diversi dagli istituti scolastici, da adibire a seggi elettorali”. Infine – secondo l’associazione – “bisogna incrementare la digitalizzazione del procedimento elettorale e il voto elettronico. Il Governo ha varato il decreto legge 41/2022 in materia di elezioni che comprende anche questo tipo di provvedimento. Il voto elettronico può rappresentare sia un alleggerimento e dunque una diminuzione dei seggi elettorali “stanziali”, sia un incentivo alla partecipazione al voto soprattutto per persone con disabilità, anziani, o cittadini”.