Sarà anche un atto dovuto, in vista dell’incarico al medico legale per effettuare l’autopsia, eppure nell’inchiesta per la morte in fabbrica del diciottenne Giuliano De Seta entrano, come indagati, anche due docenti dell’Itis “Da Vinci” di Portogruaro dove il ragazzo studiava. A cinque giorni dall’incidente sul lavoro, avvenuto alla Bc Service di Noventa Padovana, il sostituto procuratore Antonia Sartori ha iscritto nel registro degli indagati, per il momento, quattro nomi, con l’ipotesi di concorso in omicidio colposo. Si tratta innanzitutto di Luca Brugnerotto, di Salgareda, in provincia di Treviso, amministratore unico dell’azienda che ha sede legale a Volpago del Montello e un altro stabilimento a San Donà di Piave. C’è poi il responsabile della sicurezza nella fabbrica, un consulente esterno. Il fatto piuttosto inedito è che sono stati scritti anche i nomi di Anna Maria Zago, la dirigente scolastica, in quanto è stata lei a firmare il contratto di stage con l’azienda, e del docente del “Da Vinci” responsabile del progetto alternanza scuola-lavoro che ha coinvolto Giuliano De Seta. Manca, invece, al momento l’indicazione di un quinto possibile nominativo, quello del tutor interno alla fabbrica che avrebbe dovuto seguire e indirizzare l’attività di lavoro e di formazione dello studente.
L’indagine condotta dalla Procura della Repubblica di Venezia, che si avvale degli ispettori dello Spisal dell’Usl 4 e dei carabinieri della compagnia di San Donà, punta quindi a chiarire non solo la dinamica dell’incidente, ma anche il rispetto delle norme di sicurezza sul posto di lavoro e la corretta applicazione dei protocolli che riguardano gli stage. Il primo fronte è costituito dalle cause della morte. Il diciottenne è stato schiacciato mentre stava avvitando una barra di ferro del peso di 20 quintali. Il pesante manufatto è caduto da due cavalletti su cui si trovava e non ha lasciato scampo a Giuliano. Ad effettuare l’autopsia sarà il il medico legale Silvano Zancaner, a cui la famiglia De Seta affiancherà un proprio consulente, il dottor Davide Roncali di Mestre.
Il secondo fronte è quello del rispetto delle norme di prevenzione degli incidenti. Come è possibile che il manufatto sia caduto? C’è la responsabilità diretta da parte di qualcuno impegnato nelle lavorazioni o si è trattato di un cedimento non dovuto a causa umana? L’analisi dello stato dei luoghi, incrociata con le testimonianze e con gli esiti delle perizie sugli impianti e sulla barra in ferro, cercheranno di dare una risposta. Ma è evidente che qualcosa non ha funzionato se il giovane lavoratore è rimasto schiacciato. Anche perché avrebbe dovuto essere seguito da un tutor interno. Chi si occupava di quella mansione? A chi Giuliano era stato affidato? In assenza della figura del tutor, la responsabilità ricade sul datore di lavoro. Il pm vuole capire se il ragazzo fosse stato lasciato solo nella sua esperienza in fabbrica, cominciata quattro giorni prima dell’incidente. La circostanza farebbe leggere l’episodio in una chiave molto diversa, dal punto di vista della responsabilità, anche se Giuliano aveva già lavorato con un contratto da apprendista alla Bc Service nei mesi di luglio e agosto.
Il terzo fronte riguarda la pratica degli stage e la loro disciplina. Sono stati rispettati i protocolli, con l’indicazione delle mansioni a cui il giovane doveva dedicarsi? Si tratta di formule standard, che però trovano applicazione nei diversi contestati lavorativi. È anche per questo che il pm veneziano ha iscritto il nome della preside e dell’insegnante nel registro degli indagati. La tragedia ha suscitato non solo grande emozione, ma anche proteste. Il Coordinamento degli studenti medi del Nordest ha tenuto un presidio davanti alla fabbrica, lasciando sull’asfalto e sull’ingresso scritte di denuncia contro i Pcto, i percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento, che sarebbero uno strumento di sfruttamento lavorativo, più che un sistema di formazione occupazionale. Nel 2022 sono tre i diciottenni morti mentre stavano facendo uno stage: gli altri due incidenti sono avvenuti in un’azienda alla periferia di Udine, in Friuli, e a Vasto, nelle Marche.