Qualunque sia la nuova conformazione del Parlamento e la distribuzione dei seggi con il voto di domenica, l’unica cosa certa è che l’inizio dei lavori della Camera sarà in salita. I deputati che verranno eletti il 25 settembre si troveranno di fronte la necessità di approvare immediatamente il nuovo regolamento per adeguare tutte le norme alla riduzione del numero dei parlamentari. Sono numerose, infatti, le difficoltà per quanto riguarda l’organizzazione dei lavori e gli assetti delle forze politiche. Nonostante siano trascorsi ben due anni dalla riforma che ha portato alla riduzione del 30% del numero di deputati e senatori, la Camera non è riuscita ad approvare il nuovo regolamento: il Senato, invece, ha raggiunto l’obiettivo in extremis, evitando rallentamenti e problemi alla prossima legislatura.

Ma quali saranno i problemi materiali nel funzionamento della Camera? In primo luogo subito dopo l’insediamento e il giuramento dei deputati sarà impossibile per molti partiti (medio-piccoli) costituire dei gruppi alla Camera, essendo il numero minimo richiesto ancora proporzionato alla vecchia composizione del ramo del Parlamento (630 deputati invece di 400): attualmente il numero è fissato a 20, pari al 3,1% calcolato sul vecchio plenum dell’Assemblea. Con 400 deputati quella cifra rappresenta il 5% dei membri di Montecitorio. Altro nodo da sciogliere è quello del numero e delle competenze delle commissioni permanenti, rimasti inalterati nonostante la diminuzione della platea dalla quale selezionare i componenti, con la prospettiva reale che si crei un ingorgo nella programmazione e nel calendario dei lavori e un forte calo dei commissari nei singoli organismi.

Al Senato, che a Camere sciolte è riuscito al fotofinish ad approvare il nuovo regolamento, saranno sufficienti 6 senatori e non più 10 per costituire un Gruppo parlamentare: in pratica non si è fatto altro che lasciare invariata la percentuale (3%), rispetto al plenum che passa da 315 a 200 componenti. In più, per rendere più snello il lavoro delle commissioni (che altrimenti avrebbero avuto una composizione eccessivamente ridotta) sono state accorpate le Affari esteri e Difesa, Ambiente e Lavori pubblici, Industria e Agricoltura, Lavoro e Sanità. Infine sono stati ridefiniti i quorum e le soglie di attivazione di numerosi istituti previsti dal Regolamento. Alla Camera non è stato possibile arrivare a un accordo unanime: il 9 agosto, nell’ultima seduta della Giunta del Regolamento, si è registrato l’ennesimo nulla di fatto con dure accuse rivolte soprattutto al Partito democratico, in particolare da Movimento 5 stelle e Forza Italia. Patata bollente che così passerà nelle mani dei futuri deputati, costretti a modificare il regolamento subito dopo l’insediamento.

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