di Luigi Coppola

Spesso viene trasmessa, secondo me in malafede, un’immagine del Movimento 5 Stelle trasformista, accusandolo di aver governato con la Lega. Occorre distinguere chiaramente il governo gialloverde da quello giallorosso. Il primo era nato dall’esigenza di non lasciare gli elettori senza una risposta dopo un così ampio consenso elettorale. Dopo il rifiuto da parte del Pd, anzi di Renzi, l’unica alternativa era governare con la Lega. Ma non ci fu un’alleanza politica, ci fu un contratto di governo, in cui i 5S, “tappandosi il naso” su certe iniziative, poterono portarne a casa delle altre. E queste ultime furono risultati di sinistra portati a casa nonostante la Lega, che nessun governo di centrosinistra precedente era stato in grado di portare a casa per decenni (reddito di cittadinanza, spazzacorrotti, decreto dignità, etc.). Quindi un governo di due soggetti ben distinti ideologicamente, ognuno dei quali accettava qualche punto degli altri contro i propri principi. Ovviamente il presidente del Consiglio doveva firmare tutto.

Al contrario, i vari governi di centrosinistra succedutisi negli ultimi decenni di sinistra hanno portato a casa ben poco, anzi il contrario (apice con jobs act). Nel governo giallorosso invece le parti potevano condividere molti principi e valori politici. Poi il Pd ha troppe anime, per cui un’alleanza del genere non poteva essere stabile. Anche il M5s aveva molte anime, ma le scissioni, le fuoriuscite e la definizione ferma di certe regole hanno permesso al M5S di oggi di essere molto meglio definito, univoco nelle proposte e quindi chiaro verso il potenziale elettorato.

La politica del M5S è quella di fare gli interessi del Paese, superando le ideologie di destra o sinistra, così come per il M5S delle origini. Non vedrei il M5S come puramente di sinistra. Si possono aiutare i poveri se si aiutano anche coloro che vogliono generare lavoro dignitoso per gli stessi: quindi differenziare bene chi specula, investendo per generare denaro per certi soggetti, da chi investe per generare lavoro e valore sociale, che va aiutato. Il M5S si prende oggi carico, almeno percepisco io nella visione di Conte, di un rilancio della classe media che i poteri forti stanno facendo scomparire, portando il mondo verso un bipolarismo, con una classe finanziaria al comando e il resto della popolazione in una sudditanza di fatto.

In generale, molte misure, come quelle volte all’affermazione della legalità, non dovrebbero essere riforme della sola sinistra: ci si dovrebbe chiedere perché la destra non le abbia in programma. Se la destra candida tanti impresentabili, chiediamoci che Paese vogliamo. Come verrà modificata la giustizia in futuro? Vogliamo metterci e mettere i nostri figli in balia di criminali?
Il M5S e Conte sono gli unici oggi a garantire il massimo impegno nell’interesse del Paese. Non promettono obiettivi irraggiungibili, come tra l’altro quelli di uscire dall’Unione europea o dalla Nato, ma promettono di difendere gli interessi nazionali in tali ambiti.

E Conte ha dimostrato di essere un instancabile negoziatore. Unico, tra tanti politici navigati, ha avuto la visione politica dell’Europa solidale ed è riuscito ad affermarla, contro il mondo della finanza purtroppo indecentemente appoggiato da certi governi, con un debito comune europeo in seguito alla pandemia. È questa la visone giusta dell’Europa. Credo vicina a quella di Varoufakis. Importante mettere bene a fuoco la differenziazione tra investimenti speculativi e investimenti socialmente validi. Questa politica che Conte propone può avere successo proprio facendo della negoziazione il metodo.

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