“Se gli Usa non cambiano rotta verso la Cina, il confronto diventerà conflitto”. Il ministro degli Esteri di Pechino, Wang Yi, riaccende le tensioni con gli Stati Uniti parlando in mandarino ad un evento dell’Asia Society, a New York, tornando sulla questione Taiwan. Ricordando che la politica della “Unica Cina” è la base su cui poggiano le relazioni tra le due superpotenze, Wang Yi ha sottolineato che “la questione di Taiwan sta diventando sempre più il maggiore pericolo”. E “se non gestito bene, è molto probabile che provochi conseguenze devastanti”. Come spiegato da fonti del Dipartimento di Stato americano, il segretario di Stato Usa Antony Blinken ha messo in chiaro a Wang Yi, a margine dell’Assemblea Generale Onu, che il mantenimento della pace e della stabilità nello stretto di Taiwan è di vitale importanza.

Il ministro degli Esteri cinese ha sottolineato nel suo intervento – intitolato ‘Il modo giusto per la Cina e gli Stati Uniti di andare d’accordo nella nuova era’ – che “la recente proposta del Taiwan Policy Act 2022 sfida alle fondamenta la stabilità” dei rapporti e “se gli Stati Uniti non cambiano rotta verso la Cina, il confronto diventerà inevitabilmente conflitto”. In un lungo discorso, nel quale ha auspicato una collaborazione duratura, Wang Yi si è però chiesto “in che modo gli Stati Uniti onoreranno la loro importante dichiarazione di non sostenere ‘l’indipendenza di Taiwan’ quando, nonostante la forte opposizione della Cina, hanno permesso alla presidente della Camera di visitare nuovamente Taiwan dopo 25 anni”, ha detto riportando a galla la visita di Nancy Pelosi sull’isola, “continuando a rafforzare le relazioni sostanziali con Taiwan attraverso ripetuti scambi ufficiali e vendite di armi comprese molte armi offensive”.

“Partner o rivale? Cooperazione o confronto? Queste sono domande di fondamentale importanza nelle relazioni Cina-Usa e non si potrebbero commettere errori catastrofici. Per mantenere la linea di fondo della pace, dobbiamo fare la scelta giusta – ha aggiunto Wang Yi ricordando i diversi bilaterali Xi-Biden – Desidero dirvi chiaramente che la Cina sceglie la pace e si impegna per uno sviluppo pacifico. La nostra aspettativa più fondamentale per le relazioni tra Cina e Stati Uniti è che i due Paesi vivano l’uno con l’altro in pace”. Una “verità infallibile” è che “entrambi possiamo guadagnare dalla cooperazione e perdere dal confronto”, ha detto ancora. “La cooperazione è la nostra scelta migliore – ha proseguito Wang Yi – Innegabilmente, la Cina e gli Stati Uniti hanno concorrenza in aree come l’economia e il commercio e la Cina non teme tale concorrenza”.

Tuttavia, “non siamo d’accordo sul fatto che le relazioni Cina-Usa debbano essere semplicemente definite dalla concorrenza, perché questa non è la totalità o la corrente principale di questa relazione. Allo stesso tempo, la concorrenza dovrebbe avere dei limiti e, soprattutto, essere fair play. Dovrebbe essere condotto in conformità con regole ampiamente riconosciute e non essere ossessionato dal compromettere la capacità di sviluppo degli altri e negare loro i diritti e gli interessi legittimi. Abbiamo bisogno di una sana competizione che tiri fuori il meglio l’uno dall’altro, non una competizione feroce che miri alla morte l’uno dell’altro”. Per questo, concludendo il suo intervento, ha detto che la “nostra speranza è che la Cina e gli Stati Uniti attingano all’esperienza passata per trovare ispirazione per il presente e acquisire forza per andare avanti. Insieme, esploriamo una via per una relazione Cina-Usa per la nuova era e creiamo un futuro migliore per entrambi i nostri Paesi”.

I legami tra Washington e Pechino sono stati particolarmente turbolenti dal controverso viaggio a Taipei (2-3 agosto) della speaker della Camera: il governo cinese ha considerato la mossa provocatoria e l’ha usata per giustificare una presenza militare intorno all’isola senza precedenti. Da allora, diverse delegazioni del Congresso americano hanno visitato Taiwan sulla scia di Pelosi, con l’obiettivo di rafforzare i legami ed esprimere solidarietà. La scorsa settimana, la commissione Esteri del Senato ha approvato il Taiwan Policy Act 2022, una normativa sul maggiore sostegno militare all’isola, parte della prima grande revisione dell’approccio di Washington verso l’isola da quando fu adottata la politica della ‘Unica Cina’ nel 1979. Oltre alla possibilità di dare armi per quasi 7 miliardi con procedure accelerate, il provvedimento, che dovrà essere votato dalla plenaria, assegna all’isola lo status di “principale alleato non Nato”.

Wang Yi ha criticato la richiesta di Taipei di partecipazione come fosse membro dell’Onu, essendo “il governo cinese l’unico a poter rappresentare legalmente la Cina. Non si dovrebbe consentire a Taiwan di unirsi a organizzazioni internazionali che convaliderebbero che è un Paese”, ha aggiunto. Gli Stati Uniti “dovrebbero stare dalla parte giusta della storia”, ha continuato il ministro degli Esteri criticando Washington per aver incoraggiato i suoi alleati a formare “piccoli circoli” che “isolano” ed “escludono” la Cina, come per l’alleanza dei microprocessori con Corea del Sud, Giappone e Taiwan nota come “Chip 4”.

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