Palestre nuove e sempre aperte nelle scuole, sgravi fiscali per le società, bonus per le famiglie, piccoli impianti, stadi e grandi eventi. Chi più ne ha, più ne metta. Lo sport nei programmi elettorali è una lunga lista da libro dei sogni per un mondo che negli ultimi due anni vive una realtà durissima, fra pandemia e caro-energia. Altra storia, però, sarà trovare delle soluzioni concrete dopo le elezioni del 25 settembre.
DIRITTI PER IL PD, STADI E GRANDI EVENTI PER MELONI. IL M5S VUOLE IL SUPERBONUS SPORTIVO
Le proposte davvero distintive sono poche. Il Pd (che ha affidato lo sport all’ex ct della nazionale di pallavolo, Mauro Berruto) punta forte ad esempio sui diritti: l’introduzione dello sport in costituzione per “costringere” il governo a varare delle politiche pubbliche in materia; senza dimenticare il tema della cittadinanza agli italiani di seconda generazione, e quindi anche agli atleti che non possono vestire la maglia azzurra fino ai 18 anni (da risolvere però col più ampio “ius scholae”). Fratelli d’Italia – che porterà in Parlamento più candidati sportivi di tutti, dal senatore Claudio Barbaro a Marco Perissa – è l’unico a parlare di una nuova legge sugli stadi e schierarsi per i grandi eventi, condannando la rinuncia alle Olimpiadi di Roma 2024 (ma dimenticando Milano-Cortina 2026, su cui si sta consumando il solito disastro all’italiana tra ritardi e sprechi: con i Giochi invernali alle porte, gli appetiti dei club di calcio e la possibile candidatura agli Europei 2032, il binomio rischia di diventare la “mangiatoia” perfetta. Il Movimento 5 stelle (qui, con la fuoriuscita di Spadafora e Valente passati con Di Maio, del programma sportivo si è occupato il deputato Tuzi) vuole applicare anche allo sport uno dei cavalli di battaglia di Giuseppe Conte: il Superbonus 110% per la ristrutturazione degli impianti sportivi. Il Terzo Polo di Calenda, invece, vorrebbe la riforma della riforma del lavoro sportivo appena varata, praticamente un ritorno al punto di partenza (anche se in effetti le criticità dell’introduzione dei nuovi oneri contributivi sono tante). Interessante l’idea della Lega di creare in ogni scuola una associazione sportiva dilettantistica per rivivere i Giochi della gioventù.
SCUOLE, SGRAVI FISCALI E MINISTERO: TUTTI D’ACCORDO
Ciò che salta all’occhio dalla lettura dei vari programmi, però, è come siano tutti piuttosto simili, anche tra forze politiche in teoria molto diverse fra loro. Significa probabilmente che i problemi, le esigenze di questo mondo sono abbastanza evidenti. Ed in effetti non ci vuole molto a capire che il futuro delle nostre nazionali ma più in generale della cultura motoria del Paese passa dalla promozione dell’attività nelle scuole, per decenni abbandonata a se stessa. Così come dalla fiscalità per società e lavoratori dipende la tenuta del sistema. Questi temi ricorrono da destra a sinistra, passando per il centro. Per la scuola, si punta sull’inserimento degli insegnanti di scienze motorie alla primaria: ne parlano tutti, in realtà è una riforma fortemente voluta dal M5s e già approvata, che però fatica ad andare a regime (l’anno scolastico sta partendo con le proteste dei sindacati). L’idea di “bonus” per le famiglie da spendere in attività sportiva è comune a tutto il centrodestra, Forza Italia lo vorrebbe addirittura slegato dal reddito, per l’intera fascia dai 14 ai 35 anni. Pd e M5S invece si ritrovano sulla prescrizione (e quindi la deducibilità) dell’attività fisica da parte del medico curante, su cui è a favore anche la Lega (i dem però possono rivendicare che l’unica Regione dove viene già fatto è la loro Emilia-Romagna). Per le società e gli impianti, crediti d’imposta e defiscalizzazioni. A livello di sistema, invece, tutti d’accordo (tranne il Terzo Polo, che non ne fa menzione) sull’istituzione di un vero ministero dello Sport, dotato di portafoglio (per cui però sarebbe necessaria una riforma costituzionale).
LE RISORSE E I NODI IRRISOLTI
Tutti prodighi di idee, i partiti sono però piuttosto vaghi nell’individuare le risorse. Per rilanciare finalmente lo sport a scuola non basteranno volontà e organizzazione (che certo sono mancate negli ultimi decenni) ma ci vorranno anche soldi: basti dire che l’introduzione del maestro di educazione fisica alla primaria, per due ore settimanali nelle sole classi quarte e quinta, già costa 200 milioni l’anno, figuriamoci l’estensione al ciclo intero o altre iniziative. Per le palestre, soltanto grazie al Pnrr si sono trovati 300 milioni, che però basteranno solo per alcuni istituti. Qui invece le proposte scarseggiano. Soltanto Pd e Lega individuano una possibile copertura in un prelievo dalle scommesse sportive (che però FederCalcio e Serie A vorrebbero tenere per sé). Manca anche una parola chiara su come risolvere definitivamente il dualismo nella governance tra il Coni di Malagò e Sport e Salute. Passate le urne, lo sport rischia di ritrovarsi con un mare di promesse mancate e i soliti problemi di sempre.