Dati macroeconomici che concretizzano l’incubo recessione. Petrolio in conseguente crollo. Possibili interventi della Bce non solo in chiave antinflazione. E tante tensioni politiche, legate alla guerra in Ucraina ma anche alle elezioni in Italia. Un cocktail indigesto nell’ultimo giorno della settimana per i mercati finanziari, con le Borse internazionali – dall’Europa a Wall Street – a picco e con rendimenti dei titoli di Stato in forte crescita. La maglia nera tra le piazze finanziarie è stata Milano, anche in attesa del voto di domenica: ha perso il 3,3%. L’indice Stoxx 600, che raggruppa i principali titoli quotati sul Vecchio continente, ha lasciato sul terreno il 2,3%, calo che equivale a 232 miliardi di euro di capitalizzazione persa in una seduta. Mentre a Wall Street il Dow Jones è sceso di circa 600 punti ai minimi dall’inizio dell’anno. Ad affossare i mercati un peso importante l’ha avuto il petrolio, con quotazioni in calo a New York oltre 6% attorno ai 78 dollari al barile, ai minimi da gennaio. E anche l’oro non è più considerato un bene rifugio: le quotazioni sono in calo di oltre l’1%, ai minimi dall’agosto 2020.

A scatenare la forte corrente di vendite hanno contribuito gli indici Pmi (purchasing manager index) dell’eurozona in netta contrazione. In particolare per la Germania l’indice è sceso ai minimi di oltre 2 anni a 45,9 punti, ampiamente sotto la soglia di 50 che fa da spartiacque tra l’espansione e la contrazione. L’economia tedesca sembra insomma destinata a contrarsi nel terzo trimestre e gli indicatori previsionali indicano tempesta anche per il quarto. Al contrario quello Usa indica come l’economia americana a settembre rallenti meno del previsto. L’indice Pmi composto è infatti in rialzo a 49,3 punti, ma i mercati in questa fase leggono tutto al contrario: se l’economia tira, aumentano i rischi di inflazione e quindi di interventi contenitivi da parte delle banche centrali.

A peggiorare il clima le ipotesi di Reuters, secondo le quali la Bce starebbe valutando una riduzione degli interessi alle banche che lasciano liquidità a Francoforte. Questo perché dopo il rialzo dei tassi si parla di decine di miliardi di euro l’anno, cosa che mette sotto stress le riserve di alcune banche centrali e “mette la Bce nella posizione politicamente scomoda di dare sussidi alle banche mentre il pubblico fa i conti con l’inflazione”.

La tensione ha colpito anche il mercato dei titoli di Stato, dove i rendimenti sono schizzati. Lo spread tra Btp e Bund tedeschi ha chiuso l’ultima seduta prima del voto in rialzo a 230 punti contro i 220 dell’avvio, con il tasso del prodotto del Tesoro al 4,32%. Il rendimento del bond italiano è cresciuto di 16 punti base, ma è stata una seduta di passione soprattutto per il bond di pari scadenza della Gran Bretagna, che è salito di 33 punti base a quota 3,82% dopo la presentazione della finanziaria che taglia le tasse di 45 miliardi di sterline senza indicare le coperture.

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