Il tasso di dispersione scolastica più contenuto si registra nei licei (1,8%), seguiti dagli istituti tecnici (4,3%) e dagli istituti professionali (7,7%). Sardegna (6,2%), Calabria (4,3%) e Sicilia (4%) guidano la classifica dei bocciati per assenze. E il loro numero è in crescita
Non sono dispersi. Anzi. Per le scuole il loro nome e cognome è sul registro ma accanto c’è spesso la sigla “A” di assente. Sono gli invisibili: circa 82mila alunni alunni delle superiori che a giugno dello scorso anno sono stati bocciati per il numero di assenze. Per lo Stato sono tecnicamente “studenti non scrutinati per mancata validità dell’anno scolastico” ovvero hanno registrato “presenze inferiori ai tre quarti dell’orario annuale Dpr 122/09 articolo 14”.
Ragazzi tra i 14 e i 17 anni che non hanno più messo piede in classe ma nessuno li ha cercati. A rilanciare questo dato nei giorni scorsi, alla presentazione del rapporto sulla sicurezza a scuola elaborato da “Cittadinanzattiva” è stato il presidente della fondazione “Con i bambini”, Marco Rossi Doria già maestro di strada e sottosegretario all’Istruzione: “Cito i dati riportati dal settimanale Vita. A giugno 2022 gli alunni non scrutinati per mancata validità dell’anno scolastico sono stati il 3,1% alla secondaria di secondo grado. Stiamo parlando di ragazzi che nessuno è andato a cercare”.
E la loro percentuale è in crescita: l’anno prima erano il 2,7%; nel 2019/20 erano stati appena lo 0,9% ma era l’anno del Covid e nel 2018/19 erano stati il 2,8%. “Dietro i numeri ci sono volti che conosco. Stiamo parlando – spiega Rossi Doria a ilfatto.it – di ragazzi figli di famiglie in assoluta o media povertà o di ragazzi che hanno sofferto la mancanza di socialità. Voglio essere ottimista e pensare che ci sono altrettanti studenti che grazie a docenti e presidi che sono andati oltre il loro compito istituzionale, sono stati salvati ma non posso accettare che questi 82mila circa siano stati bocciati così”.
Secondo Rossi Doria in questa cifra non rientrano più di tanto gli studenti che hanno deciso di non frequentare l’anno scolastico in aula, causa Covid, ma hanno fatto istruzione parentale. In quest’ultimo caso, in genere, formalizzano in segreteria la loro posizione: secondo “Vita” tra coloro che non si sono più iscritti ci sono stati 102mila ragazzi fra l’avvio dell’anno scolastico 2018/19 e il 2019/20 e 117mila l’anno prima.
Gli “invisibili” ci sono in qualsiasi anno scolastico della scuola secondaria di secondo grado: 3,1% al primo anno; 2,9% al secondo; 3,3% al terzo e 3,1% al quarto. Non si tratta nemmeno di un fenomeno che riguarda solo il Sud Italia: certo Sardegna (6,2%), Calabria (4,3%) e Sicilia (4%) guidano la classifica dei bocciati per assenze ma subito dopo arrivano la Puglia e le Marche (3,9%); l’Emilia Romagna (3,3%); la Campania (3,2%).
Alla secondaria di primo grado le percentuali sono molto più basse: 0,4% a giugno 2022 ovvero circa 6.300 alunni fantasmi anche tra i più piccoli.
Dati da non sottovalutare nemmeno secondo Andrea Gavosto, direttore della fondazione “Giovanni Agnelli” esperto di analisi sulla scuola: “Sono cifre minime di incremento ma va fatto suonare subito il campanello d’allarme prima che diventino numeri eclatanti. C’è stato sicuramente un effetto Covid ma la questione va oltre: gli 82mila dimostrano un disinteresse per la scuola che non fa bene al Paese. Serve un lavoro corale degli istituti; non possiamo più affidarci alla buona volontà di un preside”.
Anche Chiara Saraceno, sociologa che ha fatto parte del gruppo di lavoro, inascoltato, nominato dal ministero dell’Istruzione per elaborare le indicazioni per il contrasto della dispersione scolastica, è preoccupata per questi dati: “Sono ragazzi iscritti in corso d’anno ma che hanno deciso, non sappiamo con quanta consapevolezza delle loro famiglie, di abbandonare le lezioni, i loro compagni. La domanda è: cosa hanno fatto quelle scuole per recuperarli?”.
Sul tema della dispersione scolastica, proprio Adriana Bizzarri di “Cittadinanzattiva” nei giorni scorsi ha puntato gli occhi sulle superiori: “Per la secondaria di secondo grado, il fenomeno si differenzia tra i vari percorsi di studio. Il tasso di dispersione scolastica più contenuto si registra nei licei (1,8%), seguiti dagli istituti tecnici (4,3%) e dagli istituti professionali (7,7%)”.
A marzo 2022 il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi ha istituito un gruppo di lavoro (quello citato sopra con Rossi Doria, Saraceno ed altri) allo scopo di definire le indicazioni e le linee guida generali da mettere a disposizione delle istituzioni scolastiche per il contrasto della dispersione e il superamento dei divari territoriali, nell’ambito dell’attuazione del Pnrr. All’uscita del decreto di riparto dei 500 milioni di euro a giugno 2022 il gruppo ha scritto una missiva al ministro Patrizio Bianchi (rimasta lettera morta) perché il decreto non corrispondeva alle documentate indicazioni raccolte sulla base delle linee di indirizzo condivise dallo stesso inquilino di viale Trastevere.
“Ci auguriamo vivamente – spiega Bizzarri – nell’interesse dei coinvolti, che queste risorse siano utilizzate al meglio; che le scuole, sulla base della loro autonomia, scelgano di avere partenariati forti per poter dar vita ad un reticolo di azioni durature nel tempo, rivolte a vari target e secondo una visione sistemica che preveda il coinvolgimento sostanziale della comunità educante a partire dalle famiglie, ed estesa a Comuni, terzo settore, altri soggetti del territorio”.