Il candidato governatore Renato Schifani (a sua volta imputato) e il viceré berlusconiano Gianfranco Micciché non accennano agli arresti nell'evento di chiusura della campagna elettorale. Soltanto poche parole a margine: "Meglio prima che dopo il voto", si limita a dire Micciché, mentre l'ex presidente del Senato minimizza: "Stavolta è successo a noi, ma può succedere anche ad altri"
“Siamo alla conclusione di una campagna elettorale che è stata molto bella, mi piacciono sempre le campagne elettorali, ma questa è stata particolarmente bella”. Così il vicerè berlusconiano in Sicilia, Gianfranco Micciché, apre l’evento di chiusura della corsa di Renato Schifani alla presidenza dell’isola. Lo fa nello stesso giorno in cui Salvatore Ferrigno, candidato del centrodestra nelle liste autonomiste di Raffaele Lombardo (ma ex deputato di Forza Italia) è stato arrestato su richiesta della procura di Palermo per voto di scambio politico-mafioso. Appena il giorno prima un’altra candidata – Barbara Mirabella di Fratelli d’Italia – era stata arrestata per corruzione su richiesta della procura di Catania. Ma per Micciché è stata una campagna elettorale “particolarmente bella”. Così parla l’ex presidente dell’Assemblea regionale, che ospita la serata finale di Forza Italia senza mai menzionare gli arresti.
L’atmosfera è tranquilla a Villa Bordonaro ai Colli, alle porte del parco della Favorita. “Possiamo dire con assoluta, anzi con probabile certezza, ché assoluta porta attasso (sfiga, ndr) che il risultato finale sarà a nostro favore, questa è la serata in cui Schifani fa il passaggio da candidato presidente a presidente”, assicura Micciché. A vele spiegate verso la vittoria, con l’unico pensiero per Fratelli d’Italia “che sta andando molto bene ma noi vogliamo arrivare primi”, e Cateno De Luca, l’ex sindaco di Messina che ruberà una quota di voti al centrodestra, che è una “rottura di palle” e “speriamo che raccolga quello che merita”. Micciché e Renato Schifani – il 72enne ex presidente del Senato che si prepara a entrare a palazzo d’Orleans mentre è a processo per rivelazione di segreto a Caltanissetta – sono costretti ad affrontare la questione solo a margine, rispondendo alle domande dei cronisti: “I partiti fanno una selezione in base all’aspetto giudiziario, ma non possono mai immaginare condotte delittuose. Stavolta è toccato alla nostra coalizione, ma può succedere anche ad altri partiti”, si giustifica il candidato governatore. Mentre Micciché minimizza: “Meglio prima che dopo il voto“.
Nient’altro. Neppure le parole di Maria Falcone hanno creato la minima increspatura tra i forzisti: “Lascia davvero sbigottiti che dopo tutto quello che è accaduto nella nostra terra, dopo gli omicidi di esponenti istituzionali per mano mafiosa, dopo le stragi, la politica non abbia ancora preso coscienza della necessità di tenere alta la vigilanza per scongiurare le infiltrazioni mafiose, cominciando da una scelta oculata dei candidati“, dice la sorella del giudice ucciso trent’anni fa. E insiste: “Spiace che dopo i gravissimi episodi degli ultimi due giorni le reazioni della politica siano state rare e blande. Non voglio pensare che ci si stia assuefacendo a un ritorno al passato più buio della nostra Sicilia”. Le fanno eco le opposizioni: “È secondo arresto in due giorni di un candidato delle liste a sostegno di Schifani”, sottolinea Nuccio Di Paola, candidato alla presidenza per il M5s. “Si tratta di episodi che non possono non preoccupare e che devono indurre i siciliani a stare molto attenti a chi dare il voto. È in gioco il loro destino e quello dei loro figli, ancor più che i prossimi cinque anni saranno decisivi per la Sicilia, considerato che ci sono da investire le risorse del Pnrr”. “Il metodo di costruzione delle liste e di gestione del consenso da parte del centrodestra è purtroppo sempre lo stesso, lo abbiamo contestato più volte e i fatti stanno lì a dimostrarlo”, attacca invece Anthony Barbagallo, segretario del Pd in Sicilia.
Dal centrodestra uno dei pochi a parlare è il fondatore di FdI Guido Crosetto, in questi giorni a Palermo, che così ha commentato il primo arresto di Catania: “Mi chiedo perché questo provvedimento di arresto non sia stato emesso tre mesi fa, o un mese fa ed è invece arrivato a pochi giorni dal voto. Quando accadono episodi con queste tempistiche rimane l’amaro in bocca, penso ad una giustizia staccata da alcune logiche”. È questo l’unico commento della coalizione. Mentre con spensieratezza Forza Italia si riunisce per l’evento conclusivo nel bel giardino della villa palermitana, occupato a macchia di leopardo da circa 400 persone: “Da lunedì bisognerà cominciare a lavorare”, dice Micciché, protagonista assoluto della serata. La stessa locandina è tutta un programma: il suo nome è scritto persino più grande di quello di Schifani. “Ho girato la Sicilia in lungo e largo”, dice. E promette: “Avremo il coraggio di proporre due termovalorizzatori, uno ad occidente e uno ad oriente, dobbiamo guardare al privato e presenteremo una legge per reintrodurre le province”. Così parla Schifani, mentre nella fresca aria settembrina della villa palermitana risuona inconfondibile l’eco degli anni ’90.