Mosca risponde alla controffensiva di Kiev, con una campagna di bombardamenti che nelle ultime 24 ore ha colpito l’Ucraina in numerosi distretti. Da Odessa a Zaporizhzhia, le bombe della Federazione si sono abbattute contro città e villaggi in mano all’esercito di Volodymyr Zelensky che, da parte sua, ha risposto a Kherson colpendo un’altra base militare russa. Mosca, intanto, ha annunciato ulteriori restrizioni e pene nei confronti di chi si rifiuta di arruolarsi dopo la mobilitazione parziale ordinata da Vladimir Putin. Tra queste, la decisione che dopo il 28 settembre coloro che rientrano nella categoria di cittadini arruolabili non possono lasciare il Paese. Da Washington arriva invece la risposta alla possibilità che Mosca possa usare l’arma nucleare: il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, Jake Sullivan, ha infatti dichiarato che gli Stati Uniti “risponderanno in modo deciso” se la Russia userà la bomba atomica. “Abbiamo comunicato direttamente, privatamente, ad altissimi livelli, al Cremlino che l’uso di armi nucleari avrà conseguenze catastrofiche per la Russia, che gli Stati Uniti e i nostri alleati risponderanno in modo deciso. E siamo stati chiari e specifici su ciò che ciò comporterà “.

Durante le ultime 24 ore, fa sapere lo Stato maggiore delle forze armate ucraine, l’esercito russo ha lanciato 7 missili e 22 attacchi aerei sul territorio e ha sparato più di 67 proiettili contro siti militari e civili. “Sono 35 i civili feriti”, si legge nell’ultimo aggiornamento dell’esercito. Colpita anche Odessa: nella città sul Mar Nero sono stati lanciati droni kamikaze che hanno “colpito tre volte un edificio amministrativo nel centro della città. Le operazioni di soccorso sono in corso, non sono state segnalate vittime”, dicono dal Comune.

A Zaporizhzhia sono dieci gli attacchi condotti nella notte, uno dei quali ha colpito una sottostazione elettrica che ha interrotto l’erogazione di energia, con tre persone che sono rimaste ferite. “Attacchi missilistici nemici sono stati registrati in diversi distretti della città e in un villaggio vicino al centro regionale nel distretto di Zaporizhzhia. Le informazioni sulle vittime sono da chiarire. Al momento, sappiamo di tre feriti“, ha detto Oleksandr Starukh, capo dell’amministrazione militare regionale. Colpito anche il distretto di Nikopol, nella regione orientale di Dnipropetrovsk, dove sono state danneggiate la stazione elettrica ed edifici residenziali, fa sapere il capo dell’Amministrazione militare regionale Valentyn Reznichenko: “Il nemico ha sparato più di 170 proiettili da Mlrs Grad e da artiglieria contro tre comunità del distretto di Nikopol – Chervonohryhorivka, Nikopol e Marhanets – Secondo le informazioni preliminari, non sono state segnalate vittime”.

La controffensiva ucraina, però, continua anche nel Sud. Le forze armate ucraine hanno ucciso ieri 57 soldati russi e distrutto 30 mezzi, secondo le informazioni diffuse dal Comando operativo dell’area: “La situazione nella zona operativa meridionale rimane tesa, ma controllata. Le forze di occupazione continuano la campagna e le misure coercitive nell’ambito dell’organizzazione dello pseudo-referendum. Nell’ultimo giorno, le forze russe hanno lanciato quattro attacchi aerei sulle posizioni ucraine lungo la linea di contatto. In risposta, la nostra aviazione ha effettuato cinque attacchi contro due sistemi di difesa aerea nemici nei distretti di Kherson e Kakhovka, su tre aree di concentrazione di armi e attrezzature nell’area di Beryslav. Le unità missilistiche e di artiglieria hanno eseguito 266 missioni di fuoco, anche rafforzando il controllo del fuoco nell’area del Kakhovka HPP, dove gli occupanti stanno cercando di costruire attraversamenti e indebolendo l’esercito nemico in un quartier generale di tre unità lungo la linea del fronte. La posizione della Guardia nazionale russa a Kherson è stata colpita. Il quartier generale dell’unità è stato distrutto nell’area di Davydiv Brid“.

Il presidente del Consiglio per i diritti umani del Cremlino Valery Fadeyev ha proposto di prendere in considerazione la possibilità di aumentare a 45 o 50 anni l’età di richiamo dei lavoratori immigrati e di altri cittadini che sono arrivati in Russia e hanno ricevuto la cittadinanza russa. “La Costituzione dice che difendere la Patria è un dovere e una responsabilità del cittadino della Federazione Russa, senza fare alcuna differenza tra chi ha ricevuto la cittadinanza alla nascita e chi è stato naturalizzato. È necessario colmare questa lacuna giuridica e considerare la possibilità di aumentare l’età di chiamata per i cittadini naturalizzati a 45 o 50 anni”, ha dichiarato Fadeyev. Il sito indipendente Meduza, citando una fonte del Cremlino, ha aggiunto che dal 28 settembre agli uomini in età di mobilitazione nella Federazione Russa sarà vietato lasciare il Paese. Secondo la fonte, per attraversare il confine dovranno ottenere un permesso dal Commissariato militare, una sorta di “visto di uscita”.

Intanto rimangono aperte le urne per il referendum sull’annessione alla Russia in quattro distretti ucraini finiti in mano alle forze della Federazione, voto definito “una farsa” dalla comunità internazionale. Il presidente della Commissione elettorale centrale dell’autoproclamata Repubblica di Donetsk, Vladimir Vysotsky, fa sapere che “oltre 850mila persone hanno votato al referendum sull’adesione della Repubblica di Donetsk alla Russia in due giorni, l’affluenza alle urne raggiunge il 55,05%. Altre 235.546 persone hanno votato fuori dal DPR e nessuna violazione è stata registrata il secondo giorno del referendum, nonostante siano proseguiti intanto i bombardamenti. Si vota fino al 27 settembre”. L’agenzia russa Tass ha fornito i dati sull’affluenza al referendum nei primi due giorni anche negli altri territori occupati: nella regione di Kherson ha votato il 31,79% degli aventi diritto, il 35,54% nella regione di Zaporizhzhia e il 45,86% nell’autoproclamata repubblica di Luhansk. “Per motivi di sicurezza, fino a lunedì in queste regioni le votazioni si terranno nelle aree vicino alle case e inviando funzionari elettorali porta a porta, piuttosto che ai seggi elettorali”, hanno poi concluso.

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