Una maggioranza netta sia a Palazzo Madama che a Montecitorio. Ma non una maggioranza schiacciante: per il centrodestra resta lontana la fatidica quota dei due terzi, che per intenderci consentirebbe a Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi di mettere liberamente mano alla Costituzione. Un progetto, quello di riformare la Carta, che si fa un po’ più complicato per il centrodestra. Grazie al Rosatellum, comunque, la coalizione ottiene una netta maggioranza in entrambi i rami del Parlamento, pur avendo preso “solo” il 44% dei voti. Un predominio conquistato grazie al boom di Fratelli d’Italia, che però – sempre a causa della bizzarra legge elettorale – è legato moltissimo alle mosse di Lega e Forza Italia. Il partito di Salvini, per esempio, ha preso circa un terzo dei voti rispetto alla Meloni (8,9% contro il 26), ma ha eletto 94 parlamentari, cioè più della metà dei 183 di Fdi. Numeri che sommati a quelli di Berlusconi diventano fondamentali per mantenere la maggioranza della coalizione. Ma andiamo con ordine.
I numeri al Senato – Secondo i dati del Viminale, infatti, al Senato il centrodestra ha eletto 112 candidati: un numero distante da quota 133 che rappresenta i due terzi di Palazzo Madama. Ma al quale andrebbero sommati i due seggi agli uninominali del Trentino Alto Adige e quello preso all’Estero dal Maie. Il centrosinistra si ferma a 39 senatori, i 5 stelle ne eleggono 28, mentre 9 sono quelli di Azione/Italia Viva. C’è poi un senatore eletto in Valle d’Aosta, i 6 in totale in Trentino Alto Adige (oltre ai 2 del centrodestra, 2 sono andati Svp e altri 2 al centrosinistra) e 4 nelle circoscrizioni all’Estero: tre sono del Pd e uno del Maie. Un senatore è stato poi eletto nella lista dell’ex sindaco di Messina, Cateno De Luca. Solo all’uninominale, il centrodestra ottiene 59 seggi su 74, il centrosinistra si ferma a 7, mentre il Movimento 5 stelle elegge 5 senatori, restano a zero Carlo Calenda e Matteo Renzi. A livello di partiti, gli eletti da Fratelli d’Italia al proporzionale sono 34, 13 della Lega, 9 di Forza Italia. Sommati agli eletti all’uninominale vuol dire che il Carroccio ottiene 29 seggi, i berlusconiani 18 mentre al partito di Meloni ne vanno 65: per puntare alla maggioranza di 101 ha bisogno dei voti degli alleati. Coi listini, invece, il Pd porta a Palazzo Madama 31 eletti, 3 l’alleanza Verdi/Sinistra, 23 i 5 stelle.
Quelli alla Camera – La soglia dei due terzi – pari a 266 deputati – è lontana anche a Montecitorio: alla Camera, infatti, il centrodestra conquista 235 seggi. La coalizione di centrosinistra avrà 80 deputati, mentre il Movimento 5 Stelle 51 e la lista di Calenda e Renzi 21. Tre seggi vanno alla Südtiroler Volkspartei e uno alla lista di Cateno De Luca. A livello di partiti, nel proporzionale Fratelli d’Italia conquista 69 seggi, la Lega 23, Forza Italia 22 e nessuno Noi Moderati (che però ottiene 7 eletti grazie ad alcuni collegi uninominali sicuri offerti da Fdi). Nel centrosinistra 57 seggi per il Pd, 11 per Alleanza Verdi-Sinistra, nessuno per +Europa – che però ha chiesto il riconteggio, visto che gli mancano diecimila voti per raggiungere la soglia del 3%) – e Impegno Civico di Luigi Di Maio. Ai 5 stelle vanno 51 seggi, 21 per Azione/Italia viva e uno per il Südtiroler Volkspartei. Nell’uninominale, invece, il centrodestra ha conquistato 121 seggi, il centrosinistra 12, i 5 stelle 10, nessuno per Calenda e Renzi, 2 per Südtiroler Volkspartei e uno per Valée D’Aoste. A questi si aggiungono gli 8 deputati eletti all’estero: 4 per il Pd, due per la Lega e uno ciascuno per i 5 stelle e per il Movimento Italiani all’estero. Anche qui i 118 deputati di Fdi da soli sono molto lontani dalla soglia di maggioranza di 201: diventano fondamentali i 65 seggi della Lega e i 45 di Forza Italia. Per un effetto distorsivo del Rosatellum, sommato alla scelta dei candidati negli uninominali sicuri, dunque, il Carroccio ottiene più di metà dei deputati del partito di Meloni, nonostante abbia preso circa un terzo dei voti.
Il ruolo del Colle e le tappe – Se ha fallito l’obiettivo dei 2/3 dei seggi, il centrodestra ha comunque ottenuto una maggioranza netta. Con questi numeri, dunque, la strada per il Quirinale sembra già tracciata. Archiviate le elezioni e con una maggioranza chiara e netta del centrodestra a trazione Meloni, in entrambi i rami del Parlamento, Sergio Mattarella si appresta a riaprire lo studio alla Vetrata e ospitare i gruppi parlamentari. La data cerchiata in rosso più probabile potrebbe essere quella intorno al 20 ottobre, subito dopo la proclamazione degli eletti e l’elezione dei due presidenti di Camera e Senato. Con il numero dei seggi conquistati dalla coalizione formata da Meloni, Berlusconi e Salvini, i giochi sia a palazzo Madama che a Montecitorio dovrebbero concludersi rapidamente come velocemente dovrebbe terminare il confronto tra i capigruppo e il capo dello Stato. La nascita del nuovo governo, dunque, potrebbe richiedere una gestazione molto più breve rispetto ai precedenti per il presidente della Repubblica, che è al suo secondo settennato e ha gestito ben quattro crisi politiche e la nascita di altrettanti governi. Anche per questo motivo in Parlamento è già partito l’impacchettamento degli effetti personali dei parlamentari che usciranno, mentre i preparativi per accogliere i nuovi sono già in fase di preparazione.