di Pietro Francesco Maria de sarlo
Tanto tuonò che piovve. Questo accade quando i media finanziati dalle Ztl, scritti dalle Ztl, letti dalle Ztl, raccontano alle Ztl cosa accade nelle Ztl come se tutto il Paese vivesse nella confort zone delle Ztl. L’agenda Draghi vale elettoralmente meno del 30%, con buona pace del grido di dolore del Paese evocato da Draghi stesso nel suo ultimo discorso che lo aveva spinto a chiedere la fiducia al Senato. Con buona pace di Letta che ha visto franare il suo disegno di distruggere il M5S e ereditarne i voti. Un disegno cinico che si è sostanziato mettendo nell’angolo Conte e il M5S inserendo il termovalorizzatore nel decreto Aiuti, favorendo con Draghi lo scippo di più di 60 parlamentari al M5S, rifiutandosi di fare ascolto, mediazione e sintesi sulle sue istanze e da cui si pretendeva una adesione acritica sulle decisioni di Draghi.
Con buona pace di Calenda e Renzi che confondono la guida politica dei ministeri con la gestione operativa delle direzioni generali. Solo alle seconde si accede per concorso. I tecnici sfigurano sempre in politica. Su Draghi basta vedere l’ultima satira di Crozza e chiedersi quale sia il segno distintivo del suo governo. Se si chiede in giro ai suoi sostenitori cosa ha fatto di buono rispondono evocando il suo prestigio internazionale. Strano guardando la foto di Draghi mentre parla all’Onu alle sedie vuote o perché riceve un premio spesso controverso.
Con buona pace dell’Europa che dopo “lo chiede l’Europa” di montiana memoria, dopo il massacro della Grecia, dopo le insistenze sul Mes e i ricatti dello spread della Bce farebbe bene ad astenersi dal commentare le elezioni italiane perché ottiene solo l’effetto contrario. Diciamoci la verità. Sotto le Alpi, a parte le Ztl, l’Europa riscuote più paura che consenso. E ora? Forse sarebbe ora di ricordarci che la politica è difesa di interessi legittimi, che l’interessi delle Ztl è una frazione infinitamente più piccola della sua rappresentanza politica e che la maggioranza delle persone in Italia vive al di fuori di San Babila o dei Parioli, ma nelle periferie dei grossi centri urbani e nella periferie d’Europa e d’Italia: il Sud.
Possiamo anche raccontarci la favola che il M5S ha fatto voto di scambio ma dobbiamo chiederci, se siamo classe dirigente, chi rappresenta i legittimi interessi di quasi 40% che a votare non è andato e che al Sud diventa quasi il 50% e chi i legittimi interessi del mezzogiorno d’Italia, di Corviale, di Quarto Oggiaro o di Scampia. Quale partito frequenta queste latitudini e chi si ricorda che il loro voto vale, almeno finché saremo una democrazia, come quello di chi abita in via Brera a Milano? Chi lo sa se la categoria dei giornalisti si interrogherà su se stessa, invece di sputare sempre sentenze sui politici, e sulla propria credibilità visto il risultato di Di Maio pompato a dismisura dalle testate giornalistiche più note?
Chi lo sa se qualche domanda se la farà anche il Colle su come si difende la democrazia se la volontà popolare viene sempre violata da manovre di Palazzo con il pretesto dei mercati e della finanza? Chi lo sa se il Pd riscoprirà la propria ragione sociale o se si affiderà a Bonaccini che lo spingerà ancora più a destra decretandone la scomparsa? Chi lo sa se il M5S diventerà a pieno titolo un partito di sinistra aprendosi ai corpi intermedi tipica sponda della sinistra, e senza di cui ogni elezione nazionale diventerà una lotteria in cui si estrae il biglietto fortunato più per la insipienza degli altri che per propri meriti? Chi lo sa se il M5S si renderà conto che politica è rappresentanza anche nelle amministrazioni locali e senza i corpi intermedi in sede locale non si può fare politica? Abbiamo 5 anni ma poco tempo per riflettere perché le macerie a sinistra sono totali e ricostruire una proposta credibile richiederà tempo.