La legge elettorale e il taglio dei parlamentari hanno escluso dal prossimo Parlamento molti volti noti. Nella lista ci sono Luigi Di Maio, ma anche Gianluigi Paragone, Maria Rosaria Rossi e Giulio Centemero. Tra chi non ce l'ha fatta anche Emma Bonino, ma la sua lista chiederà il riconteggio . Fuori anche Filippo Sensi
Il taglio dei parlamentari, un sistema elettorale che non fa sconti e il crollo di molti partiti: sono queste le tre cause per cui diversi candidati illustri non sono riusciti a garantirsi un seggio nel nuovo Parlamento. Tra chi non siederà più a Palazzo Madama c’è un un leghista diventato famoso per le sue posizioni ultra cattoliche e conservatrici. Si tratta di Simone Pillon, avvocato, già vicepresidente della commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza. Non è andata meglio a Monica Cirinnà, storica avversaria politica del leghista e da sempre in prima linea per i diritti civili nelle fila del Partito Democratico.
Tra i grandi esclusi del partito di via Bellerio ci sono anche Giulio Centemero e Alessandro Morelli. Il primo, già deputato e tesoriere del Carroccio, era candidato alla Camera nel collegio plurinominale Lombardia 3-P01; il secondo, viceministro delle infrastrutture era invece candidato per il Senato. Sempre in quota centrodestra, fa rumore anche l’esclusione di Stefania Prestigiacomo, volto storico di Forza Italia, che rimane fuori dalla prossima legislatura. Fu nominata nel 2001 ministro per le Pari Opportunità e nel 2008 alla guida del dicastero dell’Ambiente durante i governi di Silvio Berlusconi. Un altro uomo molto vicino all’ex cavaliere che a questo turno non ce l’ha fatta è il vicepresidente della Camera, Andrea Mandelli. Niente da fare anche per Sestino Giacomoni, il responsabile della Conferenza dei coordinatori regionali. A chiudere la lista dei grandi esclusi del centrodestra c’è Maria Rosaria Rossi, candidata all’uninominale per il centrodestra, in quota Noi moderati: ha perso contro Sergio Costa, già ministro della transizione ecologica nei governi Conte.
Rossi era nelle liste del collegio di Luigi Di Maio a Napoli-Fuorigrotta, dove nemmeno il ministro degli esteri è riuscito a guadagnarsi un posto in parlamento. Impegno civico si è infatti fermato sotto l’1%: per questo non entreranno in parlamento nemmeno Lucia Azzolina, già ministra dell’istruzione, e Vicenzo Spadafora, a capo del dicastero dello sport durante il primo esecutivo di Giuseppe Conte.
Nel centrosinistra, niente poltrona in Parlamento anche per Emanuele Fiano, sconfitto nell’uninominale a Sesto San Giovanni da Isabella Rauti. La loro era una sfida tanto sentita quanto simbolica: figlio di un ebreo sopravvissuto all’Olocausto lui, figlia del fondatore di Ordine nuovo lei. Tra gli esclusi anche Andrea Marcucci, candidato a Livorno e Teresa Bellanova, viceministra delle infrastrutture e mobilità sostenibili candidata nel plurinominale in Puglia. Non potrà portare in Parlamento le istanze del popolo no vax ed euroscettico Gianluigi Paragone: il suo partito, poiché non ha superato la soglia del 3%, non ha eletto nessuno. Nemmeno la lista di Emma Bonino ha superato lo sbarramento: la storica radicale non entrerà quindi in Senato, a differenza dei suoi compagni Benedetto Della Vedova e Riccardo Magi.
Capitolo a parte lo merita Umberto Bossi, entrato per la prima volta in senato nel 1987 tra le fila della Lega Nord. Nel primo collegio plurinominale della Circoscrizione Lombardia 2, a Varese, il Carroccio non ha infatti ottenuto alcun seggio. Nulla è ancora certo, però: “dobbiamo verificare”, spiega Fabrizio Cecchetti, capogruppo lombardo del partito. Fuori anche l’ex sottosegretario Armando Siri, senatore e capo dei dipartimenti della Lega: “La legge elettorale e la ripartizione dei seggi – scrive sui social – non hanno premiato il mio e il vostro sforzo. Ma si va avanti con uguale tenacia e lucidità d’intenti per contribuire all’evoluzione della nostra comunità”. In attesa della distribuzione dei seggi proporzionali c’è anche Valentino Valentini, consigliere di Silvio Berlusconi per la politica estera, candidato in Emilia. Non ce l’ha fatta neanche Filippo Sensi, deputato dem, comunicatore politico (fondatore del blog Nomfup) ed ex portavoce di Matteo Renzi. “Andata, niente, sono fuori”, ha scritto su Facebook. “La mia esperienza parlamentare finisce qui, dopo quasi cinque anni alla Camera che ho cercato di onorare, non sempre riuscendoci, ma – credetemi – ogni singolo giorno. Ogni singolo giorno”.