Con un click su una finta pagina Facebook si veniva rimandati a siti di propaganda russa. Così, Meta ha bloccato oltre 1.600 account che con questo metodo diffondevano notizie false. Tra i siti creati ad hoc, spiega il social, fino a metà luglio “uno si è concentrato sull’Ucraina, due sulla Francia, due sull’Italia, tre sulla Lettonia, quattro sul Regno Unito e cinque sulla Germania”. Poi le pagine di notizie false si sono moltiplicate per tutti i mesi estivi, con un picco a settembre. Tra i siti fake creati per diffondere disinformazione, anche quello falso di Repubblica, ANSA e Guardian. Lo annuncia la stessa compagnia di Mark Zuckerberg: si tratta della rete più grande collegata a Mosca trovata dall’inizio della guerra contro Kiev. L’intervento di Meta è arrivato prima che l’operazione di disinformazione potesse arrivare al grande pubblico.

L’organizzazione di pirati informatici, spiega Meta, pubblicava in contemporanea gli articoli in diverse lingue sulle pagine false. Ad esempio, sul massacro di Bucha è stata diffusa la stessa propaganda sul falso sito dell’ANSA, del Guardian e del tedesco Spiegel. Sono stati trovati anche diversi articoli critici verso l’Ucraina e soprattutto contro le sanzioni occidentali. L’amplificazione delle notizie è stata affidata ad account falsi, che avevano il compito di fare da cassa di risonanza alla disinformazione russa.

Allo stesso tempo i ricercatori della compagnia hanno anche smantellato una rete, molto più piccola di propaganda cinese negli Stati Uniti. L’operazione di Pechino non era però meno pericolosa: è stato il primo canale di informazione cinese a cercare di raggiungere gli statunitensi con messaggi politici in vista delle elezioni di medio termine che si terranno a inizio novembre.

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