Philip Lane, capo economista della Banca centrale europea, suggerisce ai paesi euro di alzare le tasse sui ricchi e sulle aziende che stano realizzando extra profitti per finanziarie aiuti più consistenti ai soggetti più colpiti dalla crisi energetica. In un’ intervista al quotidiano austriaco Der Standard, Lane spiega che i salari dovranno essere in parte adeguati all’inflazione ma che in questa fase sarebbe errato pensare di poter recuperare interamente il potere d’acquisto perso dalle buste paga poiché questo comporterebbe un costo eccessivo per le imprese e quindi l’innescarsi della temuta rincorsa tra prezzi e salari. L’economista dice di essere d’accordo con l’accusa rivolta dai sindacati alle aziende secondo cui starebbero alzando i prezzi a prescindere, approfittando dello scenario inflazionistico che rende più giustificabili i rincari. E rivolto alle aziende afferma: “Non dovrebbero spettarsi lo stesso livello di redditività di quando l’inflazione era bassa. Mantenere un equilibrio a livello collettivo è importante. Per tornare a un’inflazione più bassa, dobbiamo renderci conto che la redditività delle imprese diminuirà per un po‘ e che nemmeno i salari potranno tenere il passo con l’inflazione” .

Lane ricorda che quest’anno spenderemo circa il 5% del reddito dell’area dell’euro per le importazioni di energia mentre prima la spesa era di circa l’1%. “Dovremo sopportare quell’onere collettivamente” afferma, aggiungendo che “il tenore di vita peggiorerà a causa delle bollette energetiche. Questo rende le persone più povere e per molti sembrerà una recessione. Il motivo è che in Europa importiamo tanta dell’energia che consumiamo. Negli Stati Uniti è diverso, quindi ci sono vincitori e vinti a causa degli alti prezzi dell’energia”

Il capo economista della Bce rimarca quindi come siano “le persone più povere della nostra società ad essere più colpite”. Quindi “dal punto di vista dell’equità, ma anche da una prospettiva macroeconomica, i governi dovrebbero sostenere i redditi e i consumi delle famiglie e delle imprese più difficoltà. La questione chiave è se parte di questo sostegno debba essere finanziata da aumenti delle tasse per coloro che stanno meglio. Ciò potrebbe assumere la forma di tasse più elevate sui redditi più alti o su imprese che restano altamente redditizie nonostante lo shock energetico. Questa soluzione ha una spinta minore sull’inflazione rispetto all’aumento dei deficit pubblici“. Le osservazioni di Lane sono in linea con il piano dell’Unione europea che punta a raccogliere 140 miliardi di euro da un prelievo sugli extra profitti nel settore energetico da utilizzare per attutire il colpo dei prezzi elevati. Il piano verrà discusso nel Consiglio europeo di venerdì prossimo. Il piano non contiene invece ipotesi di incremento del prelievo sui redditi più alti.

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