La pancia leghista ribolle. Insulta. Non riesce a digerire il tracollo elettorale. E guarda con stupore alla mancanza di reazioni di fronte all’insostenibile leggerezza con cui, dopo lo tsunami che ha spazzato via le roccaforti del partito: il segretario Matteo Salvini ha detto di aver vinto, di essere voglioso di governare per i prossimi cinque anni, di essere solo deluso per il 9 per cento dei consensi, ma di non voler fare un passo indietro. In Veneto è venuto giù il mondo: chi è andato a dormire convinto di vivere in una terra a maggioranza leghista, si è risvegliato scoprendo in cima a ogni campanile una bandierina con la Fiamma Tricolore. Fratelli d’Italia vale il doppio della Lega. Nel vicino Friuli Venezia Giulia vale il triplo. Nonostante la sconfitta più cocente, il segretario federale ha replicato senza fare alcuna autocritica all’ex segretario lombardo Paolo Grimoldi (“Dignità impone dimissioni”) o all’ex segretario veneto e ora eurodeputato Gianantonio Da Re (“Una disfatta, Salvini deve dimettersi”): “Il mio mandato è in mano ai militanti, non a ex parlamentari o a due consigliere regionali…”. Di fronte a queste risposte, la base dei militanti si sente abbandonata, confusa. E si scatena contro tutta la classe dirigente. Roberto Marcato, assessore regionale di Zaia, sulla sua pagina facebook ha invitato Salvini a trarre le conclusioni: “La Lega deve immediatamente organizzare il congresso, se ciò non avverrà qualcuno dovrà prendersi la responsabilità di aver ucciso un sogno”. La miccia ha acceso i fuochi d’artificio: sotto il post sono spuntate decine di interventi roventi, tutti con nome e cognome.
Cambiare il capo
“La conferenza stampa dopo una devastante sconfitta è un classico con inverosimili scusanti. Salvini ha parlato senza dire nulla”. Un altro utente, Francesco De Piccoli, aggiunge: “Bisogna rimettere il popolo al centro del concetto di politica… Dopo che Salvini ha deciso di stare con Draghi, sarà difficile recuperare la fiducia”. Stefano Gnesotto risponde: “Il problema non è che si è messo con Draghi, il problema sono le cazzate di Salvini. Una dopo l’altra!”. Una fedelissima, Maria Casagrande: “Io sono leghista da una vita e Salvini la mia fiducia l’ha persa quando ha fatto il governo con i Cinquestelle e poi sempre peggio giù giù fino a oggi”. Sarcasmo: “Ringraziate il Capitano”. Epitaffio: “Attualmente è più credibile il Divino Otelma di Salvini… È arrivato il momento che tiriate fuori le palle e prendiate in mano la situazione o andrete tutti a servire cocktail al Papeete”.
Il repulisti
Attacco alla classe dirigente: “La sconfitta non ha un solo padre, ma anche tanti figli che hanno pensato a salvaguardare sé stessi”. Fiducia tradita: “Non avete fatto nulla per cercare di non arrivare a questo disastro. Tornate alle origini, con umiltà, impegno e sacrifici”. C’è anche chi critica coloro che attaccano il segretario: “Vi siete pure fatti fotografare con lui sul palco di Pontida… e poi i manifesti nei quali anche Zaia vi era ritratto assieme”. Ne viene fuori una foto di gruppo – Capitano e colonnelli – incapace di prevedere la batosta. Un nostalgico: “Qualcuno vi aveva avvisato e consigliato di ripartire dalla Lega Veneta!”. Un puro: “Tutti voi che non avete voluto ascoltare le persone allo stremo, dovreste avere la serietà di chiedere scusa e dimettervi. La gente è stanca di ipocrisie”. Un anti-sistema: “Tutti quelli che hanno una ‘carega d’oro’ data dalla gente, se ne sono fregati di chi li ha votati, si dimettano pure loro con Salvini”. Uno attacca il ministro Giorgetti: “Sembrava il suo scendiletto… (di Salvini ndr)”. Un altro lo difende: “Ma Giorgetti non ha fatto le scenate del mojito o la maglietta con la foto di Putin!”.
I governatori
L’alternativa sarebbe a portata di mano. “Che il Doge si faccia avanti” invoca un militante. Eppure, siccome l’interessato sta zitto, un altro lo provoca: “Ma Zaia li ha visti i risultati? Vedo che continua a pubblicare di tutto tranne che di politica, mah…”. Allude al sito del governatore che il giorno dopo il voto, si occupa di agricoltori, fa visita a una vecchia trattoria ed elogia la sanità vicentina. Un altro, rivolto a Marcato: “Caro Roberto forse è ora con Zaia e Fedriga di rivedere la segreteria!”. Ma non tutti convengono: “Non sbaglio se affermo che Zaia e Fedriga spingevano perché Salvini doveva stare con il governo Draghi… non penso sia solo colpa del leader” scrive Massimo Franzoni. “Sono state le scelte politiche come quella di entrare nel governo Draghi che hanno fatto arrabbiare molti leghisti. Zaia e Fedriga devono fare mea culpa, gran parte di questo disastro è colpa loro”. Il difensore d’ufficio: “Salvini è onesto e ingenuo, si è fidato di elementi che hanno deciso una linea politica lontana dai territori per un tornaconto personale. Subito un congresso federale e ridiscutere i ruoli dei governatori che hanno incitato all’odio. Nomi e cognomi li conoscono anche i sassi”. Una leghista sulla stessa linea: “I primi a tradire Salvini sono stati tutti i governatori e ministri… avete votato tutto, restrizioni, vaccino, green pass… almeno Salvini ci ha sempre messo la faccia”. Un altro no-vax in agguato: “Zaia & c… due inoculatori greenpassiani che hanno ghettizzato il nord… miserabili”.
Le ricette
Che fare? Innocente Azzalini, rivolto all’assessore Marcato: “Batti i pugni sul tavolo… e, se occorre, rifondare la vecchia Liga Veneta de conejan (di Conegliano, ndr). Non possiamo lasciare il movimento al capitano di sventura”. Oppure: “Lavorare bene e chiacchierare di meno”. In ogni caso, dice Simone Rossi in dialetto, “Tireghe e recie a quei sora de voialtri…. ma forte forte…e ga da diventar cm quee de un elefante…”: tirategli le orecchie a quelli sopra di voi, ma forte forte, devono diventare come quelle di un elefante. “Urge un congresso immediato – taglia corto Maurizio Poltronieri – Ma il segretario nazionale fa orecchie da mercante. Dopo questa ‘Caporetto’, francamente non è più tollerabile”.
Il rimpianto
Alla fine dei discorsi, i veneti hanno un grande cruccio. “Cinque anni che aspettiamo l’autonomia – riflette Gianpaolo Ventolini – noi veneti siamo polentoni, ma non ci facciamo prendere per i c……i!!!”. “Ora ci comanderà una romana, una sconfitta per noi veneti”. “E pensa, da Roma ladrona a na romana che ne comanda… che fine pori veneti – interviene sconfortato Nicola Brugiolo – Ho paura che adesso l’autonomia ce la possiamo scordare”.