“Simpatizzante, fino alla morte”. Così definiva il proprio rapporto con la cosca Santapaola-Ercolano, Domenico Colombo, tra le 35 persone arrestate nell’inchiesta della Dda di Catania che ha inferto un duro colpo alla famiglia di Cosa nostra etnea. Il 46enne, che è accusato di concorso esterno, è accusato di aver messo a disposizione la propria persona per “compiere qualsiasi attività illecita – si legge nell’ordinanza – impegnandosi nel traffico di stupefacenti, nelle estorsioni, nel recupero crediti e nel prestito a usura”. Colombo, che lavora anche nella Sostare – partecipata del Comune di Catania che per anni si è occupata della gestione degli stalli a pagamento –, avrebbe avuto anche un’altra passione: la politica.

Proprio nelle scorse settimane, è stato impegnato a sostegno della candidatura alle Regionali di Giuseppe Castiglione, il presidente del Consiglio comunale di Catania. Castiglione, che è estraneo alle indagini, con 5326 preferenze è stato il secondo più votato nel collegio di Catania tra i candidati della lista Popolari e Autonomisti, la formazione che fa capo all’ex governatore Raffaele Lombardo e che nei giorni prima del voto è stata colpita dallo scandalo legato all’arresto di Salvatore Ferrigno, candidato che a Palermo è accusato di aver trattato l’acquisto di voti da Cosa nostra.

Per Castiglione, invece, la tornata elettorale è andata nel miglior modo possibile e a festeggiarne l’elezione, la sera dello spoglio, è stato anche Colombo: “Siamo una squadra fortissimi”, è il messaggio, pubblicato su Facebook. Il 46enne ha pubblicato anche una foto insieme a Castiglione e altre persone. “Conosco Colombo da tanti anni – dichiara il neodeputato a ilfattoquotidiano.it – e questo perché lui lavora in Sostare e per me, dato il ruolo istituzionale, è naturale conoscere persone che operano per il Comune. Posso dire di non avere mai sospettato nulla sul suo conto. Durante la campagna elettorale si incontrano tantissime persone e si fanno altrettante fotografie. Ciò di cui sono sicuro – aggiunge – è che il mio percorso verso il voto è stato all’insegna della trasparenza e soprattutto lontano dagli ambienti che Colombo avrebbe frequentato”.

Dall’inchiesta emerge che Colombo a più riprese avrebbe palato di sé “come – sottolinea il gip – se facesse parte di un gruppo, con a capo Vincenzo Sapia”. Quest’ultimo è stato arrestato con l’accusa di appartenere al clan Santapaola. Colombo, invece, è accusato di aver dato un contributo pur non essendo formalmente affiliato. “Faceva molti favori ai Santapaola – ha detto di lui il collaboratore di giustizia Silvio Corra – Si occupava di riscuotere denaro provento di estorsione e anche di piazzare macchinette da gioco. Si mette a disposizione per qualsiasi cosa ai fini di guadagno”.

Nell’ordinanza sono riportate intercettazioni in cui Colombo avvicina soggetti legati alla criminalità per chiedere di interessarsi affinché venisse restituito uno scooter rubato o dice di essersi impegnato per agevolare la concessione di mutui nei confronti di soggetti del calibro del boss Aldo Ercolano. I carabinieri hanno captato anche dialoghi in cui Colombo si sarebbe mostrato pronto anche a organizzare atti ritorsivi. “Siamo indecisi se bruciargli tutte e tre le macchine o una sola”, dice parlando di un uomo che avrebbe ritardato a consegnare denaro alla famiglia mafiosa. In un altro caso, invece, Colombo parla di quintali di skunk di cui sarebbe entrato in possesso il già citato Sapia.

Colombo e Sapia sono accusati di essere stati i protagonisti di un’altra vicenda in cui entra in gioco un altro politico. Si tratta di Matteo Marchese, attuale consigliere comunale a Misterbianco, centro in cui l’anno scorso si è votato dopo lo scioglimento per mafia. “Va richiamata la vicenda dell’intervento di Colombo e Sapia in aiuto all’assessore comunale Marchese – si legge nell’ordinanza –. La vicenda è indicativa della vicinanza del Colombo all’associazione mafiosa e del metodo mafioso utilizzato”. L’uomo avrebbe fatto ricorso a un soggetto “di nota fama mafiosa per risolvere una controversia tra l’assessore e terzi soggetti, che avevano occupato abusivamente un terreno della famiglia”. “Non riesco a capire a cosa si faccia riferimento – replica Marchese a ilfattoquotidiano.it – Ho solo un terreno di proprietà e non è mai stato occupato. Vengo dall’associazione Libera e sono vicino alla chiesa, non chiedere mai aiuto ai mafiosi, denuncerei. Per questo parlerò con i magistrati per fare chiarezza”. Marchese, che non risulta tra i destinatari di misura cautelare, parla del proprio rapporto con Colombo: “Siamo amici, andiamo a caccia insieme, non ho mai pensato potesse essere vicino a soggetti mafiosi – continua –. Nei mesi scorsi, gli è stato concesso il porto d’armi e quando viene dato vengono fatti controlli a carico del richiedente”. Nell’ordinanza si fa riferimento anche al sostegno elettorale che Colombo e Sapia avrebbero dato a Marchese nel 2017, la tornata elettorale conclusasi in anticipo a causa dello scioglimento del comune: “Colombo mi sostenne perché siamo amici, mentre non ho idea di chi sia Sapia. Il mio nome – sottolinea – non è stato incluso nella relazione dei commissari che portò allo scioglimento, a riprova di come non ho mai avuto comportamenti equivoci”. Infine, una battuta sulla decisione di cancellare da Facebook le foto che fino a stamani lo ritraeva insieme a Colombo e Castiglione, dopo la vittoria di quest’ultimo: “L’ho fatto perché l’ho ritenuto giusto, tenerla avrebbe danneggiato sia l’immagine del deputato che la mia”.

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