Mobilitazioni in tutta Italia, da Brescia a Roma e Milano. L'appello delle femministe: "L'attacco all'aborto si inserisce in un attacco generale ai diritti, alle libertà e alla dignità di tutte"
Nella Giornata mondiale per l’aborto libero e sicuro, le femministe di Non una di meno hanno lanciato una mobilitazione locale e nazionale. “Da anni denunciamo la preoccupante limitazione all’accesso all’IVG in Italia”, si legge nell’appello alla manifestazione, “la media nazionale del 70% di obiettori di coscienza nelle strutture sanitarie e del 90 se non 100% in alcune regioni, la non educazione alla contraccezione e l’esagerato costo dei metodi contraccettivi, la progressiva eliminazione dei consultori che mina la tutela della salute delle donne, la mancanza dell’educazione sessuale non binaria nei luoghi di istruzione”.
La manifestazione arriva a pochi giorni dalla vittoria alle elezioni politiche di Giorgia Meloni, leader che non ha mai nascosto le sue posizioni contro l’interruzione di gravidanza, seppur abbia detto di non voler abolire la legge 194. Il problema però, restano le limitazioni già in vigore all’accesso all’aborto. “L’attuazione arbitraria della 194 in Italia”, scrivono le femministe di Non una di meno nel loro appello, “non è slegata dallo scenario internazionale. Dagli Usa all’Est Europa passando per Malta e arrivando fino alle Filippine, il diritto all’aborto è fortemente minacciato e va di pari passo all’erosione dello stato sociale, dei diritti civili e di quelli alla mobilità”. E ancora: “L’attacco all’aborto si inserisce in un attacco generale ai diritti, alle libertà e alla dignità di tutte. L’ipocrisia della classe governante è insopportabile: si definiscono per la vita, ma sono per la guerra, uccidono migliaia di persone alle frontiere, sono contro ogni forma di reddito di autodeterminazione, fingono di non sapere che non si può impedire l’aborto, si può solo renderlo illegale e mortale”.
Proprio oggi, anche l’Associazione Coscioni è tornata a chiedere al ministero della Salute l’accesso ai dati. “È passato un anno dalla prima richiesta che, come associazione Luca Coscioni, abbiamo rivolto a Roberto Speranza e cioè quella di aprire i dati sulla legge 194 per poter conoscere la reale applicazione della legge sull’interruzione volontaria di gravidanza (qui tutti i dettagli)”, ha dichiarato Filomena Gallo, avvocata e segretaria nazionale dell’associazione Luca Coscioni. “Rinnoveremo la richiesta al prossimo ministro della Salute”, ha aggiunto. “In attesa della formazione del nuovo governo, il ministro uscente, se volesse, potrebbe aprire i dati come ultima decisione a garanzia della possibilità di conoscere se e come è applicata una legge che deve garantire il diritto alla salute delle donne. Solo con dati aperti e aggiornati è possibile sapere lo stato di salute effettivo della legge 194/78. Oltre all’apertura dei dati continueremo a chiedere che tutte le Regioni offrano la possibilità di eseguire gli aborti farmacologici, ove possibile in regime ambulatoriale, come previsto dalle norme in vigore (linee di indirizzo ministeriali del 2020); che venga inserito un indicatore specifico nei parametri di valutazione Lea sulla effettiva possibilità di accedere all’aborto volontario in ogni regione e che la relazione ministeriale venga presentata ogni anno nel rispetto dell’articolo 16 della stessa legge”.