La maggioranza del Consiglio regionale toscano si divide sulla riforma delle guardie mediche immaginata dai dem. Italia Viva vota con l'opposizione e manda un messaggio al presidente: se apre ai 5 Stelle, i renziani sono pronti a uscire dalla giunta. Dietrofront di Giani: "Nessun cambiamento nell'alleanza"
Le conseguenze della sconfitta alle elezioni politiche giungono a cascata anche sulle vicende più locali del Partito Democratico. Il primo incidente di percorso avviene in Toscana, dove in consiglio regionale Italia Viva – che fa parte della maggioranza a sostegno del presidente Eugenio Giani – ha voluto mandare un messaggio agli alleati del Pd. L’occasione è stata la riforma del servizio di guardia medica. Ma, dietro al merito, si nasconde un confronto tutto politico. I renziani hanno scelto di votare con l’opposizione in risposta all’apertura di Giani nei confronti del Movimento 5 Stelle. Un’idea di campo largo che non piace a Italia Viva: il partito di Renzi ha manifestato a livello nazionale come il suo interesse in fatto di alleati sia più rivolto al centrodestra che a un ipotetico schieramento progressista, formato da Pd e M5S. Come ammesso da Stefano Scaramelli – uno dei due esponenti di Italia Viva in regione e vicepresidente del Consiglio toscano – il voto contro il Pd ha la volontà di “tutelare le guardie mediche e gli infermieri nei presidi”, ma ha anche una forte “valenza politica”. “È evidente che i rapporti di forza siano cambiati”, ha dichiarato Scaramelli.
Il messaggio è arrivato forte e chiaro a Giani. Nicola Danti, eurodeputato e coordinatore regionale di Italia Viva, aveva avvertito il presidente: “Vedo che Eugenio continua a ragionare di campo largo. Sappia che se allarga la giunta ai grillini, noi usciamo”. Dall’altra parte i pentastellati hanno ridimensionato la proposta di collaborazione del Pd nei confronti del Movimento. “Due anni fa il presidente Giani manifestò la stessa intenzione del campo largo, ma io non ricordo di aver mai avuto contatti concreti, almeno da parte sua, per avviare questo percorso”, ha dichiarato Irene Galletti, capogruppo M5S nel Consiglio regionale della Toscana. Un campo “eccessivamente largo” quello proposto dal presidente della regione, secondo Galletti, che mettendo insieme forze politiche così distanti non può funzionare, se non per aumentare il consenso politico di Giani in ottica della rielezione nel 2025.
Puntualmente è arrivato il dietrofront della presidenza. Giani ha rassicurato i renziani che la maggioranza non si allargherà ai 5 stelle: “Io voglio sempre più lavorare con la mia giunta”, ha detto, “che da mesi non vede differenziazioni, non vede prese di posizioni diverse da quelle che esprimiamo come Pd, a quelle che esprime Stefania Saccardi – Italia Viva – come vicepresidente, a quelle che esprime Serena Spinelli che proviene dalla sinistra oltre il Pd, quindi grande armonia”. Ha poi assicurato che sui temi amministrativi le fibrillazioni elettorali spariscono subito, e sull’avvicinamento al Movimento spiega: “I Cinque stelle a cui avevo offerto una possibilità di dialogo hanno subito rifiutato. Quindi non si pone questo tema e questo argomento”. Assicurazioni necessarie a sotterrare l’ascia di guerra all’interno del Consiglio e a calmare le acque di un Pd toscano che deve fronteggiare anche la rivolta contro Simona Bonafè. L’eurodeputata e segretaria regionale del partito in Toscana ha definito la sconfitta “una lieve flessione”, scatenando le reazioni degli iscritti che già a livello nazionale dibattono sul futuro del Nazareno. Chiedere in questo senso anche al sindaco di Firenze, Dario Nardella, che si dice disponibile a “costruire un gruppo dirigente nuovo”.
Il risultato di questo scontro è stato il voto del 27 settembre sulla mozione riguardo la riorganizzazione del servizio di guardia medica all’interno della regione. L’atto è stato presentato a inizio settembre da Scaramelli e recepiva un emendamento apportato dalla stessa Galletti. La riorganizzazione, così come era stata presentata dal Pd, avrebbe previsto una sospensione del servizio di guardia medica nella fascia oraria dalle 24 alle 8 in circa 60 postazioni della regione. Il paziente avrebbe dovuto rivolgersi al centralino unico delle Asl e, successivamente, a un numero unico. La centrale avrebbe poi distribuito le chiamate dei cittadini in base alle necessità: inviati alle postazioni con medico o dirottati al 118 per le urgenze. “L’ipotesi di sostituire la continuità assistenziale con una sorta di call center – ha detto in aula Scaramelli – svilisce la professione medica e mortifica nel contempo il contributo del volontariato”. La risposta del Pd è stata affidata all’intervento di Enrico Sostegni che ha spiegato come fosse prevista un nuova rete di riferimento per il cittadino: “I dati ci dicono che la media toscana di questo servizio è di due telefonate a notte. Non tutti i punti di guardia medica verranno tolti dalle 24 alle 8. Nei posti lontani dai presidi ospedalieri la guardia medica non verrà toccata”. Mentre il gruppo dem bocciava la mozione, tutta l’opposizione, dalla destra ai Cinque stelle, la votava.