Si avvicina la stagione invernale e in molti si preparano al cambio gomme, che però non sempre è necessario. Per orientare la scelta dell’automobilista nell’acquisto del pneumatico più adatto alle proprie esigenze nel periodo invernale, in Michelin consigliano di porsi una semplice domanda: con che frequenza si incontrano condizioni di guida invernali severe? Se accade solo occasionalmente, la Casa del Bibendum propone la gamma CrossClimate: con un solo treno di gomme si è a posto tutto l’anno, anche da un punto di vista normativo. Se, viceversa, è regolare trovarsi in mezzo a frequenti nevicate e con temperature basse l’azienda francesa propone la gamma Alpin.
Entrambe hanno la certificazione 3PMSF (3 Peak Mountain Snow Flake), rilasciata dopo il superamento di specifici test su neve, che si aggiunge alla marcatura M + S e ne attesta l’idoneità a circolare su strade in cui è previsto l’obbligo di dotazioni invernali.
La gamma CrossClimate si è da poco arricchita del pneumatico 2 SUV, un’evoluzione pensata per le esigenze di questi modelli che tanto sono apprezzati dal pubblico. E a dirlo sono i numeri. Tra il 2015 e il 2021 il mercato delle gomme invernali in Italia è sceso del 14,1% mentre quello relativo agli pneumatici All Season, nello stesso periodo, è cresciuto del 180%. Se poi si scompongono ulteriormente i dati si vede che il mercato delle All Season dedicato agli sport utility ha avuto un sorprendente balzo del +447%. Michelin quindi non poteva farsi trovare impreparata e con il CrossClimate 2 SUV, che si aggiunge agli altri prodotti, è in grado di coprire il 99% del mercato europeo.
Il CrossClimate 2 SUV, rispetto alla generazione precedente è più sicuro e ha una maggior durata chilometrica. Disponibile in 40 misure, per cerchi da 17 fino a 20 pollici, la mescola del battistrada, con una maggiore densità di silice e nero di carbone, si adatta alle differenti condizioni meteo, su strada asciutta, bagnata e innevata, garantendo così la migliore aderenza e trazione. Il disegno del battistrada a “V” favorisce il drenaggio dell’acqua, sia da nuovo che da usurato, dal centro verso la spalla del pneumatico, per una migliore frenata sul bagnato. A questo si aggiunge l’utilizzo della tecnologia Maxtouch Construction che consente di massimizzare l’area di contatto del pneumatico con la strada e distribuisce uniformemente le forze di accelerazione, frenata e sterzata, ottimizzando la durata chilometrica.
Stando a quanto dichiarato da Michelin, infatti, CrossClimate 2 SUV permetterebbe di percorrere in media 5.000 km in più rispetto ai suoi principali concorrenti, mantenendo elevati livelli di sicurezza anche quando l’usura del battistrada è prossima al limite legale di usura, a prescindere dalle condizioni meteorologiche. Usare uno pneumatico per più chilometri ha un doppio vantaggio: per il cliente che potrà posticipare l’acquisto di una nuova gomma ma anche per l’ambiente, poiché ci sono meno gomme da smaltire e meno materie prime necessarie per costruirne di nuove.
Abbiamo avuto la possibilità di testare il CrossClimate 2 SUV al Porsche Experience Center di Franciacorta alternando prove di aderenza, di off-road, evitamento ostacolo e slalom tra i birilli. Esercizi che ci hanno visto al volante di un’Audi Q5, in cui è stato evidente il ridotto spazio di frenata e la grande trazione degli pneumatici, particolarmente esaltata nella parte di pista a bassissima aderenza, che simula condizioni di ghiaccio. Un’Audi Q3 plug-in hybrid con un motore 1.4 TFSI a cui si affianca il propulsore elettrico, per 245 cavalli complessivi e 400 Nm di coppia è stata la nostra compagna di viaggio in un percorso che invece ci ha portato fino al Lago d’Iseo. Colline e tornanti che hanno messo in evidenza il convincente comfort degli pneumatici e nonché la loro silenziosità.
Fatti a motore
Michelin CrossClimate 2SUV, la gomma all season dedicata agli sport utility
La casa francese ha presentato a nuova copertura, specificamente ideata e progettata per le esigenze dei suv. Punti di forza: sicurezza e durata
Si avvicina la stagione invernale e in molti si preparano al cambio gomme, che però non sempre è necessario. Per orientare la scelta dell’automobilista nell’acquisto del pneumatico più adatto alle proprie esigenze nel periodo invernale, in Michelin consigliano di porsi una semplice domanda: con che frequenza si incontrano condizioni di guida invernali severe? Se accade solo occasionalmente, la Casa del Bibendum propone la gamma CrossClimate: con un solo treno di gomme si è a posto tutto l’anno, anche da un punto di vista normativo. Se, viceversa, è regolare trovarsi in mezzo a frequenti nevicate e con temperature basse l’azienda francesa propone la gamma Alpin.
Entrambe hanno la certificazione 3PMSF (3 Peak Mountain Snow Flake), rilasciata dopo il superamento di specifici test su neve, che si aggiunge alla marcatura M + S e ne attesta l’idoneità a circolare su strade in cui è previsto l’obbligo di dotazioni invernali.
La gamma CrossClimate si è da poco arricchita del pneumatico 2 SUV, un’evoluzione pensata per le esigenze di questi modelli che tanto sono apprezzati dal pubblico. E a dirlo sono i numeri. Tra il 2015 e il 2021 il mercato delle gomme invernali in Italia è sceso del 14,1% mentre quello relativo agli pneumatici All Season, nello stesso periodo, è cresciuto del 180%. Se poi si scompongono ulteriormente i dati si vede che il mercato delle All Season dedicato agli sport utility ha avuto un sorprendente balzo del +447%. Michelin quindi non poteva farsi trovare impreparata e con il CrossClimate 2 SUV, che si aggiunge agli altri prodotti, è in grado di coprire il 99% del mercato europeo.
Il CrossClimate 2 SUV, rispetto alla generazione precedente è più sicuro e ha una maggior durata chilometrica. Disponibile in 40 misure, per cerchi da 17 fino a 20 pollici, la mescola del battistrada, con una maggiore densità di silice e nero di carbone, si adatta alle differenti condizioni meteo, su strada asciutta, bagnata e innevata, garantendo così la migliore aderenza e trazione. Il disegno del battistrada a “V” favorisce il drenaggio dell’acqua, sia da nuovo che da usurato, dal centro verso la spalla del pneumatico, per una migliore frenata sul bagnato. A questo si aggiunge l’utilizzo della tecnologia Maxtouch Construction che consente di massimizzare l’area di contatto del pneumatico con la strada e distribuisce uniformemente le forze di accelerazione, frenata e sterzata, ottimizzando la durata chilometrica.
Stando a quanto dichiarato da Michelin, infatti, CrossClimate 2 SUV permetterebbe di percorrere in media 5.000 km in più rispetto ai suoi principali concorrenti, mantenendo elevati livelli di sicurezza anche quando l’usura del battistrada è prossima al limite legale di usura, a prescindere dalle condizioni meteorologiche. Usare uno pneumatico per più chilometri ha un doppio vantaggio: per il cliente che potrà posticipare l’acquisto di una nuova gomma ma anche per l’ambiente, poiché ci sono meno gomme da smaltire e meno materie prime necessarie per costruirne di nuove.
Abbiamo avuto la possibilità di testare il CrossClimate 2 SUV al Porsche Experience Center di Franciacorta alternando prove di aderenza, di off-road, evitamento ostacolo e slalom tra i birilli. Esercizi che ci hanno visto al volante di un’Audi Q5, in cui è stato evidente il ridotto spazio di frenata e la grande trazione degli pneumatici, particolarmente esaltata nella parte di pista a bassissima aderenza, che simula condizioni di ghiaccio. Un’Audi Q3 plug-in hybrid con un motore 1.4 TFSI a cui si affianca il propulsore elettrico, per 245 cavalli complessivi e 400 Nm di coppia è stata la nostra compagna di viaggio in un percorso che invece ci ha portato fino al Lago d’Iseo. Colline e tornanti che hanno messo in evidenza il convincente comfort degli pneumatici e nonché la loro silenziosità.
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Verona, 13 mar. - (Adnkronos) - "Abbiamo voluto e portato all’interno di una manifestazione fieristica un progetto di natura sociale, per la prima volta in assoluto, in quanto non era mai accaduto che si dedicasse un intero padiglione alla fiera del sociale. Lo abbiamo fatto per la prima volta in occasione del primo evento di LetExpo, e ora siamo alla quarta edizione. Siamo partiti con tre organizzazioni tra fondazioni e associazioni: Fondazione Grimaldi, la Comunità Lautari e l’ospedale pediatrico Santobono Pausilipon, con la sua Fondazione. Oggi sono più di 50 organizzazioni, c’è stata una crescita esponenziale. Sono felice di aver condiviso tutte queste annate con il ministro per le Disabilità Alessandra Locatelli, che ha condiviso con noi questi momenti”. Lo ha detto Eugenio Grimaldi, executive manager del Gruppo Grimaldi e presidente di Alis per il Sociale alla quarta edizione di LetExpo, la fiera di riferimento per i trasporti, la logistica, i servizi alle imprese e la sostenibilità, in programma a Verona fino al 14 marzo. La fiera è promossa da Alis in collaborazione con Veronafiere, LetExpo rappresenta l’evento nazionale e internazionale di riferimento della filiera, con un focus sulle attuali dinamiche geopolitiche e sulla sostenibilità ambientale, economica e sociale.
“Il ministro Locatelli ha ascoltato le istanze di queste fondazioni e organizzazioni, ci ha invitato a Palazzo Chigi, dove abbiamo avuto modo di parlare delle loro criticità e ascoltandole credo che nei nuovi decreti abbiano potuto portare e sollevare delle linee guida presenti oggi in questi nuovi decreti. Quindi, rappresenta un risultato tangibile che ci dà grande soddisfazione - afferma Grimaldi - Ho avuto la percezione anche di una crescita per i prossimi anni e questo dà sicuramente grande soddisfazione e ancora più voglia di lavorare”.
“E’ stato un momento di grande soddisfazione aver avuto momenti di condivisione con i gruppi del ministero della Difesa, come l’esercizio, che hanno partecipato in senso attivo non solo nel padiglione, dove c'è l'organizzazione del Ministero della Difesa, ma si sono avvicinati al padiglione 1, dedicato al sociale - spiega - Già abbiamo condiviso che l'anno prossimo avremo una partecipazione anche all’interno dell’organizzazione da parte loro. Abbiamo avuto anche l'Aeronautica militare, che con la Fanfara ha aperto il padiglione nella giornata inaugurale”. “Voglio ringraziare tutte le imprese, che rappresentano il senso di questo evento e le aziende che hanno già portato a termine alcuni progetti con la Comunità Lautari e con la Fondazione Grimaldi, ma soprattutto che hanno portato a compimento già con la Fondazione Santobono. C'è un senso pratico e tangibile del lavoro espresso in questo padiglione e in questa fiera, che porta sicuramente dei risultati nel terzo settore, dove ci sono i più fragili”, conclude Grimaldi.
Roma, 13 mar. (Adnkronos) - Cresce la consapevolezza degli italiani verso la sostenibilità alimentare. A testimoniarlo è la recente indagine 'Le scelte alimentari degli italiani tra sostenibilità e consumo: percezioni e preferenze verso i prodotti certificati' commissionata a Consumerismo No Profit da Findus e presentata oggi durante un incontro svoltosi presso l’Acquario Civico di Milano.
Secondo il sondaggio, quasi 7 consumatori su 10 (il 68% degli intervistati) considera la sostenibilità un fattore importante, con quasi il 20% che la ritiene un driver fondamentale nella scelta dei prodotti alimentari da acquistare. Inoltre, l’indagine evidenzia come le abitudini d’acquisto stiano cambiando: rispetto a 10 anni fa, il 66% degli intervistati dichiara di aver aumentato la propria attenzione nei confronti di prodotti certificati sostenibili e 2 italiani su 10 li cercano attivamente al supermercato. Quasi la metà degli intervistati (46%) dichiara di leggere spesso le etichette per verificare la provenienza e la filiera dei prodotti alimentari, il 26% lo fa sempre.
Per quanto riguarda i prodotti certificati sostenibili, 1 italiano su 10 (12%) li sceglie sempre, mentre il 71% li acquista occasionalmente, approfittando di offerte e promozioni, dimostrando una predisposizione selettiva che spesso dipende dal prezzo. Quando si tratta di prodotti ittici, la qualità e la freschezza rimangono il principale fattore di scelta per il 64% degli intervistati, seguiti dalla provenienza del pesce (59%) e dal prezzo (51%). Ma è da segnalare anche che 1 consumatore su 4 (26%) indica le certificazioni di sostenibilità come un criterio determinante nella scelta dei prodotti ittici, un dato che suggerisce come le certificazioni stiano entrando tra i criteri di scelta, seppure ci sia da continuare a lavorare.
Roma, 13 mar. (Adnkronos) - Cresce la consapevolezza degli italiani verso la sostenibilità alimentare. A testimoniarlo è la recente indagine 'Le scelte alimentari degli italiani tra sostenibilità e consumo: percezioni e preferenze verso i prodotti certificati' commissionata a Consumerismo No Profit da Findus e presentata oggi durante un incontro svoltosi presso l’Acquario Civico di Milano.
Secondo il sondaggio, quasi 7 consumatori su 10 (il 68% degli intervistati) considera la sostenibilità un fattore importante, con quasi il 20% che la ritiene un driver fondamentale nella scelta dei prodotti alimentari da acquistare. Inoltre, l’indagine evidenzia come le abitudini d’acquisto stiano cambiando: rispetto a 10 anni fa, il 66% degli intervistati dichiara di aver aumentato la propria attenzione nei confronti di prodotti certificati sostenibili e 2 italiani su 10 li cercano attivamente al supermercato. Quasi la metà degli intervistati (46%) dichiara di leggere spesso le etichette per verificare la provenienza e la filiera dei prodotti alimentari, il 26% lo fa sempre.
Per quanto riguarda i prodotti certificati sostenibili, 1 italiano su 10 (12%) li sceglie sempre, mentre il 71% li acquista occasionalmente, approfittando di offerte e promozioni, dimostrando una predisposizione selettiva che spesso dipende dal prezzo. Quando si tratta di prodotti ittici, la qualità e la freschezza rimangono il principale fattore di scelta per il 64% degli intervistati, seguiti dalla provenienza del pesce (59%) e dal prezzo (51%). Ma è da segnalare anche che 1 consumatore su 4 (26%) indica le certificazioni di sostenibilità come un criterio determinante nella scelta dei prodotti ittici, un dato che suggerisce come le certificazioni stiano entrando tra i criteri di scelta, seppure ci sia da continuare a lavorare.
Roma, 13 mar. - (Adnkronos) - Il Gruppo Webuild ha chiuso il 2024 con risultati record, superando gli impegnativi obiettivi previsti per l’anno grazie a una crescita a doppia cifra, con ricavi pari a 12 miliardi (+20% sul 2023) mentre l'Ebitda ammonta a 967 milioni (+18%, rispetto a una guidance fissata sopra i 900 milioni), corrispondente a un margine del’8,1%. Il gruppo sottolinea come la struttura finanziaria si è rafforzata ulteriormente mantenendo per il quarto anno consecutivo una posizione di cassa netta, che si attesta a 1.445 milioni nel 2024 (ben superiore agli oltre 400 milioni fissati nella guidance) mentre la leva finanziaria si è ridotta a 2,9x, attestandosi ad un livello migliore rispetto ai principali player internazionali di settore.
La crescita - si sottolinea - è trainata dallo sviluppo delle attività in Italia (Alta Velocità/Alta Capacità ferroviaria MilanoGenova e Verona-Padova, Alta Velocità ferroviaria Napoli-Bari e Palermo-Catania-Messina), in Australia (Snowy Hydro 2.0, SSTOM Sydney Metro, Perdaman e North East Link di Melbourne) e in Arabia Saudita (Trojena Dams e Connector South).
Il Gruppo ha continuato a consolidare la propria leadership in Italia e nei principali mercati internazionali, tra cui Europa, Australia, Stati Uniti e Medio Oriente, che nel 2024 hanno contribuito per oltre il 90% ai ricavi, a conferma del proseguimento dell’impegno nella politica di de-risking.
A fine 2024 il portafoglio ordini totale di Weibuld risultava pari a 63,2 miliardi di euro, di cui 54,3 miliardi relativi a construction e 8,9 miliardi riferiti a concessions e operation & maintenance. Il backlog construction - si sottolinea in una nota - "si conferma tra i più alti rispetto ai principali peers europei nel segmento construction". Peraltro, ricorda Webuild, circa il 90% del backlog construction del Gruppo è relativo a progetti legati all’avanzamento degli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) delle Nazioni Unite. In termini di geografie il portafoglio ordini risulta prevalentemente distribuito tra Italia, paesi dell’Europa Centrale e del Nord, Stati Uniti, Medio Oriente ed Australia - principalmente in segmenti legati alla mobilità sostenibile quali l’alta velocità, il settore ferroviario e il settore stradale - portando i progetti in queste geografie a quasi il 90% del backlog construction.
Alla luce dei risultati record raggiunti nel 2024, ma anche "del consolidato posizionamento in un mercato in forte espansione e della robusta piattaforma costruita nel tempo", Webuild ha rivisto al rialzo i target 2025, definiti nel piano "Roadmap al 2025 – The Future is Now", che già prevedevano obiettivi ambiziosi. La nuova guidance prevede per il 2025 ricavi superiori a 12,5 miliardi (il target precedente era di 10,5-11 miliardi), un Ebitda maggiore di 1,1 miliardi, rispetto ad un precedente target di €990-1.050 milioni, e una solida cassa netta superiore a 700 milioni, rispetto all’indicazione di una cassa netta positiva.
Webuild ha chiuso il 2024 con un utile netto attribuibile ai Soci della Controllante adjusted di 247 milioni di euro contro i 236 milioni del 2023.Il risultato prima delle imposte adjusted si attesta a 434 milioni con un aumento del 10% rispetto all’esercizio precedente mentre le Imposte sul reddito adjusted ammontano a 181 milioni. La Posizione finanziaria netta delle attività continuative al 31 dicembre 2024 era positiva per 1.445 (€1.431 milioni al 31 dicembre 2023), registrando un risultato superiore alle attese. Questo risultato - si sottolinea in una nota - "conferma l’efficacia delle strategie adottate per ottimizzare la gestione del capitale circolante e riflette i successi commerciali conseguiti dal Gruppo anche nel 2024, assumendo ancora maggiore rilevanza alla luce degli investimenti in dotazioni tecniche e beni in leasing (970 milioni) per l’avvio dei grandi progetti in corso".
A fine esercizio l’indebitamento lordo, al netto dell’effetto temporaneo di incremento del debito legato all’operazione di liability management di ottobre 2024, si attesta a 2,765 miliardi (2,609 miliardi nel 2023), con un rapporto Indebitamento lordo/EBITDA di 2,9x, in riduzione rispetto al dato di 3,2x al 31 dicembre 2023. Alla luce dei risultati nell'assemblea che sarà convocata per il 16 aprile sarà proposto un dividendo di 0,081 euro per azione ordinaria (+14%) e di 0,26 euro per ciascuna azione di risparmio.
Napoli, 13 mar. (Adnkronos/Labitalia) - In una Campania in crescita, ma ancora segnata dal fenomeno della fuga di talenti, il legame tra formazione universitaria e sviluppo economico diventa cruciale. Se ne è discusso presso la Sala D’Amato dell’Unione Industriale Napoli, durante l’evento 'Muoversi nelle professioni e sul territorio', promosso dalla Luiss e dedicato alle lauree magistrali dell’Ateneo.
“La Luiss lavora in prima linea per costruire corsi di laurea magistrale strettamente legati alle necessità del mercato del lavoro. Pur avendo sede a Roma, dedichiamo particolare attenzione alla Campania, seconda regione di provenienza dei nostri studenti e territorio ricco di opportunità nei settori chiave come turismo, agroalimentare e aerospazio. Il nostro obiettivo è collaborare con le imprese campane affinché i nostri studenti possano realizzarsi professionalmente all’interno di esse, raggiungendo posizioni apicali”, ha spiegato Enzo Peruffo, Dean della Graduate School Luiss e responsabile dello sviluppo dei percorsi magistrali dell’Ateneo.
Durante l’incontro sono state illustrate anche le caratteristiche dell’offerta formativa Luiss: “E' importante farsi guidare dalle proprie passioni e dai propri interessi, ma anche essere pronti a sviluppare nuove competenze trasversali, saper dialogare con l’intelligenza artificiale con solide competenze verticali e lavorare sulle life skills, le cosiddette competenze della vita. Solo così si potranno affrontare le trasformazioni attuali e future. Per noi è fondamentale interagire con tutte le realtà del territorio, da cui traiamo spunto per disegnare un’offerta formativa sempre più aderente alle esigenze del mercato del lavoro. Il nostro obiettivo è formare studenti altamente preparati, motivati e appassionati, in grado non solo di entrare nel mondo del lavoro, ma di costruire percorsi di carriera soddisfacenti e di successo”.
Roma, 13 mar. (Adnkronos/Labitalia) - Si è conclusa oggi la terza edizione del Welfare day evento di riferimento per il mondo del welfare aziendale, organizzato da Comunicazione Italiana in collaborazione con Pluxee Italia, player globale leader nei benefit aziendali e nell’employee engagement. La giornata, ospitata presso Palazzo dell’Informazione in Roma e trasmessa in diretta su www.comunicazioneitaliana.tv, ha offerto spunti concreti su come le imprese possano integrare il welfare nelle proprie strategie, favorendo sostenibilità, engagement dei dipendenti e innovazione.
L'evento si è aperto con il Keynote Speech di Pluxee Italia, in cui Anna Maria Mazzini e Tommaso Palermo - rispettivamente Chief Growth Officer e Managing Director di Pluxee Italia - hanno evidenziato come il welfare aziendale stia evolvendo in una strategia collettiva, guidata dalla digitalizzazione e dalla crescente personalizzazione dei servizi. Attraverso dati e case study, è emerso come la tecnologia stia rivoluzionando la gestione del benessere dei dipendenti, rendendolo più accessibile ed efficace. Durante l’evento Pluxee ha presentato anche la nuova piattaforma welfare: un’innovazione che amplia l’offerta dei servizi offerti, basata su flessibilità, accessibilità e ampiezza del network.
Nel corso delle tre sessioni talk show, con la partecipazione di Chro, welfare manager e altre figure hr chiave di aziende del Paese, sono stati affrontati alcuni dei temi più rilevanti per il futuro del welfare. Nel primo, 'Welfare strategico: l’alleanza tra hr e business e la creazione di valore sostenibile', con la conduzione di Esther Intile di Enel Group, è stato approfondito il legame tra il welfare aziendale e la sostenibilità delle imprese. Tra i punti emersi, la necessità di un approccio integrato tra hr e business per massimizzare l’impatto positivo del welfare sulla produttività e sulla retention dei talenti.
Nel secondo panel, “Il ruolo dei benefit aziendali all'interno della strategia di welfare”, si è discusso di come i benefit siano passati da strumenti standardizzati a soluzioni sempre più personalizzate, grazie all’ascolto attivo delle esigenze dei dipendenti e all’uso di piattaforme digitali. Relatori e relatrici hanno sottolineato l'importanza di costruire un ecosistema aziendale basato sulla flessibilità e sull’inclusione, ma hanno anche posto l’accento su una criticità diffusa: troppi dipendenti non conoscono o non sfruttano i benefit a loro disposizione. Servono quindi strategie di comunicazione più efficaci per favorire un reale engagement.
Il terzo e ultimo talk show, “La centralità del welfare nelle strategie di attraction e retention”, ha posto l’attenzione sulla crescente importanza del welfare come strumento di attrazione e fidelizzazione dei talenti. Tra le best practice emerse, il rafforzamento di benefit legati alla salute, al sostegno alla genitorialità e al benessere psicologico, aspetti ormai fondamentali per le nuove generazioni di lavoratori.
La sfida è coniugare ascolto e personalizzazione, superando l’approccio one-size-fits-all e costruendo soluzioni di welfare sempre più dinamiche, scalabili e in linea con le nuove esigenze del mondo del lavoro. Un welfare aziendale davvero efficace non solo migliora il benessere di lavoratori e lavoratrici, ma genera un impatto positivo sull'intera organizzazione, contribuendo alla sostenibilità e alla crescita nel lungo periodo. Durante l’evento hanno condiviso la loro esperienza le seguenti aziende: Altergon Italia, Atac, Eidosmedia, Fater, Fedegroup, Fendi, Hewlett Packard Enterprise, Philip Morris International, Procter & Gamble, Rheinmetall Italia, Ria Money Transfer e Tim. L’evento potrà a breve essere riascoltato su www.comunicazione.tv. L’appuntamento con il Welfare day si rinnova per il 2026, con l’obiettivo di continuare a tracciare il futuro del welfare aziendale in Italia.
Milano, 13 mar. (Adnkronos) - "Procederemo a tutelare la reputazione e l’onorabilità dello studio legale Giarda nelle opportune sedi competenti, come, del resto, già avvenuto in passato nei confronti dello stesso avvocato Massimo Lovati, confidando che questa vicenda possa finalmente trovare la giusta definizione, da tempo auspicata anche dal fondatore dello studio". Gli avvocati Fabio ed Enrico Giarda, ex difensori di Alberto Stasi, condannato in via definitiva a 16 anni per l'omicidio della fidanzata Chiara Poggi, replicano così alle affermazioni del difensore di Andrea Sempio, nuovamente indagato per il delitto di Garlasco, che ha sostenuto che "l'indagine del 2017 è stata frutto di una macchinazione".
Dichiarazioni ritenute dai fratelli Giarda "del tutto gratuite e gravemente lesive. L'avvocato Lovati evidentemente dimentica che la denuncia a suo tempo presentata nel 2017 da Andrea Sempio nei confronti dello studio legale Giarda e degli investigatori incaricati è stata archiviata nel 2020 dal gip di Milano, che nella sua ordinanza ha certificato l’assoluta correttezza dell’attività di raccolta e successiva estrazione dai reperti".