“Proibire l’espianto di un organo sano e funzionante non è discriminazione, a condizione che la stessa decisione sia assunta per chiunque”. Due cardinali cattolici statunitensi, Blase Cupich e Timothy Dolan, in una lettera aperta pubblicata sul portale dei gesuiti americani “America”, si schierano contro gli interventi per la transizione di genere negli ospedali cattolici, e li definiscono “una coercizione del governo che si intromette nella libertà religiosa delle strutture sanitarie basate sulla fede”. Il riferimento è alla decisione del Congresso di estendere fino al 2025 l’Affordable Care Act – riforma della Sanità voluta da Obama – e di rinforzare la sezione 1557 contro le discriminazioni legate al sesso. Tale sezione invita gli ospedali a non fare distinzioni tra i pazienti per il sesso e anche ad assicurare gli interventi per la transizione di genere.

L’invito per i due cardinali è quello di rispettare l’obiezione di coscienza. Spiegano che negli ospedali cattolici vengono accolte “tutte le persone che vengono da noi, indipendentemente dall’età, dal sesso, dall’origine razziale o etnica o dalla religione”, precisando che “vale anche per le persone che si identificano come transgender“. I vescovi difendono l’obiezione spiegando come il rifiuto di eseguire operazioni per la transizione di genere riguardi solamente la procedura di tale intervento, ma non comporti mai l’allontanamento del paziente. Nessuna disparità di trattamento, sostengono quindi i cardinali. Ma nemmeno alcuna concessione: l’Affordable Care Act “minaccia i diritti di coscienza di tutti gli operatori sanitari e i lavoratori secondo i quali partecipare o facilitare le procedure di transizione di genere è contrario alle proprie convinzioni”.

I sussidi previsti dalla riforma della sanità voluta da Obama sono stati estesi dall’American Rescue Plan per il 2021 e il 2022, mentre l’Inflation Reduction Act li ha confermati fino al 2025.

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