Downing street e la Banca d’Inghilterra viaggiano su due traiettorie diverse, il governo accelera sulla crescita economica attraverso il taglio delle tasse, la banca centrale britannica mette il freno all’economia, rialzando i tassi di interesse per controllare l’inflazione. E serpeggia tra i conservatori la voglia di sfiduciare già il nuovo ministro
Il crollo della sterlina ai minimi storici su dollaro ed euro, la pressione alle stelle sulla Banca d’Inghilterra pronta ad intervenire con un rialzo d’emergenza dei tassi di interesse per tenere a bada l’inflazione. E ancora le banche sulla difensiva costrette a sospendere i mutui a tassi fissi, mentre famiglie ed imprese, terrorizzate, si devono destreggiare tra il caro-energia, l’aumento del costo della vita e la mini finanziaria del cancelliere Kwasi Kwarteng. Quella che doveva essere la strategia per sostenere le famiglie e risollevare l’economia in recessione si è rivelata un boomerang per il governo Truss che tatticamente, a due anni dalle elezioni, ha varato il taglio più radicale delle tasse per 31 milioni di britannici avvantaggiando i più ricchi, senza specificare come coprirà i costi e di quanto di preciso dovrà aumentare l’indebitamento.
Alla sonora bocciatura dei mercati, che sta facendo vacillare la sterlina da giorni, è seguito ieri il secco intervento persino del Fondo Monetario Internazionale: “Considerata l’elevata pressione dell’inflazione in molti paesi, incluso il Regno Unito, non raccomandiamo l’adozione di pacchetti fiscali consistenti e non mirati, perché è importante che le politiche fiscali non si contrappongano a quelle monetarie“, scrive il Fondo monetario internazionale in una nota, mettendo in guardia le autorità britanniche sul fatto che le misure fiscali adottate dal paese potrebbero aumentare le disuguaglianze, e ha dato l’avviso di mettere a punto sostegni più mirati per aiutare famiglie ed imprese.
La nota è arrivata dopo che il cancelliere Kwasi Kwarteng ieri ha incontrato gli investitori della City per difendere la sua manovra, a dispetto della rivolta dei mercati: “Il nostro approccio funzionerà, siamo fiduciosi nella nostra strategia di lungo termine per guidare la crescita economica attraverso il taglio delle tasse”, ha detto il cancelliere, che ha anche voluto ribadire la bontà del suo piano fiscale di medio termine che presenterà il prossimo 23 novembre insieme alle previsioni dell’Ufficio indipendente per la Responsabilità di Bilancio (OBR) sui livelli di indebitamento e gli effetti su inflazione ed economia.
Chi ha già fatto i suoi calcoli è l’Institute for Fiscal Studies che ha valutato che il pacchetto da 60 miliardi di sterline varato dal Tesoro, per congelare il tetto delle bollette nei prossimi sei mesi, quest’anno porterà l’indebitamento a 190 miliardi ovvero il 7,5% del Pil, il più alto dai tempi della Seconda Guerra Mondiale.
Nel 2026-2027, invece, l’indebitamento per coprire i 45 miliardi dei tagli fiscali di Kwarteng supererà i 110 miliardi di sterline pari al 3,9% del Pil. La Banca d’Inghilterra non intende stare ad aspettare e risponde: “Stiamo monitorando gli sviluppi dei mercati finanziari e non esiteremo ad intervenire modificando i tassi di interesse di quanto occorra per riportare l’inflazione all’obiettivo sostenibile del 2% nel medio termine”, ha specificato in un comunicato il governatore della Banca d’Inghilterra, Andrew Bailey.
Di fatto per stabilizzare la sterlina, dopo il balzo della settimana scorsa dall’1,75 al 2,25 %, la Banca d’Inghilterra potrebbe intervenire nuovamente sui tassi d’interesse ancora prima della decisione prevista per il 3 novembre, portandoli al 4% e addirittura al 6% nel nuovo anno. Rialzi da capogiro che stanno minacciando il collasso del settore immobiliare dove molti istituti di credito, tra cui Hsbc e Santander, hanno già ritirato mutui e prodotti finanziari. La prospettiva di un rialzo del costo dei mutui di quasi il doppio assilla oltre due milioni di proprietari immobiliari già colpiti dall’aumento delle bollette energetiche e dall’impennata del costo del cibo. Downing street e la Banca d’Inghilterra viaggiano su due traiettorie diverse, il governo accelera sulla crescita economica attraverso il taglio delle tasse, la banca centrale britannica mette il freno all’economia, rialzando i tassi di interesse per controllare l’inflazione. “La nostra risposta alla minifinanziaria del governo richiederà una significativa politica monetaria”, ha confermato Huw Pill, economista della Banca d’Inghilterra. Che, in pratica, prepara il campo: sono in arrivo consistenti aumenti dei tassi di interesse.
Non esattamente il braccio di ferro che la nuova primo ministro Truss si aspettava, oltretutto nel momento in cui da Liverpool, alla conferenza annuale del partito laburista, l’opposizione di Keir Starmer sembra aver trovato il grimaldello per rimontare nei consensi arrivando a 17 punti di vantaggio sui Conservatori, uno stacco come non si vedeva dai tempi della vittoria clamorosa di Tony Blair nel 2001. Per parte sua la Truss, terza donna premier della storia britannica, al governo dal 6 settembre, potrebbe non arrivare nemmeno alla prossima sfida elettorale nel 2024. Il tonfo economico starebbe già provocando una rivolta interna tra i conservatori che sulle pagine dei quotidiani britannici rivelano, ancora in forma anonima, di aver già scritto lettere per sfiduciare il loro nuovo primo ministro.