L’eredità di Vigor Bovolenta e Piermario Morosini. Sono passati esattamente 10 anni dalla morte del pallavolista e del calciatore, entrambi colpiti da un arresto cardiaco mentre erano in campo. Il primo il 24 marzo 2021, il secondo il 14 aprile dello stesso anno. Il defibrillatore che avrebbe potuto salvare la vita all’ex pallavolista azzurro si trovava sull’autoambulanza, e non nell’edificio. Il calciatore morì tra le braccia dei soccorritori, mentre il suo collega Fabrice Muamba, che giocava al Bolton in Inghilterra, poche settimane prima fu colpito da un arresto cardiaco durante una gara contro il Tottenham e salvato grazie al defibrillatore. Dopo i decessi di Bovolenta e Morosini, con ancora troppi anni di attesa, arrivò finalmente una legge, che oggi prevede l’obbligo di avere un defibrillatore quando si svolgono competizioni o allenamenti sportivi. Grazie alla prontezza di un’allenatrice, Paola Consoli, e alla presenza in palestra del defibrillatore, a Castelcovati nel Bresciano nei giorni scorsi è stata salvata la vita a una giovane atleta 12enne.

La ragazzina stava iniziando il riscaldamento prima dell’allenamento con la Star Volley Academy Nord, la squadra di pallavolo del paese, quando si è accasciata a terra. Il suo cuore si è fermato. L’allenatrice ha avviato le manovre di rianimazione, utilizzando anche il defibrillatore presente in palestra. Il cuore della ragazzina ha ripreso a battere ed è stata trasportata in ospedale. La 12enne è ancora ricoverata all’ospedale Papa Giovanni XXXIII, le sue condizioni sono in miglioramento. La presenza del defibrillatore e le conoscenze dell’allenatrice, che ha seguito un corso di rianimazione, sono stati cruciali in quegli attimi concitati.

“Mi sono girata e ho visto la ragazza a terra. Ho mollato tutto e sono subito corsa da lei”, ha raccontato Consoli al Corriere della Sera. La ragazza non respirava e non aveva battito: “Ho chiesto a una delle ragazze più grandi di andare a prendere il defibrillatore nello spogliatoio, mentre a un’altra ho detto di chiamare il 112 con il mio cellulare. Un’altra l’ho mandata a chiamare la mamma della ragazzina che aveva appena lasciato la palestra”, ha spiegato l’allenatrice. “Ho cominciato subito a fare massaggio cardiaco e respirazione bocca a bocca, poi ho dato la scarica con il defibrillatore. Al telefono l’operatrice del 118 mi ha indicato di proseguire con il massaggio cardiaco”, prosegue il raccontato. Circa 10 minuti più tardi sono arrivati i paramedici, con un’altra scarica “il cuore è ripartito”, ha detto Consoli. La sua prontezza e la disponibilità della strumentazione necessaria hanno fatto la differenza.

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