Cultura

L’invenzione della Natura, la mostra di Marcello Bonfanti alla Galleria Paladini

Il fotografo abbandona il ritratto, per concentrarsi unicamente sullo still life. Lo abbiamo intervistato per farci raccontare la genesi delle fotografie in mostra

di F. Q.

L’Invenzione della Natura, la mostra fotografica di Marcello Bonfanti alla Galleria Alessia Paladini, presenta una selezione di nature morte che invitano a riflettere su concetti quali la caducità e il sottile equilibrio tra uomo e natura. Già vincitore del World Press Photo per l’arte e l’intrattenimento nel 2005 e del Sony World Photography Award nel 2016, ne L’Invenzione della Natura, il fotografo abbandona il ritratto, per concentrarsi unicamente sullo still life. Lo abbiamo intervistato per farci raccontare la genesi delle fotografie in mostra.

Quali artisti sono stati fonte d’ispirazione per le sue composizioni?
Il progetto Rinascimento Domestico è un omaggio agli still life fiamminghi del XVII secolo, ma anche al rigore formale della pittura rinascimentale italiana del XVI secolo. Il progetto Soglie, invece, è un omaggio alla pittura neoclassica contemporanea, e cita anche le nature morte di Giorgio Morandi e le atmosfere metafisiche di Giorgio de Chirico.

Come mai un tema così classico per un medium contemporaneo come la fotografia?
Molti dei miei lavori traggono ispirazione da correnti pittoriche, perché la pittura è stato il mio primo interesse nel campo delle arti visive, sostituito poi dalla fotografia per mancanza di tempo durante gli studi universitari. Il tema è il mistero della natura, declinato su due fronti diametralmente opposti, ma anche complementari. In Rinascimento Domestico ho trattato, come nella scuola fiamminga del ‘600, il tema dell’impertinenza della forma e del divenire nel ciclo della natura. Questa esplorazione si completa con un lavoro complementare e duale. Il progetto Soglie indaga l’esperienza metafisica dell’esposizione del mistero della natura ai lumi della ragione.

In che modo la sua produzione fotografica si rapporta ad altri ambiti della sua ricerca, come le grafiche CGI?
Innanzitutto c’è, in parte, una continuità tecnica. Infatti le mie opere CGI sono fotorealistiche. Poi c’è una continuità tematica. Anche i miei progetti CGI affrontano il tema del mistero della natura. Il progetto THE CONTEMPORARY ATLAS OF COMPUTATIONAL BIOLOGY, recentemente selezionato per il Lumen Prize 2022, è una collezione di modelli fotorealistici di forme di vita completamente inventate, la cui geometria è stata plasmata con l’utilizzo di leggi della fisica newtoniana e dell’elettromagnetismo. Gli sfondi con vista mare del progetto SOGLIE sono stati prodotti in CGI, stampati su carta e usati come quinta per scattare le immagini. In questo caso il CGI è diventato uno strumento di creazione scenica a sottolineare l’aspetto di creazione della scena naturale e di invenzione della rappresentazione della natura, con tutte le implicazioni inconsce dell’attività narrativa.

Se dovesse usare tre aggettivi per descrivere il tuo stile fotografico, quali sarebbero?
Composto, intenso e complesso.

L’invenzione della Natura, la mostra di Marcello Bonfanti alla Galleria Paladini
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