La 'creazione' richiede molta energia, talmente tanta che nel 2020 - spiega lo studio dell'Università del New Mexico - la produzione di questa criptovaluta ha utilizzato a livello globale 75,4 Terawattora di elettricità su base annuale. Il gruppo di ricerca, guidato da Benjamin Jones, ha esaminato i danni climatici correlati all’estrazione, confrontandoli con i costi ambientali legati alla produzione di altri beni
Volatili ed enigmatici, i Bitcoin potrebbero essere molto lontani dalla definizione di ‘oro digitale’ con cui spesso vengono definiti. La criptovaluta è infatti associata a quantitativi di emissioni paragonabili a quelli derivanti dall’allevamento intensivo di carne bovina. A indagare questo meccanismo uno studio, pubblicato sulla rivista Scientific Reports, condotto dagli scienziati dell’Università del New Mexico. Nel dicembre 2021, Bitcoin aveva un valore di mercato di circa 960 miliardi di dollari. Sebbene l’elevata intensità energetica della criptovaluta fosse nota, l’entità dei danni climatici ad essa correlati risulta ancora poco chiara.
Il gruppo di ricerca, guidato da Benjamin Jones, ha esaminato i danni climatici correlati all’estrazione di Bitcoin, confrontandoli con i costi ambientali legati alla produzione di altri beni. I ricercatori hanno considerato i dati raccolti tra gennaio 2016 e dicembre 2021. I danni climatici associati ai Bitcoin sono stati classificati in base a tre criteri: l’andamento delle conseguenze negative nel tempo, il prezzo di mercato della valuta digitale in confronto con il costo economico dei danni climatici e i problemi ambientali per moneta estratta in relazione ai danni climatici legati ad altri settori e materie prime.
L’indagine mostra che le emissioni di energia per l’estrazione di Bitcoin sono aumentate di 126 volte durante il periodo di studio, passando da 0,9 a 113 tonnellate di gas serra per moneta. In altri termini, ogni criptovaluta estratta nel 2021 ha generato 11.314 dollari di danni climatici. Nel maggio 2020, inoltre, i danni hanno raggiunto un picco del 156 per cento rispetto al prezzo della moneta. Nello stesso periodo, l’estrazione di criptovalute ha utilizzato circa 75,4 terawattora su base annuale.
Le conseguenze ambientali sono state in media del 35 per cento rispetto al valore di mercato di Bitcoin tra il 2016 e il 2021, inferiore ai valori associati al gas naturale (46 per cento) e alla benzina prodotta dal petrolio greggio (41 per cento), ma significativamente più elevato rispetto alla produzione di carne bovina (33 per cento) e all’estrazione dell’oro (4 per cento). Gli autori concludono che i Bitcoin non soddisfano nessuno dei tre criteri chiave di sostenibilità. Saranno pertanto necessarie azioni di normazione e regolamentazione per rendere sostenibile l’estrazione di questa criptovaluta.