Le dichiarazioni dell'attuale vicepresidente della Regione fanno esplodere i rapporti interni al centrodestra, solo pochi giorni dopo la vittoria delle politiche. "Io ministra in un governo Meloni? Sarei onorata ma non accetterei, sono in campo in Lombardia, aspetto una decisione da parte della intera coalizione del centrodestra", ha detto l'ex sindaca di Milano. Aggiungendo di aver ricevuto un'esplicita richiesta a candidarsi ma non svela da chi "per riservatezza istituzionale". Ira del governatore leghista e del suo partito: "Mai promesso a nessuno un passaggio di testimone al termine del mio mandato". Il Carroccio lo blinda: "La vicepresidente si dimetta"
La prima grana per la nuova maggioranza di centrodestra arriva dalla Lombardia, regione in cui si tornerà a votare nel marzo del 2023. Letizia Moratti ha annunciato che non accetterà un incarico nel nuovo governo guidato da Giorgia Meloni. Il motivo? Intende candidarsi alla presidenza della Regione. Incarico che, da quello che sostiene, le era praticamente stato promesso dall’attuale governatore Attilio Fontana. Che però, fino a due giorni fa, ha ribadito di essere pronto a ricandidarsi alle regionali del marzo 2023. E ora replica alle parole della sua vicepresidente, spalleggiato dalla Lega. Una situazione esplosiva che rischia di mettere a rischio i precari equilibri interni alla coalizione di centrodestra, uscita vincente dalle politiche di domenica scorsa. E già alle prese con una grana, che rischia di avvelenare ancora di più i rapporti tra Fratelli d’Italia e il Carroccio, che sono già tesi in questi giorni di trattative per la composizione del governo. Ma andiamo con ordine.
L’accusa di Moratti – A incendiare il dibattito sulle regionali lombarde è stata Moratti, intervistata da Marco Damilano. “Sono stata chiamata dal presidente Fontana in un momento difficile e ho accettato per responsabilità e amore per la mia regione, con l’impegno parallelo di un passaggio di testimone a fine legislatura”, ha raccontato l’attuale vicepresidente della Regione su Rai3. Il riferimento è a quando nel gennaio del 2021, in piena seconda ondata di Covid, accettò d’entrare in giunta come vicepresidente e assessore al Welfare. “Ho lavorato e lavoro coerentemente a quell’impegno ma coerentemente a quelle indicazioni ho costruito anche una rete civica. La mia non è un’autocandidatura ma una disponibilità, è diverso”, ha sottolineato Moratti, spiegando di non essersi mossa in autonomia. Anzi, ha aggiunto, c’è stato chi le ha chiesto esplicitamente di muoversi verso la candidatura alle Regionali. A chi si riferisce? “Per riservatezza istituzionale, finché il centrodestra non chiarirà la sua posizione non dirò chi”, si è limitata a dire l’ex ministra dell’Istruzione. Che per questo motivo si dice indisponibile per un incarico ministeriale – si era parlato della Salute – in un futuro governo di Giorgia Meloni. “Sarei onorata ma non accetterei. Penso di poter dare un maggior valore aggiunto qui nella mia regione”, ha detto. “Spero di poter contribuire a un posizionamento della mia regione – ha aggiunto – che è anche motore del Paese dal punto di vista economico e di innovazione. Aiutare la Lombardia vuol dire servire il Paese. E credo da parte mia sia più corrente continuare”.
La replica di Fontana – Dichiarazioni esplosive quelle dell’ex sindaca di Milano, che provocano la replica di Fontana, tirato direttamente in ballo. “A questo punto sono io a chiedere un chiarimento netto e definitivo, già dalle prossime ore, a Letizia Moratti: perché una cosa è far politica, un’altra giocare sull’onorabilità delle persone e amministrare senza sapere da che parte si voglia stare: con noi o contro di noi“, dice il presidente della Lombardia. Che poi smentisce la riscostruzione dell’ex sindaca di Milano: “Contrariamente a quanto da lei affermato, non ho mai promesso a nessuno un passaggio di testimone al termine del mio mandato. È una prerogativa dei partiti, allora come oggi. Non era né allora né oggi nella mia disponibilità”. Appena due giorni fa, tra l’altro, Fontana aveva ribadito di essere certo nella sua ricandidatura a governatore, nonostante il risultato delle politiche, con Fdi che ha sorpassato la Lega anche in Lombardia. “Ho già detto tutto quello che c’era da dire. Non credo che sia cambiato niente, non credo ci siano novità – ha spiegato il leghista – Credo di poter dire come mi è stato detto singolarmente dai rappresentanti dei 4 partiti della coalizione che sarò candidato“.
L’aut aut della Lega in Lombardia – A sostegno dell’attuale governatore arriva il suo partito, con Fabrizio Cecchetti, coordinatore lombardo della Lega: “C’è stupore e sconcerto per un assessore come Letizia Moratti che ha lavorato e sta lavorando in una giunta di centrodestra, ma che da mesi annuncia di volersi candidare con altri partiti, appoggiata magari anche dalla sinistra. Con coerenza, ne tragga subito le conseguenze”, dice il numero uno del Carroccio in Lombardia. “Con tutte le sfide che attendono la Regione Lombardia nei prossimi mesi, non abbiamo tempo da perdere con dubbi, polemiche o ambizioni personali – continua Cecchetti -. Avanti con Attilio Fontana e la sua squadra, premiata da oltre il 50% dei voti anche domenica scorsa. Se qualcuno ha cambiato idea o squadra si faccia da parte“.
Il caos centrodestra – Qualcuno, però, sembra fare il doppio gioco visto che secondo Moratti c’è stato chi le ha chiesto chiaramente di muoversi per preparare la sua candidatura. “Io sono in campo con una rete civica ma coerentemente aspetto una decisione da parte della intera coalizione del centrodestra“, ha aggiunto l’attuale vice presidente della Lombardia. “Ho detto in maniera leale e coerente che aspetto una decisione dal centrodestra che penso debba essere definitiva, naturalmente dopo la formazione dell’esecutivo” ma “ho lavorato anche a una rete civica che ho costruito, ascoltando diversi mondi dall’industria al terzo settore, per costruire un programma“. Prima delle politiche le candidature alle Regionali erano state oggetto di una vera e propria trattativa tra le forze del centrodestra. Alla fine si era deciso di assegnare la Sicilia a Forza Italia (Renato Schifani, scelto da Meloni tra i berlusconiani in una rosa di tre nomi, è stato eletto tre giorni fa), il Lazio a Fratelli d’Italia (si vota a marzo) e lasciare la Lombardia alla Lega. Un accordo che dopo l’esito del voto di domenica sembra essere destinato a essere ridiscusso. Sicuramente dopo le dichiarazioni di Moratti. Che tra l’altro diventano un assist per l’opposizione: “Siamo di fronte a uno spettacolo indecente offerto da due facce della stessa medaglia. La loro lotta di potere va stroncata offrendo agli elettori l’opportunità di mandarli a casa in primavera. Per questo non abbiamo più molto tempo e dobbiamo mettere in campo alleanza ampia e candidato in poche settimane”, dice Pierfrancesco Majorino, eurodeputato del Pd.