Stamattina l’ufficiale giudiziario ha bussato alla porta di una famiglia di lavoratori con due bambini, mentre lunedì toccherà a un anziano invalido con problemi psichici. E’ l’inesorabile calendario degli sfratti a Milano che dopo il blocco deciso in pandemia registra “un picco delle esecuzioni”, come rileva l’assessore alla Casa Pierfrancesco Maran. Che ammette la difficoltà a intervenire anche nei casi di maggiore fragilità, di cosiddetta “morosità incolpevole“: persone che non possono più pagare perché il reddito familiare si è ridotto o l’hanno perso del tutto. Così basta un cavillo a mettere in strada una famiglia. O peggio, le stesse procedure per l’emergenza abitativa, rallentate al punto che il Comune non fa in tempo a esaminare la situazione prima che lo sfratto sia eseguito. Storie che nutrono un fenomeno preoccupante: “Sempre di più Milano espelle i lavoratori poveri e le famiglie in disagio economico perché non c’è un piano abitativo popolare nonostante le migliaia di case vuote e il mercato della rendita non consente loro di vivere in questa città”, denuncia Giacomo Manfredi del sindacato inquilini della Cisl (Sicet) di Milano.
Nel 2021 i dati del ministero dell’Interno hanno visto la Lombardia in testa per numero di sfratti eseguiti alla presenza di ufficiali giudiziari e forze dell’ordine: 1.358 nuclei allontanati dalla loro casa. Rispetto al 2020 l’aumento è stato del 65 per cento, ma il blocco degli sfratti per morosità ha continuato a limitare il fenomeno fino al 31 dicembre scorso. E ad accumulare i provvedimenti già convalidati che oggi il Sicet di Milano stima in oltre 15mila per l’area della Città Metropolitana. Lo scorso anno lo stesso Comune di Milano ha collaborato con Nomisma per uno studio dal titolo “Milano Inclusiva, la produzione di case in locazione a costi accessibili”. Secondo la rilevazione, l’offerta di servizi abitativi è ampiamente inadeguata a fronte di 146 mila nuclei il cui reddito non può permettersi di sostenere un canone che superi i 50-80 euro al mq/anno. “Una disponibilità economica che a Milano non regge nemmeno il canone concordato, figurarsi il mercato libero”, commenta Manfredi. Intanto la morosità, dicono, cresce ulteriormente, con l’aumento del prezzo degli affitti e il caro energia che ha triplicato le bollette.
La famiglia di Gloria è in difficoltà da tempo. Lei operaia della logistica, suo marito lavoratore precario dopo una lunga disoccupazione. Hanno due gemelli di 5 anni e con loro vive la madre di lei. La loro morosità “per problemi economici” è certificata anche dal Comune e il provvedimento è “per morosità incolpevole”. Insomma, non fanno i furbi, sono poveri. Per questo sono in carico ai servizi sociali e da tempo hanno fatto domanda per il Servizio abitativo transitorio (Sat), pensato per assegnare alloggi temporanei a chi si trova sotto sfratto e senza un’alternativa. “Ma a causa di un permesso di soggiorno scaduto da pochi giorni al momento della domanda, e poi prontamente rinnovato, la domanda presentata a marzo è stata respinta”, spiega il Sicet. Inutile l’esibizione del permesso in sede di ricorso: la domanda andava rifatta. E se ieri il Comune si accontentava di una mail, oggi chiede che la domanda sia presentata agli sportelli. “Per un appuntamento ci vogliono tre mesi e altri sei perché la domanda sia valutata dagli uffici comunali”, spiega Mattia Gatti, segretario territoriale del Sicet.
“Difficoltà ne abbiamo, a partire dal SAT dove disponiamo di alloggi limitati, quelli previsti dalla legge regionale”, dice l’assessore del Pd Maran al Fatto. “Teniamo poche unità per i casi critici, ma nel complesso siamo alla saturazione. Visto il picco delle esecuzioni, per l’anno in corso abbiamo chiesto di poter sforare gli alloggi SAT, ma ad oggi non è stato possibile”. Inoltre, conferma, “ci sono alloggi Aler, (Azienda lombarda per l’edilizia residenziale), che però non vengono resi disponibili”. Armi spuntate alle quali se ne aggiungono altre. “Per la morosità incolpevole abbiamo un milione di euro utilizzabile solo quando c’è già il provvedimento di sfratto, che in virtù del contributo economico sta al proprietario ritirare e non sempre accade”, spiega, auspicando una riforma della normativa nazionale. Così per gli altri fondi nazionali: “Serve qualcosa di strutturale, ormai necessario in una città dove l’emergenza è arrivata alla classe media”. Solo durante la pandemia, e per la prima volta, sono stati stanziati fondi assegnabili a nuclei con Isee (Indicatore della situazione economica equivalente) fino a 26 mila euro. “Ad oggi sono arrivati in tutto 12 milioni di euro, ma il Comune ha raccolto domande per più di 43 milioni”, avverte Maran. Insomma, i soldi che arrivano, quando arrivano. Il risultato? “Noi in questo momento non siamo in grado di fare una politica strutturale“.
In quella che molti ancora considerano la capitale morale d’Italia, accadono cose che però è difficile giustificare. Lunedì 3 ottobre l’ufficiale giudiziario busserà invece alla porta di Ernesto, un uomo di 70 anni che vive in zona Sempione a Milano. “Invalido e con problemi psichiatrici, è assistito dal centro Psico-Sociale di zona. Da quando la mamma di 95 anni è stata ricoverata in una Rsa, è rimasto solo”, scrive il Sicet, che in un comunicato invita stampa e cittadinanza a presenziare allo sfratto previsto per le 11.30 di lunedì in via Faravelli 6. “Anche Ernesto, il cui unico reddito è la pensione sociale, ha richiesto da tempo una casa popolare e un alloggio temporaneo ma, nonostante le nostre richieste di esame della pratica in deroga all’ordine del giorno e della garanzia di una soluzione temporanea il giorno dello sfratto, dal Comune non è pervenuta alcuna risposta“, scrive il sindacato.
“Non tutti gli sfratti sono uguali, va detto. Ma per vedere le differenze bisogna attivarsi perché sia possibile valutare le condizioni reali delle famiglie o di persone in particolare difficoltà, e servono volontà politica e risorse per dare soluzioni utili e per tempo”, aggiunge Gatti. E rilancia: “Fino a prima della pandemia il Comune valutava le domande urgenti in contemporanea rispetto al provvedimento di sfratto, riuscendo magari a dare risposa alle situazioni più fragili. Oggi le cose sono cambiate: è diminuito il punteggio attribuito a chi è sotto sfratto per morosità incolpevole, al quale non si può più rispondere in deroga alle graduatorie. Le urgenze passano dalla burocrazia del Servizio abitativo transitorio, che è in affanno e comunque ha posti limitati“. La tardiva e spesso inefficace gestione delle emergenze nutre un processo detto gentrificazione. A cercarlo su Google, la prima parola associata è “Milano”. Significa che la ricca a costosa metropoli ha sempre meno poso per chi non ce la fa.