Alla vigilia dei nuovi divieti di circolazione a Milano per i veicoli più inquinanti, sono quasi introvabili i dispositivi Move-In, cioè le scatole nere marchiate Regione Lombardia che consentono una deroga ai divieti fino a un massimo di 2.000 chilometri all’anno. Gli appuntamenti per installarli nelle autofficine in città possono arrivare a fine ottobre. E intanto va avanti da giorni la polemica politica, con il governatore Attilio Fontana che ha chiesto un rinvio della misura anti inquinamento, il sindaco Giuseppe Sala che ha opposto un no deciso, mentre protestano anche i sindacati di polizia che accusano il comune di non aver previsto deroghe specifiche per la categoria dei poliziotti.

I confini di “Area B” coincidono più o meno con i confini di Milano. Dall’1 ottobre, ma di fatto dal 3, in questa zona entrerà in vigore il divieto di circolazione, dal lunedì al venerdì dalle 7.30 alle 19.30, di tutti i veicoli a benzina euro 2 e diesel euro 4 e 5. Sono state previste però due deroghe, una nata sotto il cappello della giunta Sala che ha voluto la misura, l’altra sotto quello di Regione Lombardia che la osteggia da mesi. La prima deroga consente agli automobilisti di entrare in Area B negli orari vietati fino a 50 volte all’anno. La seconda consente loro di entrare tutte le volte che vogliono, ma percorrendo non più di 2.000 chilometri in un anno (o una soglia minore, in base a quanto inquina il mezzo), misurati dal dispositivo Move-In, utilizzato anche in altre ztl presenti in Lombardia. Ogni automobilista può scegliere se usufruire di una o dell’altra deroga. Ma qui nasce l’intoppo. Benché si sappia da mesi che i divieti sarebbero scattati a inizio ottobre, la Regione non si è fatta trovare pronta: la piattaforma su cui ci si può iscriversi per usufruire della deroga con Move-In è stata aperta solo a inizio settembre, e così fornitori e installatori delle scatole nere non riescono più a star dietro alle richieste dei cittadini che sono arrivate tutte nello stesso momento. Il comune chiuderà un occhio: “Per coloro che hanno fatto domanda di adesione, ma non sono ancora riusciti a installare il sistema di controllo – fanno sapere da Palazzo Marino – sarà possibile utilizzare 50 ingressi in deroga in attesa dell’attivazione”. Poi ci sono le difficoltà segnalate da alcuni cittadini a registrarsi sulla piattaforma, predisposta da Aria, la società regionale già protagonista dei pasticci nella prima fase delle vaccinazioni anti Covid.

Intanto da giorni va avanti un botta e risposta tra le opposte fazioni che governano Regione e Comune. Fontana ha chiesto un rinvio e una revisione dei divieti, Matteo Salvini ha accusato Sala di “lasciare a piedi chi non ha i quattrini per comprare un’auto all’avanguardia”, mentre il sindaco ha ribattuto: “Ai leghisti non interessa la qualità dell’aria che respirano i milanesi, a me interessa, anche molto. Fontana faccia funzionare il Move-In perché le lamentele che giungono sul mio tavolo per il non funzionamento e la complicazione di Move-In sono incredibili”. Il presidente dell’Aci di Milano, Geronimo La Russa, figlio del parlamentare di Fdi Ignazio, ha chiesto, alla luce della “gravissima crisi economica” e della “disinformazione delle persone”, la convocazione di un tavolo per trovare una soluzione condivisa. Di nuovo il rifiuto di Sala: “È escluso radicalmente che si possano avviare tavoli a tre giorni dall’entrata in vigore di Aera B”.

Fino all’ultima polemica, portata avanti dai sindacati di polizia, non contenti delle deroghe concesse in generale ai lavoratori turnisti che entrano al lavoro o escono in orari in cui ci sono pochi mezzi pubblici: “La decisione del sindaco Sala mette seriamente a rischio il sistema sicurezza milanese poiché i divieti imposti mal si conciliano con la specificità e gli orari dei servizi di polizia ed in generale con tutti i servizi di pubblica necessità. La prerogativa istituzionale sottopone ad obblighi e servizi i professionisti della sicurezza che non permettono un’organizzazione oraria. Pensiamo ai servizi di controllo del territorio che si svolge sui quadranti orari h24, servizi ordine pubblico oppure alle operazioni di polizia giudiziaria”, sostengono Siulp, Sap, Siap, Fsp, Fed Cospi e Silp Cgil, che parlano di “palese arroganza posta in essere dall’amministrazione comunale” e annunciano proteste. Ma alle loro richieste, il sindaco Sala in mattinata si è mostrato poco disponibile: “Vediamo, ma ripeto, a deroghe non si finisce più. I diritti degli uni non sono diversi dai diritti degli altri, quindi io sto invitando a limitare le deroghe”. E chi non ha i soldi per cambiare auto? “Fare politica significa prendere decisioni sulla base delle varie istanze – risponde Sala -. C’è anche un diritto dei milanesi di respirare meglio”.

Sullo sfondo anche una guerra di numeri. Fontana e Salvini nei giorni scorsi si sono lanciati a parlare di “un milione di lavoratori in Lombardia che rischia di rimanere a piedi”, numero che però prende in considerazioni le immatricolazioni in Regione, quindi anche chi a Milano non ci viene mai o quasi. Sala, invece, ha spiegato che ogni giorno entrano in Area B poco più di 400mila auto e quelle toccate dal divieto sono in media 47mila. In mezzo, i numeri dell’Aci basati sulle immatricolazioni che stimano le auto potenzialmente colpite dai nuovi divieti: 107mila se si considerano quelle dei milanesi, 314mila considerando anche chi vive in provincia.

twitter: @gigi_gno

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