“Se il Pd non si mette a disposizione per superarsi, è molto difficile che si riesca a costruire un campo progressista. Naturalmente tutto questo richiede anche la responsabilità dei 5 Stelle, che penso si siano collocati dalla parte giusta, dopo aver affermato per anni che non erano né di destra, né di sinistra”. È l’auspicio di Rosy Bindi, che, intervistata a “Piazzapulita” (La7), non fa nessun sconto al partito di cui è stata presidente.
Per Bindi l’unica soluzione è resettare tutto: “Sono molto preoccupata del fatto che ancora una volta ci si affidi a una sorta di normalizzazione attraverso i riti congressuali. Io credo che il Pd debba rimettere a disposizione se stesso insieme ad altre forze politiche del campo democratico progressista per rifondare la sinistra in questo Paese. Penso che dovrebbe avere il coraggio di uno scioglimento. Il congresso non è sufficiente. Non credo che un congresso già annunciato come una conta di autocandidature sia in grado di risolvere una crisi così profonda. Non vedo prospettive. Mi sembra un accanimento terapeutico“.
E sottolinea: “Si è passati da un congresso all’altro e da una segreteria all’altra, magari attraverso il sostegno delle stesse classi dirigenti e delle stesse componenti delle correnti, senza mai un’analisi vera e profonda di quello che era accaduto. Un esempio su tutti: in questa campagna elettorale ho sentito che il Jobs Act non era più accettabile dal partito. Ma è lo stesso partito che lo ha approvato. Capisco sempre quello che dice la destra e non lo condivido. Spesso faccio fatica a capire che cosa dica il centrosinistra“.