“Io che la serie Supersex di Netflix è ispirata alla vita di Rocco Siffredi non l’ho letto da nessuna parte. Nelle dichiarazioni della creatrice e sceneggiatrice si parla solo di demoni e di colpe legate al sesso”. Il telefono trilla. Rocco Siffredi in linea da Budapest. “Ho letto il vostro pezzo di commento sul lancio di Supersex e ho dovuto chiamarvi”, spiega al telefono la pornostar mondiale originaria di Ortona a mare. “Ho dovuto dire di no a mille persone. Mi hanno chiamato dalla Francia, Variety e Hollywood Reporter dagli Stati Uniti. Non ho avuto news dalla produzione e ho risposto che non potevo parlare, ma dopo aver visto la dichiarazione della creatrice e sceneggiatrice Francesca Manieri, e il vostro pezzo di commento, mi sono detto: mettiamo un po’ d’ordine”.
Partiamo allora da quando ti hanno proposto per la prima volta il progetto…
“Francesca Manieri è reputata una delle più grandi writer in Italia. Quando me l’hanno proposta ho detto: siamo fortunati. Credo però che ci sia un punto importante da chiarire: questa storia bellissima è ispirata alla mia vita ma non è la mia vita”.
Insomma la stesura finale dello script dei sette episodi ti piace?
“Tutto quello che vedrete in Supersex parte da me, ma poi la sceneggiatrice ha messo molto del suo. È normale, ma per coerenza e rispetto dei miei fan, che sono tanti e che mi seguono da oltre 30 anni, devo dire che manca una parte fondamentale di me e lo specifico per amore di verità. Manieri ha fatto bene il suo lavoro ma doveva essere più chiaro, nella sinossi della serie e nelle dichiarazioni, che non volevamo dare spazio a Siffredi il grande stallone italiano ma che interessava di più concentrarsi sul lato umano”.
Cosa manca del Rocco “stallone” dunque?
“Beh, manca la dicitura Rocco si è anche divertito per 25/30 anni minimo. I primi 25 anni di carriera sono stati meravigliosi. Quello che è accaduto dopo è stato difficile, sono arrivati problemi psicologici e fisici di cui abbiamo parlato anche con voi di FQMagazine. Problemi poi risolti e che fanno parte della vita di una persona fortunata. Io che ho realizzato i miei sogni, in un modo o nell’altro l’ho pagata. Ecco, questa prima parte della mia vita è quella che io vorrei rivendicare ed è per questo che ci tengo a dire “una serie ispirata a” e non “una serie su”.
Hai avuto modo di confrontarti con Borghi?
“Certo sì. Mi ha detto: non voglio assomigliare a te, ma voglio essere te nella tua testa. Confido molto in lui e nella libertà delle riprese“.
Alla fine sei soddisfatto?
“Certamente sì ma, ribadisco, tante cose che vedrete non fanno parte della mia vita, ma sono solo frutto della fantasia di Francesca. Pensate alla motivazione del perché divento Rocco Siffredi. Nel film è fiabesca e ho detto perché no? Del resto l’Italia forse non è pronta a sapere la verità sul perché sono diventato Rocco Siffredi. Voglio anche aggiungere un’altra considerazione generale”.
Prego.
“In Italia in generale, e nel mondo artistico ancora di più, fanno tutti i libertini e i liberali ma non riescono mai a staccarsi dalla problematica che ci portiamo tutti dietro: la sessualità intesa come colpevolezza, il fatto che della sessualità dobbiamo sempre giustificarci”.
In un’altra frase rilasciata dalla sceneggiatrice Manieri leggiamo, partendo dalla tua vita e allargandosi al presente maschile: “Siamo ancora capaci di conciliare la sessualità con l’affettività?”
Le conosci le calamite più e più? Non si attraggono, ma si respingono. C’era una forte energia protettiva da parte sua ed è stato difficile incastrarsi. La chiave per capire la serie è proprio quella che alla fine abbiamo accettato io e mia moglie Rosa: qualcosa che parte dalla mia storia ma è poi frutto della rielaborazione di Francesca.
L’altro giorno sui social molti utenti criticavano Borghi per la scelta di interpretarti…
“Alessandro è il numero uno in Italia e grazie a lui la serie avrà la sua sicurezza”.
Comunque alla fine hai accettato, anche con i demoni in mezzo…
Guarda mia moglie non capiva mai il perché dover romanzare una vita che di suo ha tante cose belle. E io gliel’ho spiegato: hai presente Rosa quando la nostra vita bella non viene vista così da altri? Alla fine mi sono reso conto, lo dico senza ipocrisia, e intanto mi tocco i coglioni perché una serie mentre il protagonista è in vita non capita quasi mai, che due lire ce le danno e soprattutto avremo una enorme visibilità nel mondo. Per questo motivo vi ho chiamato, torno da capo, e chiudo: possibile che visto che ci legge il mondo non è scritto da nessuna parte che è una serie ispirata a Rocco Siffredi? Hanno rilasciato solo quella roba pesantina e ti dico la verità mi sono bastate 24 ore per farmi girare le scatole”.