Avvocati, sostituti procuratori, cancellieri, ufficiali giudiziari e semplici curiosi affollano l’aula del tribunale romano di piazzale Clodio. L’uomo seduto al banco degli imputati, accusato di violenza sessuale su minore, si chiama Benito Mussolini. Ma in realtà si tratta del nome di battesimo di un 45enne venezuelano, che ha un cognome diverso e, con tutta probabilità, dei genitori affezionati al “mito” (distorto) del Ventennio fascista. La storia è stata raccontata dall’edizione romana di Repubblica e, messa da parte la curiosità dell’omonimia, nasconde una vicenda molto delicata.

Benito Mussolini G., questo il nome completo dell’imputato, è infatti a giudizio per aver palpeggiato la figlia minorenne della compagna. Secondo la Procura, rappresentata in aula dalla pm Claudia Alberti, nell’estate di due anni fa il 45enne si sarebbe introdotto nella stanza della figlia sedicenne della fidanzata e l’avrebbe palpeggiata toccandosi. La giovane si svegliò di soprassalto e in un secondo momento raccontò tutto alle forze dell’ordine. Da qui il processo.

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