La bufera è scoppiata improvvisamente all’alba del GP di Singapore: la Red Bull è uno dei due team indagati per presunte violazioni nel 2021 delle regole sul budget cap, ovvero il tetto-costi che limita le spese delle scuderie di Formula 1, così da garantire più equilibrio in pista. I sospetti iniziali lanciati da Toto Wolff e Mattia Binotto, così, potrebbero avere un fondamento. Dalla Germania, il sito Auto Motor Und Sport ha anticipato la notizia: sia il team anglo-austriaco che l’Aston Martin avrebbero superato di molto il limite fissato di 145 milioni di dollari. Che sarebbe dovuto scendere a 140 milioni quest’anno, ma che è stato innalzato più o meno alla stessa cifra grazie alla deroga del 3,1% concessa dalla Fia, per l’aumento dei costi di trasporti ed energia e l’adeguamento dell’inflazione. Nel 2023, il tetto sarà poi fissato definitivamente a 135 milioni.
Cosa rischia se la sanzione è di tipo “minore”
La Federazione internazionale sta ultimando la sua indagine tramite la Cost Cap Administration, ovvero l’organismo deputato ai controlli, e presenterà i risultati il prossimo 5 ottobre. Dunque non più questo venerdì come era previsto, quando invece è stato rilasciato un comunicato: “Le presunte violazioni del regolamento finanziario, se presenti – è scritto – saranno trattate secondo il processo formale stabilito dal regolamento”. Sono così varie le sanzioni alla quale Red Bull andrebbe incontro. Se fossero “minori” – ovvero uno sforamento entro il 5% – si andrebbe dalla multa alla decurtazione dei punti.
Le sanzioni più gravi
Per quanto riguarda le sanzioni più gravi, il regolamento le quantifica in: detrazione dei punti del campionato costruttori assegnati per il campionato che si è svolto durante il periodo di riferimento; detrazione dei punti del campionato piloti assegnati per il campionato che si è svolto nel periodo di riferimento della violazione; sospensione da una o più tappe di una o più competizioni, esclusa, a scanso di equivoci, la gara stessa; limitazioni alla possibilità di effettuare test aerodinamici o di altro tipo; sospensione da un’intera competizione o da più competizioni, compresa, a scanso di equivoci, la gara stessa; esclusione dal campionato; riduzione del budget cap, a condizione che la sanzione di cui all’Articolo 9.1 sia applicata solo in relazione al periodo di rendicontazione dell’intero anno immediatamente successivo alla data di sanzione (e ai successivi periodi di rendicontazione dell’anno intero, ove applicabile).
Dieci milioni di sforamento del budget cap?
Secondo le voci delle ultime ore, la Red Bull avrebbe sforato di 10 milioni il consentito dal budget cap. Molto più dei 5 milioni circolati inizialmente sui giornali, già sufficienti per la produzione delle evoluzioni aerodinamiche che servono nel corso di una stagione, al netto dei costi di progettazione della monoposto. Un vantaggio notevole per il team di Milton Keynes, sia per il 2021 nel duello vinto contro Lewis Hamilton e la Mercedes, sia per lo sviluppo questo inverno dell’attuale monoposto. Quella che ha vinto di netto il duello contro la Ferrari, incapace dopo la Francia di andare avanti con gli aggiornamenti per rispettare correttamente i valori del budget. La Fia aveva già trovato strano in passato come la Red Bull sia stata l’ultima squadra ad aver terminato la progettazione della propria vettura, non accusando nessun ritardo. Il tutto nonostante un team ancora in piena lotta per lo scorso Mondiale, conquistato dopo l’ultima gara degli Emirati Arabi.
L’ipotesi: una riduzione delle risorse
Altro tema che ha fatto discutere ha riguardato la volontà iniziale della Red Bull di portare un telaio alleggerito proprio a Singapore, che avrebbe garantito altri decimi di vantaggio sul giro. Ipotesi poi messa improvvisamente da parte. Lo stesso Binotto dopo Spa aveva lanciato l’allarme: “Se portano il nuovo telaio avrei seri dubbi. Come farebbero loro a trovare i soldi per non sforare il Budget Cap?”. Se il superamento del budget del team anglo-austriaco fosse di 10 milioni, vorrebbe dire che dovrebbe subire una delle sanzioni più gravi citate sopra. Anche se è assai improbabile che sarà così. L’ipotesi più accreditata è una multa pesante per il 2023, con l’impossibilità di fare tutti gli sviluppi sulla monoposto del prossimo Mondiale. Dunque, una riduzione delle risorse: quello che le arrabbiatissime Ferrari e Mercedes si augurano, per evitare episodi simili in futuro.