Gilda Scuola: "In molti casi chi ha punteggi più elevati finisce per prendere supplenze e sedi più disagiate. Inoltre, la procedura vìola il diritto al completamento di cattedra che, a quanto pare, non è contemplato nell’algoritmo. Il ministero, dopo aver promesso disponibilità ad incontrarci, ha opposto un muro di silenzio"
Il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, non lascerà un bel ricordo ai docenti ai cui è stata assegnata una cattedra dalle graduatorie provinciali dei supplenti utilizzando il famoso “algoritmo”.
Prima di lasciare il posto al suo successore, il professore di Ferrara in queste ore dovrà fare i conti con migliaia di insegnanti che si sono ritrovati anche quest’anno nel tritacarne delle nomine, assegnati a cattedre inesistenti; ritrovatisi con punteggi inferiori a quelli che hanno; nominati su sedi lontane da casa propria nonostante avessero le “carte” in regola per essere assegnati nella propria città. A denunciare questa situazione a ilfattoquotidiano.it sono i precari stessi e il sindacato Gilda.
Ma vediamo come funziona il sistema. Ad agosto i candidati alle Gps (Graduatorie provinciali dei supplenti) hanno espresso i loro “desiderata” senza avere alcun elenco delle cattedre che sarebbe state messe a disposizione. Ad assegnare loro “il posto” è l’algoritmo che usa come criterio il punteggio del candidato.
In teoria, il sistema, abbina le posizioni dei docenti iscritti alle Gps alle sedi scelte incrociando il punteggio di ogni docente con le cattedre disponibili. Il problema è che non sempre funziona tutto così perfettamente perché da due anni, da quando è stato introdotto l’algoritmo, i docenti si ritrovano con punteggi errati oppure spariscono dai monitor.
Proprio in queste ore la Gilda degli Insegnanti, attraverso lo studio legale Bonetti, ha presentato al ministero dell’Istruzione una richiesta di accesso gli atti per conoscere il software, e dunque l’algoritmo, che ha gestito la procedura informatizzata delle nomine da Gps e che sta generando gravi criticità e numerosi contenziosi.
“Gli errori commessi dall’algoritmo nell’assegnazione delle supplenze – afferma Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda Scuola – ledono diritti di graduatoria, facendo sì che in molti casi chi ha punteggi più elevati finisca per prendere supplenze e sedi più disagiate. Inoltre, la procedura vìola il diritto al completamento di cattedra che, a quanto pare, non è contemplato nell’algoritmo. Il ministero, dopo aver promesso disponibilità ad incontrarci, ha opposto un muro di silenzio”.
Intanto a pagare le conseguenze di questa situazione è Irma Digrandi, 40 anni, insegnante di inglese a Milano che ha sempre lavorato come supplente annuale. “Quest’anno, pur essendo abilitata in inglese per le superiori con 75 punti non sono stata convocata dalle Gps. Ho ricevuto tre chiamate direttamente dalle scuole (graduatorie d’istituto ndr) ma con contratti da tre settimane che non ho accettato. Mi hanno convocata anche per una cattedra di sostegno alle medie ma non avendo la specializzazione ho detto no. Mi sono trovata colleghi con punteggio inferiore al mio che hanno ottenuto una cattedra per l’anno in corso. Eppure i posti ci sono: sono andata in un istituto superiore vicino casa per capire meglio e ho scoperto che avevano disponibili quattro posti di inglese e sei di italiano ma non avevano ancora i docenti”.
Stessa storia quella di Margherita, 40 anni, 47 punti, madre di due figli, della provincia di Treviso, insegnante di inglese e spagnolo alle medie e alle superiori: per lei sono arrivate solo “chiamate” dalle scuole. Ha accettato ma non è mai stata convocata se non per “spezzoni” di tre ore: “Quando ho compilato le Gps non sapevo quali fossero le cattedre disponibili. Con l’algoritmo sono state fatte solo due chiamate dopodiché tutto si è fermato. Ad oggi sono ancora a casa pur avendo un punteggio superiore a quello dello scorso anno”, racconta a ilfattoquotidiano.it.
A lamentarsi sono anche i docenti “riservisti” ovvero gli insegnanti che fanno parte delle “categorie protette” (disabili e orfani di guerra) i quali godono grazie alla Legge 68/99 di una quota di posti riservati a loro per ogni classe di concorso. “Quest’anno – spiegano – non vediamo le nostre posizioni da riservisti nemmeno su istanze online. Abbiamo diritto di scelta su scuole vicine per raggiungerle in modo agile secondo le proprie disabilità ma non abbiamo potuto scegliere perché le cattedre non vengono rese disponibili in maniera trasparente. Così ci ritroviamo con punteggi errati che non sono mai stati corretti. Inutile cercare di parlare con qualcuno: non rispondono a pec; a mail; al telefono”.
Oltre agli insegnanti, a fare le spese di questo sistema fallimentare sono anche gli studenti che subiscono il solito valzer di supplenti, con buona pace della tanto invocata continuità didattica.