Tra bandiere verdeoro e striscioni con la faccia dei candidati, i cittadini brasiliani residenti nel nord Italia si sono ritrovati a Milano per esercitare il loro diritto-obbligo di voto. C'è entusiasmo. Alcuni sono stati in fila anche tre ore per riuscire a votare. Quelle del 2 ottobre 2022 sono considerate delle elezioni decisive per le sorti del Paese sudamericano, dopo gli anni di sofferenza causati dal Covid e dalla crisi economica e sociale
Una fila lunga centinaia di metri, migliaia di persone in coda. Bandiere verdeoro sventolano in viale Luigi Sturzo: “Lula ladrone” urlano alcune donne, “Bolsonaro fascista” risponde un gruppo di ragazzi con indosso delle magliette rosse, con disegnata sopra la faccia del leader del partito dei lavoratori. C’è chi canta, chi videochiama i parenti dall’altra parte del mondo e chi mostra striscioni dove campeggiano le facce dei candidati. Anche a Milano, nella zona della stazione Garibaldi, si è votato per le elezioni presidenziali brasiliane. Dalle 8 di questa mattina, 2 ottobre, fino alle 17, il campus della filiale dell’università Luiss, in via Massimo d’Azeglio 3, ha ospitato i brasiliani residenti in tutto il nord Italia. Sono arrivati da Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Piemonte, Trentino-Alto Adige, Valle d’Aosta e Veneto per esprimere la loro preferenza.
C’è entusiasmo. Alcuni sono stati in fila anche tre ore per riuscire a votare il loro candidato. Quelle del 2022 sono considerate delle elezioni decisive per le sorti del Paese sudamericano, dopo gli anni di sofferenza causati dal Covid e dalla crisi economica e sociale. Il testa è testa sarà tra il presidente uscente, il conservatore Jair Bolsonaro e l’ex presidente Lula, a capo del fronte progressista.
I sostenitori di Lula sperano che con la vittoria del leader del partito dei lavoratori si possa ripetere il miracolo economico, vissuto in Brasile durante i suoi mandati precedenti. Fra il 2003 e 2010 furono milioni le persone tirate fuori dalla povertà, prima che gli scandali travolgessero il partito di Luiz Inácio Lula da Silva. Al fronte progressista si contrappone un Paese che mette davanti a tutto “Dio, patria e famiglia”, il motto del neoliberista Bolsonaro. I sondaggi danno in vantaggio Lula, ma il presidente uscente può contare sull’appoggio del potente settore agroindustriale e del sostegno dell’elettorato conservatore evangelico.
Uno scontro tra visioni opposte che è ben rappresentato anche dai brasiliani che vivono in Italia, in fila davanti alle urne di Milano. Da quest’anno in Brasile possono votare anche i sedicenni. In coda ci sono anche alcuni adolescenti. Chiacchierano e ridono, aspettando il loro turno per votare per la prima volta. Più di due milioni di minorenni brasiliani si sono iscritti per le elezioni del 2 ottobre. Per la fascia dei più giovani il voto è un atto volontario, diversamente rispetto ai maggiorenni, per i quali è un obbligo. Chi non partecipa alle elezioni deve giustificare la propria assenza e pagare una multa. “Forse anche per questo c’è così tanta gente in coda”, dice una signora che però ammette: “Quest’anno votare è troppo importante”.