Preparate i fazzoletti: nella stagione dei piagnistei che si delinea già nettamente all’orizzonte del dopo-voto, al di là dei singhiozzi degli sconfitti e dei perdenti, toccherà d’assistere alla trafila, sempre più lunga, dei reclamanti sussidi, sconti e bonus vari, ché tra aumenti dell’energia e inflazione stanno per finire in tanti a gambe all’aria. Una brutta caduta, davvero, è annunciata anche dal mondo dello sci, sia sul fronte degli impianti di risalita (si parla già di perdite enormi nonostante il costo dei giornalieri s’impennerà oltre i 60 euro, come già annunciato da Courmayeur) sia soprattutto su quello cosiddetto sportivo, che in realtà appare sempre più surreale agli occhi dei più.

Tocca già in questi giorni di leggere, sui siti specializzati, titoli come ‘Sci: emergenza senza precedenti’, o ancora ‘Sci, stagione invernale a rischio’, o addirittura: ‘I gestori delle funivie: “Col caro-energia la stagione dello sci rischia di non partire’, con il seguito della richiesta di ‘interventi immediati per la montagna’…

La questione certamente più controversa è quella legata alle competizioni come Coppa del Mondo e Mondiali che sono il motore di un consistente giro d’affari, guidato da un pugno di multinazionali del settore e di sponsor. Il presidente della FIS, la federazione internazionale sci, lo svizzero Michel Vion, ha dichiarato senza mezzi termini: ‘Per come siamo messi a oggi, il calendario è una semplice ipotesi, perché parlando con diversi organizzatori locali ci siamo resi conto che la preoccupazione è enorme. Molti potrebbero essere costretti a rinunciare e a cancellare l’evento. Perché con i costi attuali dell’energia non sarebbero mai in grado di andare a pari’.

L’imminente 57esima edizione della Coppa del Mondo di sci, che parte il 23 ottobre da Solden, in Austria, sulla carta prevede 41 gare, 21 maschili e 20 femminili. Tra le tappe che toccano l’Italia direttamente, si comincia con la Zermatt/Cervinia il 29 e 30 ottobre, che si dovrebbe tenere per metà sul ghiacciaio del Ventina che quest’estate caldissima ha ridotto in condizioni pietose. Seguono Val Gardena, Alta Badia, Madonna di Campiglio e Bormio, dove si dovrebbe gareggiare tra il 16 e il 29 dicembre. Naturalmente, nessuno fa parola della crisi idrica e della situazione drammatica dei ghiacciai: le lamentele si concentrano tutte sui costi dell’energia, per i quali si chiedono – e ci si attendono, soprattutto da un eventuale governo di centrodestra – cospicui rimborsi dallo Stato.

S’aggiunga che l’attuale momento favorevole dello sci italiano e la presenza di campioni-star come Federica Brignone avrà il suo peso nell’opinione pubblica. ‘Non potremo costringere gli organizzatori a rischiare il fallimento per garantire il loro evento’ ha messo le mani avanti il presidente della Federazione: ‘E se gli eventi saltano non ci sarà modo di recuperarli’.

Nessuno nega che ai costi delle strutture e degli impianti di risalita, vanno aggiunti anche le bollette stratosferiche per alimentare i cannoni che sparano la neve artificiale e i pieni di diesel dei vari mezzi che servono a preparare le piste. Uno degli elementi che sfugge magari ai più è che il circo bianco delle gare, che pure attira montagne di soldi e genera scene ecologicamente raccapriccianti come le auto fuoriserie degli sponsor sparse sulle piste per rumorosissime e luminosissime feste serali a margine, alla fine vive del terreno di tutti e con l’acqua di tutti, ingurgitando tanti contributi pubblici, o para-pubblici, combinati alla bisogna.

E’ un po’ tutto come si è visto nel caso più clamoroso della follia di Milano-Cortina 2026, la nuova pista da bob, con lo stratosferico stanziamento di circa 65 milioni di euro, la previsione di 400mila euro di perdite annue di gestione: oltre ai soldi dello Stato e della Regione Veneto, una fetta consistente dovrebbe uscire dai ‘fondi comuni di confine’ con Trentino e Alto Adige, province autonome che si sono già impegnate – come hanno scoperto i più ecologici consiglieri di minoranza, menando scandalo, invano – a contribuire per 15 anni a ripianare il deficit del nuovo impianto.

Ora, uno s’immagina che i ‘fondi comuni di confine’ tra le tre regioni alpine orientali possano essere impiegati per migliorare le infrastrutture di collegamento, ripristinare qualche antica linea ferroviaria dismessa, incentivare la ri-popolazione delle aree abbandonate, favorire la riconversione ecologica delle varie attività, magari persino organizzare più eventi culturali che favoriscano la coesione di territori plurilinguistici dal complesso passato recente, oppure, per stare allo sport, spingere su attività e manifestazioni aperte a tutti, come la chiusura dei passi alpini per le giornate della bicicletta, e chi più ne ha più ne metta.

Ecco, adesso non vorremmo che il tanto invocato scostamento di bilancio per pagare le bollette degli italiani finisca di caricare sulle spalle dei nostri nipoti altro debito per ripagare gli organizzatori della coppa del mondo di sci e i più colossali inquinatori sportivi, sportivi soprattutto nel senso di estremamente disinvolti nei confronti di beni pubblici e naturali.

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