IL BELLO DELL'ITALIA - Il prossimo anno saranno festeggiati i 35 anni di gestione del Fai della struttura che ha fatto da set di "Star Wars" e "007", uno dei luoghi più visitati tra i 70 beni di cui si prende cura del Fondo Ambiente. La collezione dell'esploratore: dalla biblioteca sterminata alle centinaia di pezzi provenienti dai popoli più svariati, dai Masai ai Berberi, dai Tibetani agli Inuit. Ecco perché merita una visita
L’imbarcazione che si avvicina lentamente al piccolo molo smuove le acque placide del Lago di Como, ma non le rende torbide, né sembra turbare minimamente l’atmosfera di paradisiaca bellezza che circonda la Villa del Balbianello di Lenno. Nel 2023 saranno celebrati i primi 35 anni di gestione della villa da parte del Fondo Ambiente Italiano che l’ha portata a essere non solo uno dei luoghi più visitati tra i 70 beni istituzionali di cui si prende cura l’organizzazione oggi presieduta da Marco Magnifico, ma anche un set privilegiato per il cinema: a partire dagli anni Novanta del XX secolo, infatti, Villa del Balbianello è stata ripetutamente richiesta come location. Nelle sue sale e giardini sono state girate varie pellicole internazionali, tra cui Un mese al lago di John Irvin (1995), Star Wars: Episode II – Attack of the Clones di George Lucas (2002) e Casino Royale di Martin Campbell (2006), il primo film di Daniel Craig come James Bond.
Collocata su una punta del ramo comasco del Lario, la Villa del Balbianello fu realizzata nell’ultimo quindicennio del XVIII secolo come monastero francescano. In seguito il complesso fu acquisito da Giuseppe Arconati Visconti che amava circondarsi di personaggi di spicco come Giovanni Berchet, Giuseppe Giusti e Alessandro Manzoni, che proprio su quel lago aveva concepito il suo capolavoro letterario. Furono proprio i Visconti a dotare la villa del giardino e della loggia, ma ciò non impedì che l’immobile conoscesse un periodo di lungo oblìo che si interruppe solo nel 1974 quando venne acquistata da Guido Monzino, erede della famiglia fondatrice della Standa con la mania delle esplorazioni: nei 18 anni che precedettero l’acquisto della villa, Monzino era stato protagonista di ben 21 spedizioni, compresa quella che nel 1973 lo condusse fino alla vetta dell’Everest, sul tetto del mondo.
Monzino voleva che la villa pian piano diventasse un polo d’interesse nazionale per ciò che riguarda le ricerche geografiche; fu così che decise di corredare l’edificio con cimeli provenienti dalle sue spedizioni. E quelle testimonianze sono tuttora lì, a disposizione di chi ha la curiosità, la pazienza, il privilegio di visitare questo assoluto gioiello.
Perché la Villa del Balbianello è prima di tutto la storia degli ultimi anni di vita di Monzino, spentosi nel 1988 all’età di 60 anni. Nel suo cercare e collezionare ogni oggetto che testimoniasse le sue imprese l’esploratore risulta perfino maniacale: ogni porzione della sua biblioteca – completamente in rovere e con i libri rilegati con controcoperte dello stesso colore del legno – è dotato di due aste metalliche (inserite grazie a una molla) che impediscono ai libri di cadere, così come in corrispondenza di ogni settore di ripiano, ve n’è un altro, estraibile, per poterci appoggiare un libro in consultazione senza doverlo per forza trasportare da una parte all’altra della stanza. Geniale!
Ma non basta: la biblioteca di Monzino – che in pratica viveva solo e isolato nella villa ed era evidentemente ossessionato dal timore di essere rapito dalle Brigate Rosse a causa della posizione imprenditoriale – è ricca di passaggi segreti: uno, in salita, serviva per accedere al ballatoio dove consultare o prendere i libri che stavano più in alto della sala; un altro, in discesa, conduceva direttamente a un motoscafo ormeggiato in un piccolo porticciolo interno, con il quale era possibile sottrarsi in tutta fretta a dei possibili malintenzionati che si fossero introdotti.
Il resto della villa è un lungo percorso su vari livelli, con vedute mozzafiato e una valanga di oggetti, tra artistici e di uso comune, che lasciano davvero colpito il visitatore che si aspettava di visitare semplicemente “un bel posto”. No, si tratta di un variegato museo dove trova spazio – ordinata per genere, ma anche per colore, quasi che Monzino avesse “imparato” la lezione dannunziana delle collezioni del Vitttoriale, sul Lago di Garda – un’interessante selezione di pezzi di arte primitiva (culture africane), precolombiana (culture mesoamericane) e arcaica (arte cicladica), compresa un testa in marmo scolpita, risalente al terzo millennio prima di Cristo, che pare scolpita da Costantin Brancusi e che invece è realizzata nello stile stilizzante di tipo geometrico, proprio dell’arte cicladica. Solo che tutto pare dominato da un’ansia maniacale per la collezione, o per l’accumulo seriale (che poi la differenza è sottile).
E poi ancora statuette, mobili, stanze per gli ospiti e relative servizi, arazzi, lampadari, il cui gusto finisce con l’appesantire l’atmosfera della casa. Incuriosiscono le decine (forse centinaia) di pitture a olio su vetro con immagini sacre e pagane, riunite sotto l’egida di un multi cromatismo che colpisce; e poi ancora tanti mobili di inizio Novecento e poi il cosiddetto Museo delle spedizioni dove, insieme alle bandiere dei paesi visitati e alle attrezzature per superare distese ghiacciate, in una serie di vetrine fanno bella mostra di sé centinaia e centinaia di pezzi provenienti dai popoli più svariati: dai Masai ai Giapponesi, dai Berberi ai Tibetani, agli Argentini. E tra tutte, emerge per ampiezza la sezione dedicata agli Inuit, composta da almeno 300 elementi, ricevuti in dono dagli amici del popolo artico o direttamente acquistati dall’esploratore milanese.
Prima di uscire a visitare la parte tergale del giardino, scrutando il braccio settentrionale del Lario la cui vista è contesa da una quercia a forma di fungone, si scende fino al livello seminterrato, dove uno stretto corridoio ci regala l’ennesima vetrina, grande, rettangolare. Al suo interno non vi sono piccoli oggetti, né sculture in bronzo o in avorio, e tantomeno dipinti, bensì un’ampia, inaspettata collezione di coltelli e altri oggetti da cucina. Le lame sono di diversa forma, lunghezza pesantezza. E sotto ognuna di esse un cartellino ligneo con una sola parola ne indica l’utilizzo: “pesce”, “formaggio”, “spezzatino”, etc.. Ce n’è perfino uno, tra i più piccoli, destinato al taglio degli “asparagi”. Se non è mania questa…
Info
Villa del Balbianello | Via Comoedia, 5 – Lenno, Como
Quando | 16.03-10.11 – Dalle ore 10 alle 18
Apertura | Tutti i giorni tranne i lunedì e i mercoledì non festivi
Biglietti | Ingresso giardino: 11 euro, Ingresso giardino e villa (con guida): 22 euro
Web | fondoambiente.it/luoghi/villa-del-balbianello
Social | Ig @villadelbalbianello