Il presidente della Camera dei deputati, Roberto Fico, il sindaco delle Pelagie, Filippo Mannino, e il presidente del comitato 3 ottobre, Tareke Bhraine, hanno lasciato cadere in mare aperto, nel punto esatto dove 9 anni fa naufragò il barcone carico di eritrei ed etiopi partiti dalla Libia, una corona di fiori in memoria delle 368 vittime del 2013. Le sirene delle motovedette di Guardia costiera, Guardia di finanza, carabinieri e vigili del fuoco hanno spezzato il silenzio. Telefoni cellulari alla mano anche i sopravvissuti hanno ripreso con foto e video. “Bisogna organizzare i flussi migratori, che siano controllati, corridoi umanitari che derivino da interlocuzioni vere fra gli Stati e la nostra Europa. Solo così quello che avviene nel Mediterraneo verrà annullato definitivamente. Le persone devono arrivare in un altro modo nel nostro Paese e nella nostra Europa”. Lo ha detto il presidente della Camera in piazza Castello, davanti al museo della fiducia e del dialogo del Mediterraneo di Lampedusa. “Quello che dobbiamo capire è che i flussi migratori non sono un’emergenza, sono qualcosa di strutturale nella nostra vita. Esistevano prima, esistono adesso ed esisteranno dopo. I flussi migratori gestiti sono anche una grande opportunità”.
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